Al Ewing decide per il Nuovo inizio di Hulk di percorrere la strada (letteralmente: Banner è errante per gli States) degli esordi. La trasformazione avviene al calare delle tenebre proprio come nelle primissime storie di Lee e Kirby. Stabilito che Hulk non muore nemmeno se muore il suo alter ego Banner, che risorge quando risorge il gigante di giada, la cosa più affascinante proposta dallo sceneggiatore è il dualismo fra due creature diverse eppure unite. Lo scrittore britannico suggerisce e non mostra orrore e violenza, pur ben presenti nel racconto.
Nelle prime pagine assistiamo all’omicidio immotivato di una ragazzina: l’empatia per il terribile evento è manifestata in modo magistrale tramite almeno due elementi narrativi, il dolore della madre e, soprattutto, la sdegnosa ferocia con cui Hulk punisce l’omicida. Particolare significato ha il tema dello specchio: apre e chiude ciclicamente il racconto, esprime i due aspetti di ciascuno di noi, quello mostrato e quello nascosto, che in Hulk assumono un valore concreto.
I morbidi disegni di Joe Bennett sono forse troppo limpidi per i toni tenebrosi impressi alla narrazione1, ma le tinte oscure di Paul Mounts contribuiscono a recuperarli in parte. Sono però di gran rilievo le due doppie splash page che rendono perfettamente quanto sia terrificante la figura di Hulk in un contesto realistico. Non si può non far menzione dei richiami alla serie TV degli anni 70, con la giornalista che si chiama McGee come quello della serie e nel fatto di ritrovare Banner in giro senza una fissa dimora.
Abbiamo parlato di:
L’immortale Hulk #1
Al Ewing , Joe Bennett
Traduzione di Pier Paolo Ronchetti
Panini Comics, novembre 2018
32 pagine, spillato, colori – 2,00 €
ISBN: 9788891243393
Come già rilevato da David Padovani in First Issue #27 ↩