53 storie brevi, edito da Allagalla, è una raccolta dei fumetti autoconclusivi realizzati da Claudio Nizzi per il Giornalino nel corso della sua lunga carriera autoriale. Come ben spiega Roberto Guarino nella prefazione, una collezione preziosa e inedita dopo quella lontana prima pubblicazione. È poi lo stesso Nizzi, in una accurata introduzione, a esaminare il contesto e la tipologia delle storie. La maggior parte risalgono ai primi anni ’70: siamo nell’atto di una importante transizione nel fumetto popolare di quegli anni, quando il Vittorioso chiude (1966) e molti dei suoi autori passano in forze al Giornalino dei Paolini, testata storica (del 1924) che nel 1969 opera un radicale rinnovamento, inclusivo dell’apertura di una redazione a Milano.
In quel contesto pionieristico, le sceneggiature chieste a Nizzi – che nei tre anni precedenti si era volto a pubblicazioni non fumettistiche su riviste femminili – non sono associate a disegnatori precisi. Ciò, come riconosce Nizzi stesso, non consente spesso una ottimale comunicazione col disegnatore, col risultato frequente di tavole affollate (specie per il formato rivista del Giornalino), con quattro strip di tre-quattro vignette. Uno dei meriti di Nizzi, nel prosieguo della sua produzione, è l’adozione di un linguaggio fumettistico sempre più arioso e scorrevole, che qui non è ancora pienamente presente. Però, per capacità di invenzione e varietà di situazioni, la panoramica di queste oltre cinquanta storie restituisce l’idea dell’abilità permutativa dell’autore.
Naturalmente, questa abilità è ancora più apprezzabile se si tiene conto dei numerosi, noti paletti, che lo stesso Nizzi conferma: niente sesso, il minimo di violenza, un generale senso morale senza però cadere nell’eccesso confessionale (il Giornalino ambiva, con successo, a imporsi come testata di lettura ad ampio raggio). Si aggiunga la scelta di Nizzi di evitare il racconto storico e la fantascienza, a lui non gradite, e ci troviamo in un ambito ristretto che egli riconduce a sei tipologie indicative: storie di ragazzi, storie gialle, storie neorealistiche, western, di montagna, ed esotiche.
L’autore stesso riconosce la validità della palestra delle storie brevi, che costringe a un grande dispendio d’inventiva lo sceneggiatore: storie di quattro pagine che, opportunamente dilatate con la sapienza narrativa di un protagonista, richiedono in fondo lo stesso sforzo creativo nel soggetto di un “romanzo popolare a fumetti” di quattrocento pagine (con l’inserto, è chiaro, di molteplici peripezie prima dello scioglimento).
Al di là del loro valore autonomo, le storie sono interessanti in quanto permettono di vedere in nuce il valore di Nizzi come narratore, che si esplicherà in seguito su numerose importanti serie, sul Giornalino e altrove: i western anticipano già il grande West, quello di Tex ma ancora di più quello del suo Larry Yuma, attento – come è qui l’autore – ai suoi risvolti umani. Le numerose storie investigative precedono invece le situazioni brillanti del giallo nizziano, anche qui più vicino a quello “giornalinesco”, dal tenente Marlo a – ancor più – Rosco e Sonny, che coniugano in perfetto equilibrio umorismo e azione. Da I due sciacalli nasce invece la serie di Nico e Pepo, anche questa ristampata da Allagalla. Gli autori chiamati a interpretare le storie sono tra i migliori disegnatori del fumetto italiano d’allora: spicca, naturalmente, una delle due storie tarde, degli anni ’90, incluse nel volume, dove disegna Attilio Micheluzzi con la consueta potenza espressiva, in una cupa nottata in un motel che ricorda a tratti quello di Bates nel Psycho di Hitchcock.
Tra gli altri, firme notevoli del Giornalino (e non solo), ognuna delle quali meriterebbe una riscoperta. Renato Polese, disegnatore di Susanna e Mitty, innovative eroine fumettistiche, ragazze ordinarie precipitate nell’avventura. Nevio Zeccara, disegnatore di Topeka Smith, intelligente ripresa di Indiana Jones, e di alcuni sorprendenti adattamenti fumettistici di Lovecraft sull’ammiraglia cattolica per ragazzi. E poi Nadir Quinto, dal segno sottile e raffinato; Carlo Boscarato, giustamente eternato in uno dei principali concorsi fumettistici italiani (come Micheluzzi), Ruggero Giovannini, a fianco di Nizzi in Capitan Erik, Sergio Zaniboni, che su una di queste storie fa il suo “test” per la rivista. È l’occasione anche per apprezzare disegnatori oggi poco noti, ma notevoli, come Nino Musio, che ne “La foto” illustra un giallo urbano ricco di tensione, ma anche Pietro Gamba, Antonio Sciotti, Sante D’Amico, Alessandro Chiarolla: autori dal segno pulito e preciso, dal gusto classico ed elegante.
Il volume ha permesso anche di indagare meglio una meteora del fumetto italiano come Sandro Lobalzo, che illustrò solo poche storie per poi distaccarsi dal fumetto, ma che mostra un segno acerbo ma interessante nella manciata di fumetti da lui realizzati. In tutto ciò, sono utilissime le schede di Luigi Marcianò, che chiudono il volume, e che presentano i dati biografici essenziali di tutti gli autori coinvolti. Un volume quindi prezioso per riscoprire un tassello importante della produzione di Nizzi, e del fumetto italiano in generale.
Abbiamo parlato di:
53 Storie brevi
Claudio Nizzi e AA.VV.
Allagalla Editore, 2020
400 pagine, brossura cartonata, bianco e nero – 45,00 €
ISBN: 9788899781736