Le cose sembravano essersi messe bene per G. H. Fretwell: da poco pubblicato il suo romanzo “Senza K”, ispirato al nome della moglie Rebecca, in procinto di affrontare un book tour per presentare il suo libro e firmarlo a decine di lettori entusiasti, in attesa di ricevere una recensione positiva da un critico notoriamente ostico, ma anche suo vecchio amico d’infanzia, e di un nuovo contratto dalla sua casa editrice per il prossimo libro. Cosa potrebbe andare storto? Beh, se lasciata nelle mani di Andi Watson, la risposta è, semplicemente, tutto. Un disastro dietro l’altro portano il povero Fretwell a ritrovarsi derubato della valigia, trascinato in un tour che si allunga giorno dopo giorno sempre di più senza riscuotere alcun successo, impossibilitato a contattare il proprio editore, snobbato da moglie e figlio e pure implicato in una serie di omicidi che accadono intorno a lui, ma di cui non si era nemmeno reso conto.
The Book Tour è prima di tutto una divertente e al tempo stesso inquietante girandola di situazioni kafkiane che si susseguono con un ritmo narrativo sapientemente calibrato: Watson costruisce la vicenda passo dopo passo, dosando bene i toni del grottesco e del terrificante e facendo crescere con una costanza sottile e all’inizio quasi impercettibile l’ansia e il pathos per la sorte del protagonista. L’assurdità tragicomica del racconto emerge non solo da questa costruzione narrativa, ma anche dalla rappresentazione della stessa: come brillantemente evidenziato da J. Caled Mozzocco sul The Comics Journal, il tratto esile, tremolante e minimalista con cui Watson definisce i personaggi crea spazi bianchi che dominano la pagina e fanno fluttuare nel nulla i lineamenti del protagonista e dei comprimari, ridotti a semplici elementi geometrici che aumentano il senso di straniamento. Ad aumentare questa sensazione ci pensano gli ambienti, definiti invece con una sensibilità quasi espressionista in netta contrapposizione con il minimalismo sopracitato.
Oltre a definire l’atmosfera e il tono del racconto, questa contrapposizione di stili permette a Watson di inserire tra le maglie della trama anche una riflessione sulle relazioni tra esseri umani, prendendo come fulcro proprio il protagonista. G.H. Fretwell è infatti un uomo che appare fin da subito come innocuo e ingenuo, dal volto semplice e dalle espressioni definite da due punti per occhi e una linea per bocca, spesso ridotta anch’essa a puntino di incredulità o confusione. Ma questa sua caratteristica nasce da una noncuranza del mondo che lo circonda in favore di un ripiegamento su sé stesso e sulla ricerca di un successo del proprio lavoro, che si tradurrebbe in approvazione dall’editore, dalla famiglia e dal resto dell’umanità: così facendo però, perde conatto con la realtà, non accorgendosi nemmeno che nel giornale che legge solo per cercare la recensione del suo lavoro si parli di un serial killer che qualcuno, equivocando, potrebbe identificare in lui.
La sottile ironia dello sguardo di Watson sta nel rendere protagonista quello che la società ritiene uno sconfitto, all’affanosa rincorsa di una vittoria personale che possa salvarlo: empatizziamo con lui perchè in lui ci specchiamo. Ma nel momento stesso in cui proviamo vicinanza e dispiacere per le sue disavventure, una domanda inizia ad attanagliarci, aggiungendosi all’ansia della trama: Fretwell può essere considerato una povera vittima, un personaggio positivo senza colpe? E se non è così, cosa possiamo dire di noi stessi?
Attorno a lui si muovono altre figure spesso incapaci di relazionarsi: dall’intermediario dell’editore (che nemmeno si scomoda a parlare con Fretwell), tutto preso dalle considerazioni sul lavoro, sulla casa editrice, sull’editoria in generale più che dai problemi del proprio assistito, ai vari librai, fino alla polizia e alle istituzioni. Watson, sguardo sornione e penna tagliente, mette in scena questa riflessione sull’incomunicabilità e la mancanza di attenzione per l’altro creando situazioni paradossali che si riversano l’una nell’altra, culminando nello scioglimento della vicenda, amaro e spassoso al tempo stesso.
Infine, all’interno di questo pungente e ampio discorso sulla natura umana, non può sfuggire il fatto che l’intero book tour di Fretwell sia una satira sferzante e gustosa del mondo editoriale (anche fumettistico) contemporaneo, fatto di best seller usa e getta, autori intercambiabili (il tour di G.H. Fretwell segue, di pochi giorni, quello di maggio successo di F.P. Guise, un altro autore con due iniziali al posto del nome) dati in pasto al mercato senza alcun supporto, editori volubili che inseguono le mode del momento piuttosto che pensare a una identità riconoscibile, librai ormai incapaci di stare al passo con le novità e quindi non più utili né ai propri clienti, né agli scrittori.
A qualunque livello di profondità si voglia leggere, The Book Tour è un fumetto intelligente e ben realizzato, una commedia noir stratificata, divertente e stimolante (non per niente candidata al festival di Angouleme 2021 e tra i migliori fumetti del 2021 per noi de Lo Spazio Bianco). Ad Andi Watson, di ritorno nel mondo delle graphic novel per adulti dopo molti libri per young readers e serie per il mercato statunitense, non possiamo che chiedere altre opere del genere: gli promettiamo (e ne siamo convinti) che i suoi tour promozionali faranno il tutto esaurito.
Abbiamo parlato di:
The Book Tour
Andi Watson
Traduzione di Simone Roberto
Edizioni BD, 2021
270 pagine, brossurato, bianco e nero – 18,00 €
ISBN: 9788834906484