Lightyear e il box office
Nei giorni scorsi, il debutto soft di Lightyear – La vera storia di Buzz al box office americano e internazionale, ha colpito fortemente gli analisti del mondo dello spettacolo, i quali hanno sottolineato le carenze promozionali che hanno portato la pellicola Pixar a un esordio non entusiasmante, che sarebbe motivato fondamentalmente dal fatto che il film sia lo spin-off di un franchise di profitto, con però pochissimi collegamenti a quel brand che ha appassionato milioni di spettatori.
Nonostante le premesse narrative, ovvero raccontare le gesta della persona da cui poi è nato il giocattolo di Buzz presente in Toy Story, e un teaser trailer accattivante diffuso alcuni mesi fa, la campagna promozionale di Lightyear – La vera storia di Buzz è sembrata sempre più volersi scollare da quel retaggio, con la sensazione di non volere provare la “strategia della nostalgia” nei confronti di Toy Story come forza trainante di richiamo del pubblico verso le sale, e adagiandosi (forse fin troppo) sul fatto di essere solamente uno spin-off.
Il marketing del film non ha mai chiarito il collegamento con il giocattolo preferito di Andy fino all’ultimo secondo. E commercializzano questo film da un po’ – ha dichiarato Shawn Robbins, capo analista di Box Office Pro.
Lo stesso Robbins ha sottolineato a Variety che una delle cause dell’esordio poco notevole del film al box office, sia anche il fatto che la Disney abbia abituato il pubblico a vedere i film Pixar direttamente a casa nel periodo della pandemia, relegando la maggior parte dei titoli degli ultimi due anni alla piattaforma Disney+, quando invece la magia Pixar poteva essere utilizzata come un magnete positivo per gli spettatori. Non solo per riportarli nelle sale, ma per dare loro più di un messaggio di speranza durante i mesi più duri della pandemia di Covid-19.
La Disney ha praticamente addomesticato molti genitori ad aspettarsi i film Pixar a casa. Mi chiedo quanto ‘Lightyear’ abbia pagato il prezzo per tutto questo.
Questo elemento, e i numeri non esaltanti di Lightyear, potrebbero di fatto condannare i film Pixar a quella piattaforma in maniera definitiva. Questo fattore è stato evidenziato da Scott Mendelson su Forbes, il quale ha rimarcato come il debutto del film possa essere una sorta di referendum per la dirigenza Disney, e in particolare Bob Chapek, circa il reale potenziale dei prodotti Pixar nelle sale, che oramai potrebbe non essere più spendibile a livello cinematografico.
Due anni in cui la Disney ha insegnato ai suoi consumatori a guardare i suoi film ad alto budget “gratuitamente” o a casa al prezzo di pochi biglietti su Disney+ è esattamente il problema a lungo termine che avevo avvertito ci sarebbe stato. Quando offri film Pixar acclamati e di alta qualità a casa ma poi offri quello che (sebbene ben recensito) è generalmente considerato inferiore, le famiglie potrebbero decidere di aspettare fino a Minions 3 o concentrarsi su Thor: Love and Thunder.
Thunderbolts
La notizia, annunciata un paio di settimane fa, circa la scelta di Jake Schreier come regista di un adattamento dei Thunderbolts, è arrivata come un fulmine a ciel sereno, se permettete la battuta inerente proprio il simbolo di questo gruppo.
Creati da Kurt Busiek e Peter David nel lontano 1997, i Thuderbolts sono passati negli anni attraverso una miriade di evoluzioni narrative e caratteriali, che ne hanno sancito il successo principalmente a causa dello status del gruppo, in origine i Signori del Male capitanati da Zemo sotto mentite spoglie di sedicenti eroi per carpire la fiducia delle autorità mondiali e prendere il potere, in un periodo in cui molti degli eroi erano scomparsi in seguito agli eventi della saga Onslaught.
Successivamente, anche in seguito a numerose saghe quali Secret Invasion e Dark Reign, i Thunderbolts hanno seguito la scia di eventi adattandosi ai cambiamenti che colpivano l’Universo Marvel, dando prova di essere, almeno a livello fumettistico, un brand capace di evolversi nel tempo.
Il progetto cinematografico arriva in un periodo chiaramente denso di cambiamenti per il Marvel Cinematic Universe, che negli ultimi mesi sta vedendo l’arrivo di nuovi eroi e, in pratica, la volontà di resettare e al tempo stesso cementare lo status quo dopo Avengers: Endgame.
Un film sui Thunderbolts arriva comunque tardi, parlando in generale, soprattutto se si pensa che la Warner Bros., da questo punto di vista, ha già costruito due pellicole con protagonisti dei criminali sfruttati dal governo. È ovvio che i Marvel Studios, consci di questo fatto, stiano pensando a qualcosa di nettamente diverso per catturare l’attenzione del pubblico, andando a pescare alcuni dei personaggi lanciati di recente, come US Agent (Wyatt Russell) e probabilmente la nuova Black Widow interpretata da Florence Pugh, attrice ormai sempre più in ascesa e contesa dalle major, il cui Star power è in forte crescita da mesi.
Detto questo, però, è ovvio che la struttura narrativa del film dovrà cambiare rispetto a quanto fatto dalla Warner (e soprattutto da James Gunn) con Suicide Squad. Ripetere lo stesso approccio, ovvero realizzando una pellicola ironica e dissacrante, non sarebbe una risposta intelligente soprattutto nei confronti del pubblico, che avrebbe bisogno di qualcosa di inedito e originale.
È comunque interessante notare che i Marvel Studios hanno coinvolto nella realizzazione dello script Eric Pearson, a cui la dirigenza aveva chiesto di scrivere la scena post-credits di Black Widow che vedeva la comparsa di Valentina Allegra de La Fontaine, anche se lo stesso Pearson aveva rivelato, in una intervista di ignorare all’epoca a cosa servisse quella sequenza.
È probabile che Pearson, nel frattempo, sia stato messo al corrente dei dettagli, soprattutto dopo la comparsa di Yelena Belova in Hawkeye, così da potere lavorare a una bozza nel miglior modo possibile.
Midnight Western Theatre
L’etichetta indipendente Scout Comics ha annunciato, nei giorni scorsi, una partnership con Management Production Entertainment per sviluppare uno show per la televisione basato sulla serie a fumetti di Louis Southard, Midnight Western Theatre, affidando a Kevin Carroll la gestione dell’adattamento.
Il fumetto, disegnato da David Hahn, è incentrato sulle turbolenze negli Stati Uniti degli anni ’60 del 1800. Nella serie, il famigerato Red Tom e il suo gruppo di banditi hanno rivendicato il controllo della città un tempo prospera di Liberty Springs. Ma questi fuorilegge avranno di che pentirsi quando all’improvviso arriveranno nella cittadina due estranei soprannaturali vestiti di nero.
Scout Comics produrrà l’adattamento insieme a Carroll e Segal. La casa editrice è stata fondata nel 2015 e conta la bellezza di oltre 250 titoli nel proprio catalogo.
Cinebrevi
Glen Trotiner, che fu assistente alla regia di Captain America: il Primo Vendicatore, è morto nei giorni scorsi all’età di 65 anni. Di recente aveva lavorato anche a Morbius.