
L’opera si focalizza principalmente sulla questione delle decine di migliaia di famiglie rimaste separate fra le due Coree. Dopo la fine della seconda guerra mondiale, quando terminò il protettorato giapponese, la Corea divenne uno dei centri nevralgici della Guerra fredda, sfociata nella fattispecie in un conflitto armato dal 1950 al 1953 che si concluse però non con un trattato di pace ma solo con una tregua. Tregua che è tuttora in vigore: ancora oggi qualsiasi contatto tra nordcoreani e sudcoreani, con qualunque mezzo, è illegale. Le uniche occasioni di incontro sono rappresentate da ricongiungimenti organizzati periodicamente, cui però possono partecipare solo poche famiglie, nonostante l’altissimo numero di richieste.
Proprio uno di questi ricongiungimenti rappresenta l’occasione per Gwi-Ja di ricordare il passato e il suo flusso di coscienza si intreccia con quello dell’alter ego della scrittrice, creando un racconto stratificato e caratterizzato da eleganti incastri, con passaggi temporali e richiami fra le due linee narrative incastonati alla perfezione.
Anche a livello di tecnica realizzativa troviamo vignette in cui l’autrice si concentra nel descrivere i dettagli delle scene realizzando chiaroscuri per mezzo di fitti tratteggi, alternate ad altre in cui invece i contrasti sono più netti, e con un maggiore utilizzo di campiture di nero pieno. Lungo tutto il racconto notiamo una certa propensione ad abbellire le tavole utilizzando gli alberi, impiegati sia come mero completamento delle vignette, ma molto spesso protagonisti anche in sequenze particolarmente significative, come quella delle pagine 94-95 in cui l’albero comincia a insinuarsi nelle vignette per poi stagliarsi nella seconda pagina, oppure nella costruzione dinamica della tavola 28 o ancora nella bella scena di dialogo delle pagine 38-39.
La Storia dentro la Storia, dunque, perché sembra quasi ingiusto sminuire con l’iniziale minuscola quanto raccontato da Gendry-Kim: un affresco tinteggiato lungo i decenni, un racconto duro e vero che ha il merito di mettere in luce eventi troppo lontani da noi per essere conosciuti nel dettaglio, eppure maledettamente vicini. L’attesa è un efficace manifesto contro la guerra, una storia familiare che sconfina dal vissuto dei singoli e diviene universale, un lamento doloroso e consapevole, che ci ricorda la centralità dell’esercizio della Memoria.
Abbiamo parlato di:
L’attesa
Keum Suk Gendry-Kim
Traduzione di Mary Lou Emberti Gialloreti
Bao Publishing, 2023
Cartonato, 248 pagine, bianco e nero – 24,00 €
ISBN: 9788832737936
