“L’eletto”, un noir “in punta di penna”: intervista a Fulvio Risuleo e Antonio Pronostico 

“L’eletto”, un noir “in punta di penna”: intervista a Fulvio Risuleo e Antonio Pronostico 

Durante Lucca Comics & Games 2023 abbiamo intervistato Fulvio Risuleo e Antonio Pronostico, autori de "L’eletto", pubblicato da Coconino Press.

Dopo Sniff e Tango Fulvio Risuleo e Antonio Pronostico tornano con un nuovo progetto che, ancora una volta, cambia le carte in tavola, esplorando le potenzialità del fumetto e la creatività degli autori

È difficile scindere nelle vostre opere l’intreccio dal modo in cui viene raccontato, separare il contenuto dal contenitore. Come nascono i vostri lavori, come si articola la vostra collaborazione?
FV
: Innanzitutto lavoriamo nello stesso studio, siamo amici e ci frequentiamo. Questo fumetto ha in comune con gli altri due il punto di partenza. L’idea che innesca il tutto, che poi è quella che serve sempre, è partita da Antonio, da una suggestione. Questa idea in particolare l’avevamo in mente da molto tempo e solo nell’ultimo periodo abbiamo cominciato a lavorarci. A quel punto io ho cercato di farla mia, di trovare il mio punto di vista. Non ho però ho scritto tutta la storia, mai come questa volta ho scritto solo l’inizio e poi l’ho passato a Antonio che ha iniziato a disegnare, abbiamo lavorato in parallelo per circa due anni di lavoro in tutto. È stata una lunga serie di rimbalzi: per esempio, tutti i dialoghi che ho scritto poi li ho completamente riscritti dopo aver visto i disegni. Certe volte i dialoghi non andavano più bene o erano troppo didascalici, oppure non aggiungevano nulla, anche perché in questo fumetto ci sono molte didascalie e pochi dialoghi, ed era importante che queste non fossero appunto didascaliche ma costituissero un valore aggiunto.
AP: Come per i lavori precedenti, noi partiamo sempre da delle idee che ci vengono, che possono essere anche piccoli incipit. Quando decidiamo di fare un fumetto, non partiamo con l’idea di usare uno specifico tipo di narrazione o struttura perché ci piace, ma diciamo che una volta abbiamo un’idea ci ragioniamo tantissimo e solo iniziandoci a lavorare dopo un po’ capiamo che struttura deve avere.  È andata così per Tango, che è una storia a bivi: non è che avevamo l’idea di volerlo fare a bivi. L’idea era quella di raccontare una storia di litigi e lavorandoci sopra, avevamo capito che la struttura a bivi era quella giusta per raccontare quel tipo di storia. Anche questa storia era nata anche in una maniera diversa, ma quando ho iniziato a disegnare abbiamo capito che era necessario suddividerla in episodi molto più stretti. Tanti episodi autoconclusivi, cosa che ci ha permesso di lavorare come se fossimo dei montatori, posizionando le parti e arrivando così alla forma definitiva dell’intero libro.

Il fumetto è un medium sincretico per definizione. Voi fate fumetti ma non siete solo fumettisti. Cosa portate dalle vostre esperienze come regista o illustratore nelle vostre storie?
FV
: Per quanto mi riguarda non mi sento né più regista né più fumettista, direi entrambi.
Devo dire che mi piace molto il fumetto, inteso come graphic novel o fumetto autoconclusivo, perché ti permette di fare molta sperimentazione narrativa e ricerca, cosa che per certi versi col cinema è più difficile fare. I fumetti che in assoluto mi interessano meno, sono quelli dei fumettisti che sono dei registi mancati, e sono la stragrande maggioranza dei fumettisti che volevano e vorrebbero tanto fare dei film, pensano ai film, immaginano tutto come se fosse un film. Il risultato è un fumetto al quale è di sicuro preferibile un film. Quando scrivo, scrivo una cosa che può essere solo un libro, solo un fumetto. Mi affascina moltissimo per esempio, come è successo con Sniff, il fatto che la storia sia irrappresentabile se non col fumetto, lo stesso vale per Tango. E anche questo lavoro, anche se è un po’ più semplice come struttura, però abbiamo scelto una stilizzazione della narrazione noir, esplorando un modo di scrivere che un’altra forma di arte non mi avrebbe permesso.
AP: Lo stesso discorso vale per il disegno, per questo libro volevo fare un lavoro a colori, quindi avvicinandomi di più al lavoro da illustratore. Ho sempre pensato, lavorando a Sniff e Tango con Fulvio che la tecnica del disegno per quanto riguarda il fumetto, doveva prendere una strada diversa da quella che usavo per fare le illustrazioni. Stesso segno, ma linguaggi diversi. In questo libro invece avevamo una narrazione differente, è scritto per la maggior parte in prima persona, attraverso la voce del protagonista e quindi ho pensato che anche il disegno poteva essere un po’ più statico, più vicino a quello di un illustratore. Devo dire che quando ho iniziato a lavorare al fumetto, due anni fa, avevo preso una strada diversa da questa. Trattandosi di un noir volevo spingere più sul quel tipo di atmosfera con una connotazione molto più fotografica rispetto a quella che poi è quella definitiva. Sono partito da delle references fotografiche, mi ero creato uno storyboard preso da film e fotografie, portando tutto in bianco e nero, sovraesponendo per far uscire appunto solo i bianchi e neri. In questo modo i neri diventavano quasi delle macchie, e partendo da quelle macchie aggiungere il colore.  Così facendo riuscivo a ottenere un impatto realistico, il risultato era molto bello e sono andato avanti così per le prime 30 tavole ma, a parte il lavoro pesantissimo di ricerca, il risultato mi è sembrato troppo freddo e fotografico. Le tavole mancavano di calore e il disegno rimaneva troppo statico. E allora ho ricominciato, cercando di eliminare le references senza però rinunciare a quello stile, e quindi partire sempre dal bianco e nero e aggiungere il colore.
Senza rinunciare del tutto ai riferimenti fotografici, possiamo dire che mi sono divertito a fare il regista di un film. 

Eletto2 1

Ad un certo punto si riconosce il volto di Maurizio Mannoni del TG3
AP:
Sì, ci sono dei personaggi, diciamo quelli più caratteristici che non volevo inventare ma volevo prendere degli attori e farli recitare.
FV:
È quello che accade nel cinema quando ci si domanda a chi dare una determinata parte.
AP:
Esatto, per il Maestro, il personaggio che incarna il lato oscuro della storia ho preso Schifano, perché avevo visto una sua intervista, che mi aveva inquietato abbastanza. “É perfetto” mi sono detto.
FV
: La cosa bella è che, così estremizzato sembra un po’ anche Dario Argento!

I vostri lavori si distinguono per una narrazione anticonformista, e questo nuovo lavoro non fa eccezione. Forse essere per qualche verso “prestati” al fumetto vi permette di guardarlo da fuori e metterne alle corde gli stilemi più consolidati?
FV: Mi ritengo onnivoro di qualsiasi tipo di forma d’arte e sono appassionato di fumetti più o meno da sempre, soprattutto del fumetto franco belga, Tintin e Asterix su tutti. Ho letto di tutto ma non mi reputo un esperto di fumetto, soprattutto da un punto di vista tecnico, come per esempio mi sento nel cinema. Quindi cerco dentro di me, come abbiamo fatto per Tango, quando Antonio mi ha detto che voleva fare un fumetto in cui i personaggi litigano, litigano e basta.
A un certo punto dentro di me ho trovato il modo, ho pensato che spesso nei litigi si ritorna sempre sullo stesso discorso. Allora ho capito che doveva essere un fumetto a bivi, ed è nata la sua struttura. Siamo stati entusiasti di questa idea, perché era intima e non un virtuosismo linguistico e per me, quando il linguaggio incontra i sentimenti e le sensazioni, è il massimo.
AP: Io tra i due sono quello che spinge sempre di più, ogni volta che dobbiamo iniziare a pensare una storia nuova, a volere una narrazione lineare, classica. Ogni volta dico dai, facciamo un fumetto normale. Il problema però è che siamo entrambi molto fan dell’idea e di quello che è importante per raccontarla.  Io non sono mai stato un grande lettore di fumetti, mi sono avvicinato tardi, ho iniziato con Andrea Pazienza, che comunque è uno che ha sempre rotto gli schemi. Io quando disegno cerco di essere sempre più lineare, voglio trasgredire cercando di essere normale. Cerco di dare alla pagina una struttura che sia ragionata, attraverso una griglia che cerco sempre di non rompere.
FR: I fumetti che facciamo sono rettangolari e verticali, secondo quella che in Coconino potremmo definire come una regola non scritta né obbligatoria. Parliamo di un fumetto autoconclusivo, rettangolare che va dalle 100 alle 200 pagine. Questi sono i limiti che abbiamo, entro i quali facciamo come ci pare.
AP: Esatto, abbiamo la possibilità di poter sperimentare anche una narrazione diversa quando questo è necessario, non si tratta di un pretesto ma di una scelta fatta in funzione della storia.

La stessa cosa che rispondeva Quentin Tarantino quando usci Pulp Fiction a chi gli chiedeva del perché avesse scelto una narrazione di quel tipo.
FV:
Sì, infatti Tarantino su Pulp Fiction dice una cosa che mi ha sempre fatto riflettere, gli dicevano “È innovativa questa narrazione a blocchi” e lui rispondeva che non era vero, perché in letteratura si faceva da sempre e portava come esempio Uno studio in rosso di Arthur Conan Doyle. A volte attingere alle altre arti ti permette di migliorare l’arte di cui tu fai parte.

Antonio del resto in un’intervista si definisce un architetto mancato.
AP:
Sì, la mia è una formazione più grafica, quindi quello che faccio, soprattutto nell’illustrazione, è cercare di mantenere una base grafica, in un percorso in cui il pittorico incontra la grafica o comunque è alla ricerca di un impatto grafico forte. Soprattutto ne L’Eletto, rispetto a Sniff o Tango, questa cosa è evidente, perché potevo giocare maggiormente con le ripetizioni, e quindi ho spinto di più, potevo permettermi di mantenere la stessa inquadratura, lo stesso disegno, magari muovendo solo il personaggio e questa cosa mi piaceva tantissimo.

In effetti il fumetto tradisce un’impostazione filmica, a partire dalla copertina che ricorda la locandina  di un film
FV:
A quella siamo arrivati proprio gli ultimi giorni. Quando stavo finendo la sceneggiatura, ho visto per la prima volta “Perché un assassinio” di Alan J. Pakula, che fa parte della trilogia della cospirazione, e mi ha molto influenzato. È un film degli anni 70, un noir cospirazionista. Anche il nostro, tutto sommato, è un fumetto cospirazionista, anche se ormai questa parola ha assunto significati politici differenti.

Avete cercato di restituire dignità al cospirazionismo!
FV:
Esatto, dignità alla cospirazione! Ricordo una partita da piccolo con gli amici a Risiko, persa perché, ho scoperto dopo, tutti si erano alleati per farmi fuori visto che ero il più temuto del gruppo. Forse da allora quella sensazione mi è rimasta addosso, ed  è quella che abbiamo voluto inserire nella storia.

Avete già qualcosa in mente per il prossimo lavoro?
FV: Adesso non stiamo lavorando a niente, però abbiamo un paio di idee che potrebbero addirittura essere due libri in parallelo. Due opere distinte ma che si parlano.
AP: Esatto, due opere autonome ma che “viaggiano insieme”, diverse per genere e stile del disegno, leggibili separatamente ma allo stesso tempo collegate tra loro.

Alziamo ancora una volta l’asticella!

Intervista condotta dal vivo a Lucca in occasione del Lucca Comics & Games 2023

Gli autori

Fulvio Risuleo è nato a Roma nel 1991. Come regista ha all’attivo dei cortometraggi e tre lungometraggi: Guarda in alto, Il colpo del cane e Notte fantasma.  Come autore unico ha pubblicato due fumetti: Pixel e L’Idra indecisa (2018), mentre in coppia con Antonio Pronostico è autore di Sniff (premio Micheluzzi alla miglior sceneggiatura al Napoli Comicon e il premio Boscarato come miglior sceneggiatore al Treviso Comic Book Festival), Tango e L’eletto, tutti pubblicati da Coconino Press.

Antonio Pronostico (all’anagrafe Antonio SIleo) è nato a Tricarico nel 1987. Ha collaborato con numerose riviste della scena underground italiana, ha pubblicato su Frigidaire, Il Nuovo Male, Il Male di Vauro e altre riviste come Il Salvagente e Left. Come illustratore lavora per L’Espresso,La Repubblica, La Stampa, Internazionale e altre. Dal sodalizio con Fulvio Risuleo nascono Sniff, Tango e L’Eletto pubblicati da Coconino Press. Partecipa anche a 5, un libro pubblicato sempre da Coconino Press, che accompagna l’omonimo EP di Giovanni Truppi.

Clicca per commentare

Rispondi

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *