Tra i tantissimi nuovi autori italiani di fumetti autoprodotti, una in particolare ha attirato la mia attenzione, e cioè Lexy Mako (il suo ovviamente è un nome d’arte). Questo non solo per la qualità del suo webcomic, ma anche per la sua storia personale, che credo sia interessante e utile da conoscere per tutti coloro che – giovani o meno – ambiscono a fare fumetti, oppure li leggono, oppure hanno idee confuse, stereotipate o al contrario idilliache riguardo la vita degli aspiranti fumettisti, e su cosa significhi oggi essere tali.
Lexy Mako è toscana, ed è nata nel 1989. Ha iniziato a disegnare dai tempi della scuola, cominciando a pubblicare i primi lavori sul sito Deviantart e arrivando poi, nel settembre 2012, ad aprire il sito dedicato a Eighty Nine, il personaggio del quale continua a scrivere e disegnare le storie in parallelo a un altro progetto ancora in lavorazione, intitolato Midnight o’Clock.
Eighty Nine, sorta di alterego dell’autrice, è un “vero” personaggio dei fumetti che viene portato alla vita e alla coscienza di sé da un misterioso uomo conosciuto come “Disegnatore”, persona bieca e pigra, priva di talento ma dall’ego smisurato, che non sapendo disegnare quasi nulla ha deciso di concentrare tutti i suoi scarsi talenti nella creazione di una “mascotte” vivente – Eighty Nine, appunto – una creatura fatta di inchiostro che vive prigioniera di un mondo virtuale creato apposta per lei, alla quale ha donato una grandissima passione per il disegno. Tramite Eighty, che avrà il compito di disegnare al posto suo, il cattivissimo Disegnatore spera di raggiungere un enorme successo; e per ottenerlo è pronto a tutto, anche a schiavizzare e torturare la sua creatura.
Lexy, iniziamo dalla domanda più classica: da dove nasce la tua passione per il disegno e il fumetto?
Penso sia nata nel momento in cui, da piccola, mi hanno fatto tenere in mano una matita dicendomi “disegna qualcosa”. L’ho amato da subito e passavo molto tempo a disegnare. Ero più brava dei miei coetanei e volevo migliorare sempre più. Ricordo la prima volta in cui diventò una cosa seria: ero alle elementari e in un’altra classe c’era una ragazzina asiatica più grande di me, che era circondata da una folla di alunni che la guardavano disegnare pieni di ammirazione. Ai tempi c’era in prima visione l’anime Sailor Moon e stava disegnando proprio lei. Era molto brava, più brava di me, e ricordo che la guardavo con così tanta ammirazione e gioia che sicuramente avevo le stelline al posto degli occhi. Io non avevo amici e volevo essere notata. Se avessero visto la mia bravura mi avrebbero voluta come amica. O almeno era quello che speravo. Avrei voluto dare anch’io sensazioni di gioia e meraviglia con i miei lavori, ma purtroppo il disegno ha fatto la cosa contraria. Molto spesso sono arrivata a odiarlo, ma non potevo smettere di disegnare perché lo amavo troppo. Riguardo ai fumetti, ho iniziato a comprarli alle medie. Me li sono studiati fin da subito per imparare a farli, e ogni vignetta era preziosa per imparare. Avevo già capito a grandi linee le cose fondamentali da fare per crearne uno, e spero vivamente di continuare a capirlo ancora adesso.
Leggi fumetti? Hai degli autori di riferimento?
Certo! Ne ho letti tanti. Se potessi ne leggerei anche di più; ma non credo di avere autori di riferimento. Se qualcuno mi chiedesse da chi ho preso ispirazione per il mio stile di disegno o di narrazione, mi verrebbe da dire che è uno stile random, un’insieme di quello che mi piace in una storia o in un disegno, ovviamente riprodotto secondo le mie capacità e passioni.
Qual è il tuo metodo di lavoro?
Solitamente è tutto nella mia testa e non mi segno nulla perché so che scrivendo mi dimenticherei le cose importanti. Quindi faccio uno schizzo (fatto bene) della tavola, mettendo prima i balloon per non scordarmi i dialoghi, e poi il resto. Cerco sempre di farlo come se fosse la tavola finita per visualizzarla bene. Me la leggo svariate volte facendo attenzione alla fluidità, soprattutto ai dialoghi (ai quali tengo particolarmente) e alla loro posizione, in modo che si vedano bene i testi e i disegni. Una volta sistemati i balloon e corretti alcuni errori inizio a fare la lineart, i retini e gli effetti extra dove serve.
Eighty Nine, il tuo fumetto, parla di un aspirante fumettista pigro, egoista, despota, insensibile e
incapace che usa le sue doti non per produrre un’opera di valore ma per creare un personaggio che disegni al posto suo, al quale poi ruberà ogni merito. Esistono davvero simili “aspiranti”?
Certo che esistono! Ho avuto simili esperienze in un forum. C’era un ragazzo di circa 16 anni che sognava di diventare un fumettista famoso ma che non aveva idee; ne per le illustrazioni, ne per le storie. Copiava tutto dagli altri e andava a chiedere a chiunque di raccontargli le storie che avevano inventato. Quello che gli piaceva, lo prendeva. Io fortunatamente me n’ero accorta e non gli raccontavo mai nulla, però poco tempo dopo mi ha copiato l’idea che avevo usato per un’illustrazione e ha iniziato a disegnare allo stesso modo. Non era stato neppure furbo: lì tutti mi conoscevano, ero popolare, quindi lo smascherarono subito, insultandolo. Mi è capitato anche su Facebook, e non capisco che bisogno ci sia di copiare palesemente tutto spacciandolo per “ispirazione”. Per me c’è una bella differenza tra ispirazione e scopiazzatura.
Nel personaggio di Eighty Nine, e nella sua storia, si vedono non solo delle simpatiche gag, ma anche una vera e propria critica a un certo tipo di “mondo del fumetto”. C’è dunque qualcosa di te o della tua esperienza personale nel tuo lavoro?
Certamente! Riguardo al mondo del fumetto sicuramente la cosa più palese è quella di cui ho appena parlato, ma c’è stato anche un altro avvenimento che ha influenzato moltissimo la storia e i personaggi, una cosa che mi è capitata in prima persona e che ha reso Eighty Nine come la me stessa delle medie. In quel periodo c’era una bulletta che mi costringeva a fare i lavori di artistica al posto suo perché lei ovviamente non ne era capace. Per fare i suoi, purtroppo, non riuscivo a fare i miei, con la conseguenza che in seconda media ho rischiato perfino di prendere un’insufficienza ad artistica per mancanza di lavori. Più li facevo per lei, più aumentavano gli arretrati. La cosa assurda era che lei si beccava i bei voti, mentre io non avevo nulla in mano; e anche se il professore sapeva benissimo che quei disegni li avevo fatti io i bei voti li dava lo stesso a quella ragazza. Io protestavo, dicendogli che doveva aiutarmi, dare i voti a me e punirla per quello che faceva, ma lui invece brontolava dicendo solo che non dovevo più disegnare per lei. Come se si risolvesse tutto così! Ma se non lo avessi fatto la ragazza mi avrebbe picchiata, ed era lui invece che avrebbe dovuto aiutarmi e fermare quell’assurdità. E dire che era il vicepreside! Poi uno si domanda come mai i ragazzi bullizzati non trovino aiuti.
Oltre a questo c’era pure l’assurdità che quando le finivo un disegno lei lo modificava, perché aveva la fissa che doveva sparire tutto il bianco, senza sapere che il bianco che lasciavo era una cosa che serviva al disegno. Quella ragazza, che non sapeva nulla di disegno, si permetteva pure di modificare il mio lavoro. Questa esperienza negativa mi è rimasta ed è sicuramente il motivo per cui, senza rendermene conto, l’ho ricreata nel personaggio del Disegnatore, che sfrutta la povera EightyNine e fa quello che gli pare con i suoi lavori.
Parlando in senso generale, e vista la tua esperienza in rete tra “aspiranti” e artisti “veri”, PERCHE’ oggi i giovani decidono di fare fumetto? Con quali motivazioni, e con quali prospettive?
Penso che i motivi siano diversi da persona a persona, e forse la mia motivazione è la stessa di altri. Io per esempio lo faccio perché lo amo da morire. Ho tantissime storie in testa e vederle “muoversi” nelle tavole è una cosa bellissima. Fanno parte di te e vuoi raccontare non solo una storia, ma anche prendere argomenti che ti sono a cuore e mostrarli ad altri in un certo modo, con un altro punto di vista, e lasciare qualcosa al lettore. In Italia però le prospettive per chi fa fumetto non sono molte. Difficilmente si viene presi in considerazione o si diventa famosi. Molti artisti scappano all’estero perché qui è difficile, e molti altri lasciano perfino il fumetto per cercarsi un lavoro “vero”. Mi piange il cuore quando la gente non considera questo come un vero mestiere, pretendendo tutto da te in cambio di inutile visibilità che non ti aiuta a pagare le bollette; o peggio, fregandoti i lavori fatti con tanta fatica senza pagarti o chiederti il permesso. Perché allora lo facciamo lo stesso? Penso che sia la passione, quella vera, a far sì che tu continui a provarci. Non trovo altra spiegazione.
In rete si sente spesso parlare di autori che scrivono o disegnano “di getto”, “a istinto”, seguendo l’idea che si può (per alcuni “si deve”) raggiungere il massimo risultato con minimo sforzo. Ho sentito qualcuno dire che studiare tecniche del fumetto è “da psicopatici”. Che ne pensi?
Penso che dirlo sia da “psicopatici”. Io sono autodidatta, ho imparato da sola, ma come detto prima, mi sono studiata con molta cura i fumetti creati da professionisti. Non puoi fare qualcosa a caso e pretendere che ti venga bene senza studiare, a meno che tu non sia super portato per il fumetto e abbia la fortuna di far bene subito. In quel caso, tanto di cappello. Ma solitamente quando si fanno le cose di getto vengono male. Io avrei potuto far fumetti subito, eppure ho aspettato ANNI per farlo, fino a quando mi sono sentita pronta nei disegni, nei dialoghi e nella storia; e rileggendo le piccole prove che feci anni fa, che avevo tenuto per me, ho visto benissimo che la scelta di aspettare e studiare non era stata un’idea malvagia. Se avessi cominciato subito avrei fatto davvero schifo, e me ne sarei pentita per sempre. Ancora oggi non mi dispiacerebbe andare a corsi di fumetto e disegno. C’è ancora tanto che devo imparare e le lacune si sentono.
Cosa deve assolutamente fare oggi un giovane che decide di diventare autore di fumetti?
Se dovessi parlare a un giovane davanti a me gli direi: per prima cosa STUDIARE, da soli o in un’accademia o comunque con un insegnante (se puoi permettertelo). Non importa con quale mezzo, ma devi farlo. Più cose sai fare, meglio è. Ancora oggi io non so fare alcune cose, quindi è uno studiare e provare continuo. Lo so che non si vede l’ora di cominciare, ma solitamente ci vogliono anni prima di poter dire “so fare quello che serve per creare un fumetto in maniera dignitosa”. Poi è utile anche chiedere consigli e opinioni alle persone di cui ti fidi, che hanno davvero esperienza e che sono sincere. A ogni commento negativo sembrerà di ricevere una scarica di proiettili, visto la fatica che si fa per ogni lavoro, ma bisogna imparare dai propri errori. Se ti butti giù cerca di tirarti su e correggi, torna a studiarti nuovamente quella cosa, e vedrai che già al secondo tentativo ti riuscirà meglio. Bisogna essere molto critici nei propri lavori: se li vedi solo belli e perfetti ma qualcuno ti dice di no (e parlo sempre di chi ti puoi fidare) allora forse non è così. Certo, bisogna anche cercare di non essere ipercritici: se diventi troppo critico verso te stesso rischi di cadere in depressione, come spesso faccio io. Bisogna impegnarsi tanto, pensare sempre che puoi fare meglio e che gli errori si possono correggere.
Internet poi è utilissimo per chi vuole cominciare. Ci sono tantissimi tutorial, tanti autori disposti ad aiutarti e consigliarti, tantissime reference, e se hai dei dubbi chiedi. È gratis. Meglio chiedere che stare lì con i propri dubbi e le proprie paure.
Che tipo di rapporto si instaura con il pubblico della rete, e quanto è importante per l’autore?
Eh, direi che è assai importante. Un fumettista senza pubblico non è niente. Sarebbe soltanto un hobby. Se si vuole fare di mestiere serve un pubblico che ti segua con interesse e che ti dia la forza di continuare. In mancanza di questo ci si deprime sempre più, e diventa un lavoro inutile. Più c’è pubblico più quello che fai ha un valore, e puoi anche sperare di continuare e guadagnarci. Il rapporto che si instaura con il pubblico è… non lo so bene nemmeno io, ma per me è come se fosse la mia famiglia. Sembra strano detto così? Eppure quando si commenta sotto a una pagina o a un disegno è come se fossimo a scherzare e parlare tutti insieme su qualcosa che ci piace, sotto lo stesso tetto.
Il pubblico ha influenza sul fumetto? In che misura, e su quali componenti? E secondo te è qualcosa di positivo o di negativo?
Per quanto riguarda me il pubblico non influenzerà il mio fumetto, perché ne ho già ideato l’inizio, lo sviluppo e la fine. È già tutto deciso. In questo senso il mio lavoro è una specie di “chi lo ama mi segua”. Se una storia la vuoi in un modo e sai che è così, non ci saranno commenti capaci di farti cambiare idea. Piuttosto la finisco e me la tengo per me! Inoltre i vari elementi sono incastrati così perfettamente che se togliessi un solo tassello crollerebbe tutta la trama. Se ci sono artisti disposti a cambiare qualcosa per il pubblico, significherebbe che il fumetto era stato creato solo per loro e che la trama non è completa e può essere modificata. Per me cambiare una storia per far felice qualcun altro è una cosa negativa: ti ritroveresti a fare qualcosa che non vuoi, e potrebbe perfino non riuscirti. La tua storia, se è davvero una parte di te, non la cambi.
I “Like” di Facebook: servono oppure no?
Servono tantissimo, non ci si immagina quanto. Significano che una persona ti segue, ha visto cosa hai fatto e te l’ha fatto sapere. Vogliono dire che quella persona ha usato il suo tempo per cliccare su qualcosa che hai fatto con tantissima fatica. Anche un solo “Like” significa molto. È come se qualcuno ti battesse il cinque. Ma oltre ai “Like” sono importantissimi i commenti, che ti fanno sapere davvero cosa ne pensa il pubblico della tua storia, se si stanno annoiando o se gli piace; ed è così che si instaura un rapporto tra artista e utente. E poi ci sono le condivisioni, ancora più importanti: senza di esse gli altri lettori non potrebbero scoprirti.
Anche io ero una pigrona, ma sto aumentando i miei “Like” e commenti. Credetemi, se comincerete a farlo, farete la differenza.
Ogni medaglia ha il suo rovescio: c’è un “rovescio” nel dover gestire una carriera quasi esclusivamente su internet?
Sicuramente ho sperimentato cosa succede quando il pc è “morto” o la connessione non c’è, e non puoi assolutamente comunicare con nessuno o finire il tuo lavoro. È la cosa peggiore che possa capitarti. In pratica, per un po’, tutto si ferma.
E riguardo alle persone che si incontrano, a quali problemi può andare incontro un autore?
Si rischia di ascoltare persone che è meglio non ascoltare, che criticano male o inutilmente. Ma ci sono anche quelle che quando criticano lo fanno nel modo giusto e hanno anche ragione. Allora come capisci a chi dare retta? Semplice: ascolti solo chi conosci e di cui ti fidi ciecamente, che sai al 100% che ci sa fare, o chi abbia davvero più esperienza di te; e anche chi, pur non conoscendolo personalmente, ti fa capire che i suoi consigli sono sempre giusti. Ancora meglio se la persona in questione fa qualcosa di simile a te e quindi capisce cosa è meglio per quella tipologia di storia o disegno.
Un altro problema è il rischio di deprimersi, perché magari sei circondato da persone bravissime e tu vedi i tuoi lavori così miseri che ti verrebbe voglia di abbandonare tutto. O quando vedi persone mostruosamente meno brave di te che però sono più seguite dai fans anche se non sanno mettere nulla al posto giusto, e allora inizi a domandarti dove sbagli, se è una questione di fortuna o altro, e anche questo rischia di deprimerti. A me purtroppo succede spesso; alla fine però l’importante è fare il proprio lavoro, riconoscere i propri limiti e cercare di capire cosa fare per migliorarsi. Gli altri dovrebbero essere d’ispirazione per passare ad un livello successivo e NON il colpo di grazia.
Il furto di illustrazioni online è all’ordine del giorno. Cosa puoi dirci a proposito?
Che ne ho viste troppe, sia furti di miei lavori che di altri artisti. Soprattutto da parte di tanta gente che diceva di aver fatto da sola quei disegni (che aveva rubato) e invece non sapeva tenere in mano nemmeno una matita! Anche una cantante famosissima rubò i disegni di un’artista, senza dirgli niente e senza dargli un soldo, ficcandoci sopra la foto della sua faccia per usarli durante un suo concerto.
Moltissimi disegni finiscono modificati senza permesso e messi a caso in siti o in pagine Facebook senza nemmeno uno straccio di link e ringraziamento all’artista derubato, che ha passato ore ed ore a lavorarci, a sperimentare e provare, spendendoci soldi, tempo, sogni e fatica. E dovrebbero ringraziare quelli che hanno derubato, visto che, senza quei lavori, le loro pagine non sarebbero mai diventate popolari. Ogni volta che questi artisti provano a protestare davanti ai ladri, quasi sempre si ritrovano degli imbecilli che li sfottono e gli chiudono la porta in faccia. Davanti alle mie proteste alcuni sono stati gentili, altri dei veri idioti. Vorrei davvero che gli artisti venissero tutelati di più perché la roba messa su internet non è automaticamente proprietà di tutti, e questa gente non sa che esiste il diritto d’autore.
In una pagina famosa, che è diventata tale caricando fan art di un determinato videogioco/anime prese a caso su internet, un lettore riconobbe il disegno di una persona che conosceva e mise il link dell’artista nei commenti perché non avevano lasciato nulla per far sapere chi fosse. L’admin disse che era colpa dell’artista, non sua, perché aveva messo troppo piccolo il link sull’immagine, e non voleva lasciare il link diretto perché gli abbassava il numero dei like. Vi rendete conto? Ora è colpa dell’artista se la sua firma viene tolta, perchè non ha saputo pubblicizzare bene il disegno che gli è stato rubato! E chiaramente per la gente sono più importanti i likes e la vanagloria avuta grazie a loro, piuttosto che un ringraziamento a un autore o il dispiacersi per la situazione che hanno creato.
Queste persone probabilmente non sanno fare nulla nella vita, non possono essere lodate, e quindi preferiscono rubare per poter avere finalmente attenzioni ed elogi. Elogi che però non sono diretti a loro, ma ad altri. Perché non si mettono nei panni degli autori derubati per capire cosa si prova a saper fare qualcosa? Sono davvero tanto patetici e inutili? Dovrebbero provare a fare qualcosa con le loro mani e ricevere complimenti per quello: le lodi saranno davvero rivolte a loro, e nessuno gliele porterà via.
Cinque webcomics di autori italiani che consiglieresti senza alcun dubbio.
Gotho Namite, al primo posto. Nonostante non sia d’accordo con alcuni pensieri dell’autore, trovo che il suo lavoro sia geniale. Poi direi Antithesis, Rogheneach, Brothel Bros e Sasso coi Capelli, che è un fumetto che ho trovato assurdo e geniale al punto che dopo essermi fatta coraggio sono riuscita a fare i complimenti all’autrice diventando anche sua amica, e adesso non vedo l’ora di comprare il suo primo volume cartaceo, ridisegnato e corretto. Ma vorrei che i webcomics da indicare fossero più di 5, perché ce ne sono moltissimi altri (e ovviamente seguite Eighty Nine, mi raccomando).
Dopo tutto quello che hai fatto, che hai visto, che hai subito e che continui a fare, se potessi parlare alla te stessa che in un punto imprecisato del passato sta per iniziare a fare fumetti, che cosa le diresti?
Le direi: FALLO. Fà quello che vuoi fare e che secondo te è giusto, o te ne pentirai. Provaci. Sarai felice di averci provato e vedrai con i tuoi occhi che potresti farcela. Magari non sarai la più brava, ma sappi che con i tuoi lavori renderai migliore la giornata di qualcuno che aspettava con impazienza un tuo disegno. Magari ispirerai altri a provarci, e grazie a te quel qualcuno ce la farà. L’importante è che qualcuno ci provi, cominciando da te.
Grazie mille a Lexy per la sua gentilezza e disponibilità, nonché per averci aperto il suo cuore.
Intervista realizzata via mail nel mese di Aprile 2016