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Ogni mercoledì in USA esce quasi un centinaio di albi a fumetti, molti dei quali sono numeri di esordio di serie e miniserie, i first issue.
First Issue è la rubrica de Lo Spazio Bianco dedicata ai nuovi numeri uno in uscita negli States! Puntata monstre, questa ventisettesima: dopo uno iato di tre settimane, parliamo delle numerose uscite avvenute in USA nei mercoledì 6, 13 e 20 giugno.

Marvel Comics

Entra nel vivo il Fresh Start della Marvel Comics e tra rilanci tra serie e miniserie, sono moltissimi gli esordi presentati nel mese di giugno.
Iniziamo con il nuovo mensile dedicato a Deadpool, di cui ci parla Federico Beghin.

Deadpool #1

Siete seduti al cinema, state guardando un film drammatico e sentite una persona ridere sguaiatamente. Alla stessa persona squilla il cellulare, seguono chiacchiere di ogni tipo, con totale mancanza di rispetto per voi che siete in sala desiderosi di godervi la pellicola.
Bisogna proprio dirgliene quattro a quel maleducato ma, ehi, è Deadpool! È il nuovo Deadpool, quello che riparte da #1, quello scritto da Skottie Young. L’autore di Odio Favolandia, fumetto  della Image Comics molto vicino per toni e caratterizzazione della protagonista alle storie del mercenario chiacchierone, apre con questa sequenza la nuova serie del mercenario mutante. Lo stesso Young, nella lettera indirizzata ai lettori in appendice all’albo, confessa di aver sempre desiderato mettere le mani sulla creazione di Fabian Nicieza e Rob Liefeld. Ora che può coronare il suo sogno, suddivide il numero d’esordio in due parti: nella prima inizia a tessere la trama dell’arco narrativo, mentre nella seconda, che potremmo definire giocosa e ornamentale, Deadpool si rivolge direttamente al pubblico, presentandosi, prendendo in giro lo sceneggiatore e cercando di nobilitare le proprie origini segrete contaminando con brio e fantasia quelle di altri eroi.
La rottura della quarta parete, come da tradizione, non manca nemmeno nella prima sezione dell’albo, ma lascia spazio preponderante alla missione di Wade Wilson. Tornato a lavorare a tempo pieno come mercenario, egli non è soddisfatto della propria vita e spera di avere presto a che fare con qualcosa di più grande. Young punta molto sull’inserimento di easter egg e citazioni dei due lungometraggi interpretati da Ryan Reynolds, molto probabilmente allo scopo di catturare l’attenzione di chi, fresco della visione di Deadpool 2, cerca di mantenere il legame stabilito in sala anche attraverso i fumetti. In questo senso, l’operazione sembra riuscire, anche per merito dei cameo tanto strategici quanto funzionali dei Guardiani della Galassia e degli Avengers.
Grazie al lavoro svolto nella scrittura di Odio Favolandia, l’autore può essere ritenuto l’uomo giusto per raccogliere l’eredità di Gerry Duggan e Brian Posehn, sebbene non sembri ancora del tutto a proprio agio con la parlantina di Wade, dal momento che le battute non sono ficcanti e alcuni dialoghi rallentano eccessivamente il ritmo della narrazione.
Subito in buona forma, dal canto suo, appare il disegnatore Nic Klein, almeno quando si tratta di raffigurare il protagonista, sia nudo – censura, censura! – che vestito. Si segnala una bella tavola, in cui le varie vignette si rimpiccioliscono gradualmente per mostrare diversi momenti del combattimento.  Una certa discontinuità, invece, si nota osservando i comprimari, soprattutto quando non sono collocati in primo piano: i loro volti sono solo abbozzati e anche la loro corporatura non è particolarmente curata. Meno spettacolare del collega, ma più attento ai dettagli è Scott Hepburn, già di casa nel mondo del mercenario per aver firmato le matite di alcuni capitoli della serie Spider-Man/Deadpool.

Deadpool è anche protagonista di una nuova miniserie, Assassin, e visto che Federico Beghin ha parlato della serie regolare, lasciamo di nuovo campo a lui per le impressioni su questo numero d’esordio della mini.

Deadpool Assassin #1

Se pensiamo al mercenario nell’ambito militare, la mente va subito a un professionista assoldato da qualcuno per combattere ed eliminare qualcun altro. Ma perché non cogliere l’occasione per togliere di mezzo entrambe le parti in causa, intascare una cospicua somma di denaro e, magari, ritirarsi su un’isola circondati da top model? Eccolo allora, Deadpool, a bordo di un aereo, intento ad affettare, letteralmente, una squadra di colleghi. Andiamo avanti di qualche pagina, in cui scopriamo che è stato il suo vecchio amico Weasel a procurargli il lavoro, e lo ritroviamo mentre sbaraglia un’orda di ninja.
Siamo sulle pagine di Deadpool Assassin, la nuova miniserie di sei numeri scritta da Cullen Bunn per i disegni di Mark Bagley. Come la serie regolare dedicata a Wade Wilson, questo fumetto esordisce mentre nelle sale è ancora visibile Deadpool 2, ma è meno legato all’immaginario sdoganato dal film rispetto alla testata ammiraglia. Con essa condivide, però, l’insoddisfazione che il protagonista prova nei confronti della quotidianità ed è proprio per migliorare la situazione che Bunn decide di fargli tentare il colpo grosso.
Non stupisce che la Marvel abbia affidato un’avventura con cui cavalcare l’onda della pellicola proprio a questo sceneggiatore, dal momento che la sua trilogia dedicata al personaggio, ribattezzata dai fan killologia, ha riscosso l’apprezzamento del pubblico e ha registrato ottime vendite. Le aspettative non vengono tradite: senza indulgere in lunghi sproloqui, Wade mantiene la propria vena comica e si getta a capofitto in sequenze di lotta violente e dotate di un ritmo incalzante. Sebbene l’azione costituisca senza dubbio il cuore del primo capitolo, è interessante notare come venga spezzata in due occasioni con intelligenza.
In un caso Bunn trova il tempo per inserire una breve riflessione sulla difficoltà di accettare una vita normale, abitudinaria. Nell’altro inserisce un flashback utile per chiarire la situazione, ma soprattutto per procrastinare e aumentare la curiosità del lettore nei confronti di una resa dei conti che si rivela spettacolare grazie al talento di Bagley. Il disegnatore passa con naturalezza dai primi piani dei volti alle vignette più ampie, nelle quali si sviluppano i combattimenti all’ultimo sangue. Il suo Deadpool convince con e senza il costume per via dell’espressività che non manca neppure quando il viso è coperto: nei momenti più significativi sotto la maschera si scorgono i lineamenti di Wilson. L’inchiostratore John Dell dà spessore alle linee dell’artista, eleganti perfino quando deve introdurre nei riquadri elementi splatter, mentre la colorazione brillante di Edgar Delgado contribuisce a trasmetterne il dinamismo.

Nuova testata anche per il redivivo gigante di giada della Casa delle Idee. Ha letto e ci parla di Immortal Hulk #1 David Padovani.

Immortal Hulk #1

Al Ewing è uno degli sceneggiatori che si sta costruendo una carriera sempre più significativa in Marvel. A lui la casa editrice affida il rilancio dell’Hulk originale, l’alter ego di Bruce Banner tornato in vita durante gli eventi dell’ultimo crossover “vendicativo” No Surrender.
Lo sceneggiatore britannico si ricollega direttamente alle origini del personaggio, alle prime dieci storie di Hulk da lui lette e rilette più e più volte da bambino; a quelle storie piene di orrore quando il mostro compariva e di angoscia condivisa col suo alter ego umano nell’attesa della notte e della trasformazione.
Ewing recupera in pieno questo secondo aspetto e lo inserisce in un contesto di horror e violenza non solo legati alla comparsa di Hulk, che in questo primo numero compare nei panni di un lucido, intelligente e spietato vendicatore.
Le prime dieci pagine della storia sono cariche di una tensione, di un pathos e di una violenza rare da vedersi in un albo Marvel; ma la capacità narrativa di Ewing sta nel non ostentare quella violenza, di farla intuire e di mostrarne solo le conseguenze, anche quando Hulk scende in campo. Tutto ciò moltiplica angoscia e tensione e porta a una lettura veloce ma molto intensa dell’intera storia.
Una narrazione del genere avrebbe forse avuto bisogno di un disegnatore più oscuro del designato Joe Bennett, il cui stile risente molto di un’estetica anni ’90 che se da un lato evidenzia la potenza muscolare nelle pagine dove Hulk è presente, dall’altro toglie efficacia alla storia con vignette troppo “pulite” e poco realistiche.
Ewing ha annunciato che altri artisti affiancheranno il disegnatore brasiliano nei prossimi numeri e l’augurio è di trovarne uno con uno stile oscuro che sposi appieno il mood narrativo dello sceneggiatore, assolutamente promettente per il proseguio della testata.

Le altre novità pubblicate dalla Casa delle Idee sono:

DC Comics

Ricchezza di uscite anche in casa DC Comics nelle ultime tre settimane.
Cominciamo con il nuovo debutto della linea New Age of Heroes, The Unexpected, di cui ci parla Marco Marotta.

The Unexpected #1

The Unexpected è l’ottava serie facente parte della New Age of Heroes, la nuova linea editoriale DC nata col preciso intento di svincolare i disegnatori dalle restrizioni imposte dagli sceneggiatori, concedendo loro maggiore libertà creativa. Un intento lodevole, i cui risultati finali, albi alla mano, non si sono però rivelati sempre soddisfacenti. Anzi, accantonando per un momento la diplomazia, non è errato dire che fino a ora il progetto abbia navigato nella più disarmante mediocrità, relegando i progetti potenzialmente interessanti a poche, timide mosche bianche.
Scritta da Steve Orlando per i disegni di Cary Nord e Ryan Sook (anche se nei credit vengono annoverati tutti e tre indistintamente sotto la dicitura storytellers), The Unexpected è una serie che, con buona pace dei fan, non fa assolutamente nulla per risollevare le sorti di questa linea editoriale ma, anzi, rappresenta se possibile un ulteriore passo verso il baratro. Dal punto di vista della storia la testata segue lo stesso modello votato alla banalità che si poteva trovare, per esempio, in The Immortal Men. In questo caso, tuttavia, oltre a essere prevedibile e piena di cliché, la sceneggiatura appare anche farraginosa nel suo incedere, con snodi narrativi spesso pretestuosi o spiegati in maniera inutilmente contorta.
Questa sensazione è data in larga parte anche dalla pessima gestione dei dialoghi, talmente prolissi e didascalici da suonare vetusti e oltremodo artificiosi. La protagonista, l’eroina Firebrand, ha invero delle buone potenzialità come personaggio, grazie alla particolare necessità legata ai suoi poteri (per sopravvivere deve farsi coinvolgere in risse a intervalli di ventiquattro ore, al fine di alimentare il Motore del Conflitto, un misterioso marchingegno che ha al posto del cuore). Uno spunto interessante, che tuttavia viene mal sfruttato dagli autori e la ragazza finisce per risultare l’ennesima eroina generica, dalla caratterizzazione piatta e poco incisiva.
Non se la passano meglio i comprimari che compaiono in questo primo numero, che ricadono anch’essi nei rigidi confini dello stereotipo e per le cui sorti poco felici non si riesce a provare la minima empatia. Nel loro caso c’è poi da segnalare una gestione poco accorta, forse addirittura pigra, degli spazi dedicati a ciascuno di essi (anche e soprattutto dal punto di vista grafico). E’ vero che, a conti fatti, sono poco più che comparse ma, per come è impostato lo storytelling dell’albo, si arriva a un punto in cui sembra che gli autori si siano completamente dimenticati dell’esistenza di un personaggio, nonostante teoricamente sempre presente nella scena, per poi richiamarlo in causa con un brevissimo accenno solo dopo la risoluzione finale della vicenda, quando ormai non ha più alcuna funzione.
Efficaci, se non altro, i disegni. Dal tratto vagamente retrò, per certi versi reminiscenti della Image anni ’90, e impreziositi da una colorazione sgargiante e gradevole, riescono a infondere nei personaggi quell’unica oncia di personalità di cui essi sono dotati, grazie a un character design forse non originalissimo ma comunque sufficientemente caratteristico.
In conclusione, The Unexpected si presenta ai lettori come un fumetto mal concepito, deludente sotto quasi tutti i punti di vista e che in un’ipotetica competizione per decretare la testata peggiore della New Age of Heroes avrebbe tutte le carte in regola per aggiudicarsi la vittoria. E non che la concorrenza non sarebbe spietata. Il che fa sorgere spontanea una riflessione: al di là del caso specifico (dopotutto Orlando è già di per sé un autore altalenante, che nella sua carriera ha firmato sia sceneggiature pregevoli che altre molto più mediocri), quest’iniziativa volta a stimolare la libertà creativa dei disegnatori è stata lanciata già parecchi mesi fa e, ad oggi, i titoli meritevoli di attenzione si possono contare approssimativamente sulle dita di una mano a cui ne siano state mozzate due. A questo punto è probabilmente legittimo chiedersi se, fino ad ora, non ci sia sempre stato un valido motivo per limitare la libertà creativa dei suddetti disegnatori.

Torna finalmente in una serie a lui dedicata anche il personaggio di Plastic Man, già protagonista da qualche mese di The Terrifics, una delle testate migliori della New Age of Heroes. Di questo debutto ci parla sempre Marco Marotta.

Plastic Man #1

Dopo essere stato reintrodotto nella continuity ufficiale a seguito dell’evento Dark Nights: Metal imbastito da Scott Snyder, è arrivato per Plastic Man il momento di fare il suo debutto sugli scaffali delle fumetterie con la sua nuova serie monografica, scritta da Gail Simone e disegnata da Adriana Melo.
A fronte di una trama non propriamente innovativa, che assume ben presto i connotati di un murder mistery con implicazioni cospirazionistiche, la scrittrice si distingue per un’ottima gestione della struttura narrativa, che prevede un crescendo costante nel ritmo in grado di non annoiare mai. A parte questo, comunque, il vero punto di forza dell’albo è sicuramente la caratterizzazione del protagonista.
Patrick “Eel” O’Brian, alias Plastic Man, è da sempre un personaggio amato dai fan per il suo carattere imprevedibile ed esuberante; una verve magnetica che Simone è riuscita a trasporre con grande efficacia nella sua ultima opera. Lo stesso stile di scrittura da lei adottato sembra venirne influenzato e infatti tutto l’albo è permeato da un sostrato di gustosa ironia, a tratti citazionista, a tratti irriverente e a tratti grottesca, che riesce a strappare qualche sorriso e rende la lettura estremamente piacevole.
La parte del leone, a questo scopo, la fanno i dialoghi, spesso brillanti e strutturati attorno all’utilizzo di espressioni tipiche dello slang americano. Molto convincenti anche i disegni, dal tratto pragmatico e che riescono a riempire di dettagli gli sfondi, particolarmente efficaci nel restituire il dinamismo delle movenze del protagonista e a infondergli personalità attraverso le sempre mutevoli espressioni facciali.

Le altre novità della DC sono state:

Image Comics

Cinque nuove uscite in casa Image Comics:

Dark Horse Comics, Aftershock Comics, BOOM! Studios, Dynamite Entertainment, IDW Publishing, Oni Press

 Chiudiamo la puntata con le novità presentate dalle case editrici indipendenti statunitensi:

Giunti in conclusione della puntata, rinnoviamo l’ appuntamento con First Issue #28 per  mercoledì 11 luglio.
Stay tuned!

[Un ringraziamento al nostro Paolo Garrone, che cura la gallery delle cover su Facebook per ogni puntata di First Issue.]

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