I limiti del marketing Marvel Studios, la violenza di Logan

I limiti del marketing Marvel Studios, la violenza di Logan

In questa puntata: pregi e difetti del trailer di Guardiani della Galassia 2, la violenza di Logan, Neil Gaiman e la sua avventura televisiva e altro ancora.

Guardiani della Galassia e il marketing Marvel

La diffusione del nuovo trailer di Guardiani della Galassia Vol. 2 ha, ancora una volta, attirato l’attenzione del pubblico e degli addetti ai lavori sui Marvel Studios.
È innegabile, come sempre, che la branca cinematografica della Casa delle Idee sappia ben gestire la promozione delle proprie pellicole, riuscendo ogni volta a generare una forte attesa sui propri progetti.
Come abbiamo già sottolineato in passato su queta rubrica, la costruzione del marketing inerente il sequel diretto da James Gunn e interpretato tra gli altri da Chris Pratt, si è dimostrato inizialmente molto intelligente, con l’attuazione di una strategia volta a presentare al pubblico dei teaser in cui a farla da padrone era la galleria dei personaggi, che vedevano in primis un accentuato utlizzo della musica (così come fatto con il primo film) e inframezzato da sketch divertenti.

Con il full trailer diffuso pochi giorni fa, i Marvel Studios hanno optato per una strategia molto più soft e a tratti deludente, che ha ricalcato lo schema dei trailer precedenti, mancando però un obiettivo fondamentale: la trama.
In oltre due minuti di filmato, infatti, abbiamo ancora una volta potuto assistere a un format abbastanza prevedibile, fatto di presentazione dei personaggi, musica e sketch divertenti. Una miscela certamente interessante e capace di trasmettere divertimento al pubblico, sottolineando il principale intento da “film di intrattenimento” di Guardiani della Galassia Vol. 2, ma dando per la prima volta visione dei limiti del marketing dei Marvel Studios.

Aldilà infatti del messaggio finale, fornito dall’affiliazione di Nebula al gruppo, ovvero quello di una vera e propria “famiglia disfunzionale”, chi sarebbe in grado di spiegare la trama della pellicola, al momento? È pur vero che, nell’era di internet e delle informazioni “leaked” soprattutto per quanto riguarda il mondo del cinema, sia intenzione della Marvel mantenere una certa segretezza sul plot principale, ma è anche vero che un trailer del genere, senza la dicitura “Vol. 2” alla fine, potrebbe benissimo venire confuso con quello del primo capitolo, evidenziando una certa fiacchezza della major nel riuscire a costruire una promozione del tutto originale.

Questo giudizio, che a molti potrebbe sembrare severo, non mette però le mani avanti sui prossimi due mesi di promozione, che potrebbero dimostrarsi del tutto differenti in quanto a strategie e scelte attuate. La sensazione, dopo la visione del trailer finale, è però quella di una dirigenza Marvel che preferisce non rischiare, avendo già dalla sua parte un franchise che si è dimostrato una gallina dalle uova d’oro al botteghino USA e internazionale.

La violenza di Logan

Uscito nelle sale nei giorni scorsi, Logan – The Wolverine si è dimostrato fin da subito come un progetto in completa antitesi rispetto ad altri film basati sui supereroi Marvel e in generale, fornendo una storia crepuscolare con all’interno una forte dose di violenza. Sulla costruzione della pellicola interpretata da Hugh Jackman si è espresso, nei giorni scorsi, il regista James Mangold che, al podcast di Variety, ha sottolineato le grandi sfide intraprese per realizzare il film, a partire dal titolo passando per la violenza al suo interno.

Questa è stata la trattativa più grande di tutto il film – ha spiegato Mangold riferendosi al titolo – è stato qualcosa per cui ho dovuto spingere molto duramente. Alla fine Stacey [Stacey Snider, produttrice ndr] ha chiamato e ha appoggiato la mia idea. La contro-intuizione era di divorziare dal brand, di Wolverine e degli X-Men. Eravamo un po’ in imbarazzo, perché non capivamo: come si sarebbe chiamato questo? Molto ha a che fare con la tenuta dei film insieme, una sorta di marchio unificante, un motivo perverso al quale sono sempre stato estremamente resistente. Il mio lavoro non è quello di fare una piattaforma per la vendita del film successivo o sulla connessione ad altri film. Il mio lavoro è quello di raccontare una buona storia all’interno dei confini del logo Fox e dei titoli di coda.

La violenza è centrale per l’intera storia di questo personaggio – ha poi aggiunto Mangold – una cosa essenzialmente vera su Logan attraverso i fumetti e la storia nei film, è che egli prova un sacco di vergogna rispetto ad azioni oscure che ha compiuto quando era più giovane, quando era un killer. Nella metafora al western, era un pistolero. Un sacco di persone sono rimaste ferite e non erano tutte colpevoli. Non sono state sempre delle morti giustificate. Penso che sia qualcosa che è stato utilizzato nel corso della storia a fumetti, ma l’idea per me di questo personaggio che viene a patti con la sua vita in un film finale sembrava necessario, per approfondire il suo strano rapporto con la violenza.

Neil Gaiman e Fremantle

Neil Gaiman, sempre più coinvolto in ambito televisivo, ha firmato un esclusivo accordo con FremantleMedia North America, società produttrice dell’adattamento per il piccolo schermo di American Gods. Il nuovo accordo favorirà la realizzazione di adattamenti televisivi dei racconti e dei romanzi dell’autore, così come fatto con American Gods. L’accordo, che dovrebbe durare alcuni anni, consentirà inoltre di adattare i progetti che coinvolgono materiale sorgente di terze parti e IP, e Gaiman sarà coinvolto in vari ruoli, tra cui quelli di sceneggiatore e produttore.

Neil Gaiman è uno degli scrittori più caratteristici del nostro tempo e siamo stati incredibilmente fortunati ad affidarci a lui con la sua visione dell’adattamento di American Gods – ha detto Craig Cegielski, co-CEO di FMN – la nostra esperienza insieme si è dimostrata più che collaborativa. È un’ambizione condivisa creare, sviluppare e produrre contenuti su misura. Non potremmo essere più felici di diversificare ed espandere la nostra relazione con i progetti futuri.

Lavorare con i miei amici a FremantleMedia su American Gods per lo schermo è stato il modo più emozionante e piacevole di trascorrere gli ultimi tre anni. Ho imparato a fidarmi di loro, e a sfruttare il loro talento ed entusiasmo, come loro hanno imparato a sfruttare il mio. A loro non importa che mi piaccia creare una grande varietà di cose, e mi fa piacere che anche i progetti più strani avranno una casa con loro. American Gods è la TV che nessuno ha mai visto prima e non vedo l’ora di annunciare le caratteristiche di ciò che verrà più avanti.

Tall Tales

ON Animation Studios, società produttrice de Il Piccolo Principe e del prossimo adattamento di Playmobil, sta collaborando con PSG sul film Tall Tales: The Magical Garden of Antoon Krings. Il film segnerà il debutto dietro la macchina da presa dell’autore e illustratore per bambini danese Antoon Krings, ed è basata sulla sua serie di libri Droles de petites betes.
Pubblicata da Gallimard, e con più di 20 milioni di copie vendute in tutto il mondo, la serie presenta più di 200 personaggi (grilli, coleotteri, coccinelle, api e altri insetti amichevoli) che vivono in un ambiente boschivo incantato.
Tall Tales, che ha un budget stimato di 22 milioni di dollari, narra le vicende di Apollo, un grillo vagabondo che è un cantante. Il film segue Apollo e l’inizio per lui di una nuova vita in un giardino magico, in cui viene coinvolto dalle persone sbagliate.

Tall Tales ci riporta molte delle memorabili, storie classiche con cui siamo tutti cresciuti e che abbiamo condiviso con i nostri figli – ha detto il co-presidente di animazione e produttore Aton Soumache, che gestisce l’azienda con Dimitri Rassam – Questo film innovativo reinventa l’animazione classica e porterà questo mondo di avventura a un elevato standard di animazione CG.

Antoon Krings ha reinventato con successo le pubblicazioni per bambini, portando storie moderne attraverso un’estetica unica che i bambini e i genitori amano – ha invece dichiarato Guillaume Soutter di PSG.

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