Life in a Sketch è un progetto che nasce nel 2014 su idea della fotografa Marika Dalloco, collaboratrice dell’associazione Think Comics. L’idea è quella di comporre, attraverso scatti in studio e all’aperto, un viaggio nella quotidianità dei fumettisti, figure che meritano di essere scoperte e valorizzate. La mostra fotografica verrà presentata in anteprima a Planet Comics, nel palazzo della Granguardia, a Verona, il 5 e 6 aprile 2015, mentre il libro fotografico, che raccoglierà 10 autori, che vedrà la luce grazie alla campagna di crowdfunding, verrà presentato a La Sagra dei Fumetti, il 13 e 14 giugno 2015.
Marika Dalloco è nata nel 1984 e attualmente risiede a Montagnana, in provincia di Padova. Nella vita ha fatto molti lavori: costumista, geometra, arredatrice, commessa. Si avvicina alla fotografia prima come hobby, trasformandola poi in lavoro. Da quasi otto anni fotografa e realizza video e reportage per associazioni, privati e aziende, in particolare per Think Comics.
Ciao Marika! Grazie per averci concesso quest’intervista. Innanzitutto, come è nato l’interesse per la fotografia? Come e quando hai deciso di unirlo a quello per i fumetti?
Ho iniziato fotografando a livello personale e in seguito ho iniziato a lavorare con il mio compagno, trasformando l’hobby in una carriera lavorativa: sono passata direttamente dall’amatoriale al professionale. Sono poi stata coinvolta da Simone e Stefania di Think Comics (associazione che si occupa di organizzare fiere di fumetto, eventi cosplay e raduni) per curare la parte fotografica delle fiere. Non conoscevo bene il mondo dei fumetti e da lì ho avuto modo di incontrare direttamente le persone che fanno parte di questo ambiente e appassionarmene profondamente.
Quando ha iniziato a prendere forma il progetto “Life in a sketch”? Quali sono gli obiettivi che ti sei posta e quali ostacoli hai incontrato fin da subito?
L’idea è nata due anni fa proprio durante la Sagra dei fumetti: mi incantavo a vedere persone che non conoscevo mentre disegnavano, è una cosa che mi ha sempre affascinata. Mi sono informata, e devo dire che all’inizio mi sono un po’ depressa perché mi sembrava che, in campo fotografico, sul piano fumettistico, fosse già stato fatto tutto. Prima ho fatto un reportage dell’evento, e ho deciso allora di unire quella che era la mia formazione (per l’appunto, la fotografia da reportage) con quella artistica di chi andavo a fotografare. Mi sono informata bene e abbiamo iniziato a lavorare regolarmente ad Agosto. A essere sincera, non ho incontrato alcun tipo di problema, a partite da Gardaland che ci ha dato la disponibilità a usare il parco per alcuni scatti, fino agli stessi fumettisti, anche se all’inizio alcuni erano un po’ restii a farmi entrare nei loro studi.
Quindi qual è stata la reazione iniziale dei fumettisti coinvolti nel progetto? Qualcuno si è dimostrato dubbioso?
Erano tutti molto entusiasti del progetto, ma restii a farmi entrare in casa loro. Alla fine, ero una sconosciuta che chiedeva di entrare in una parte piuttosto privata della loro vita. Ma è bastato chiacchierare ed entrare in confidenza perché si rilassassero. Alla fine sono tutti rimasti molto contenti, dato che sono molto attenta alla privacy: non fotografo niente che non voglia l’autore, non sono un paparazzo; siamo lì per creare qualcosa che soddisfi entrambe le parti coinvolte.
Come si svolge una sessione fotografica?
Dopo le foto in studio andiamo dove preferisce l’autore, un posto a lui familiare dove si sente a suo agio: la libreria di fiducia, il bar dove si mette in un angolo a disegnare, il parco dove va a passeggiare. Lascio totale libertà su questo punto. È proprio durante questi scatti al di fuori dello studio che prende forma la “tavola fotografica”, dove l’autore va a disegnare direttamente su una sua foto, aggiungendo quello che vuole e utilizzando la tecnica manuale che preferisce. L’unica regola è: bisogna disegnare a mano. Questo perché il soggetto sono le mani e l’atto analogico, con qualsiasi metodo, concedendomi il tempo di cui dispongono. Mi piaceva l’idea di impressionare su carta l’atto fisico del disegno.
Perché ti interessa l’atto fisico del disegno, il suo lato analogico?
Sono nata con la fotografia digitale, ma preferisco comunque avere un prodotto fisico. Con il digitale, non ti rimane niente di tangibile; a me invece piaceva l’idea di creare qualcosa che si potesse sfogliare e toccare con mano. Quando metterò in mostra le tavole fotografiche, saranno pezzi originali su cui l’autore ha lavorato direttamente. Molte persone lavorano ancora con tecniche manuali, e ritengo che sia giusto valorizzarla. Io sono geometra, credo di essere stata una delle ultime classi a fare le cose in manuale: per quanto il computer velocizzi il lavoro, non deve sostituire l’intero processo. La creatività, a mio parere, nasce prima di tutto dalla manualità.
Perché hai scelto di intraprendere la campagna di crowdfunding? Che tipo di vantaggi e svantaggi hai incontrato con questo metodo?
Ho scelto il crowdfunding perché questo tipo di prodotto, per il momento, è piuttosto di nicchia, ed essendo il mio primo lavoro non ho trovato subito qualcuno che volesse finanziarlo e non mi sentivo pronta a espormi personalmente. Essendo un prodotto fatto da persone comuni, fumettisti umili e disponibili, abbiamo deciso di rivolgerci allo stesso tipo di pubblico. Poi magari aggiusteremo il tiro se ci sarà occasione di coinvolgere altri personaggi famosi, chiedendo un contributo a case editrici più grandi.
Come hai scelto quali fumettisti contattare e perché? Hai seguito un criterio preciso?
I primi fumettisti con cui ho lavorato per il progetto li avevo incontrati grazie a Think Comics: questo mi ha permesso di avere qualcosa di concreto per potermi presentare a chi non conoscevo. Non ho seguito un criterio preciso, semplicemente ho cominciato a guardare in giro e ho contattato chi mi interessava in base a quello che leggevo. Sono andata molto a pelle, ho seguito l’istinto e si è creata con tutti una bella alchimia.
La figura del fumettista tende a restare nascosta e ad esprimersi solo attraverso le sue opere, specie nel fumetto seriale. Credi che un progetto come il tuo possa dare la possibilità di avvicinarsi maggiormente a chi sta dietro i fumetti, e quindi di apprezzare ancora di più il lavoro che ne permette la creazione?
Lo credo fermamente e spero che alla fine chi comprerà questo libro si renda conto che questo mondo è davvero ampio e merita di essere conosciuto e apprezzato in tutte le sue sfaccettature. Anche se uno stile non piace merita di essere riconosciuto e valorizzato anche in altre tipologie di lavoro. Una persona come Sio ha un target di riferimento diverso, per esempio, dal fumetto Bonelliano. Magari qualcuno acquista il libro per Sio e scopre un autore come Luca Genovesi. Ho messo insieme tanti stili diversi, per fare capire che non bisogna fermarsi a un solo stile e che ci sono moltissime cose da scoprire.
Il 3 febbraio si sono conclusi i set fotografici che andranno a comporre il primo volume di Life in a Sketch, che verrà presentato il 13 giugno 2015 a La Sagra dei Fumetti di Villafranca di Verona. Hai in progetto di comporre anche un secondo volume?
Sicuramente! Ho appena finito e non vedo l’ora di rimettermi a lavoro. Alcuni hanno dovuto rimandare la partecipazione al primo volume per impegni urgenti e solo con loro potrei già comporre altri due volumi. C’è stata una partecipazione incredibile, non me lo sarei mai aspettato. Molti autori mi hanno contattato di loro iniziativa, dandomi modo di toccare con mano l’entusiasmo per il progetto.
Ringraziamo sentitamente Marika per averci concesso il suo tempo.
Iintervista rilasciata al telefono il 13 febbraio 2015.