Da settembre a novembre 2015 è andata in onda negli Stati Uniti, sul canale Fox, la prima metà della seconda stagione di Gotham, la serie TV creata da Bruno Heller che racconta il passato dell’omonima città quando Jim Gordon non era ancora commissario ma semplice agente, e Bruce Wayne un bambino che aveva appena perso i genitori.
Dopo una prima stagione dall’esito buono ma altalenante, in un’alternanza tra un disegno complessivo e puntate autoconclusive non all’altezza, i nuovi episodi della serie sembrano avere le idee chiare, mostrando immediatamente un approccio più unitario alla narrazione.
La lega dei freaks
Fin dall’episodio 2×01 si avverte un cambio di direzione: un nuovo personaggio dalla patina sociale rispettabile, Theodore Galavan (a cui presta il volto James Fray), sta in realtà ordendo un piano segreto ai danni di Gotham City, il cui primo atto consiste nel far evadere alcuni pericolosi criminali rinchiusi ad Arkham Asylum ponendoli al proprio servizio.
Nella marmaglia riunita da Galavan non spiccano tanto gli individui in sé, quanto l’idea di riunire insieme questi cattivi soggetti, perlopiù psicolabili, e rendere questo piano solo una parte di un complotto ben più vasto, che viene sviluppato di episodio in episodio con grande soddisfazione da parte dello spettatore, che ogni settimana vede un tassello in più andare a inserirsi nel puzzle generale.
L’unica eccezione in questo senso è rappresentata da due criminali molto particolari: Barbara Keane, ex moglie di Gordon, e Jerome Valeska, che nella prima stagione ha mostrato diversi punti in comune con la follia tipica del Joker.
Per quanto riguarda Barbara, l’attrice Erin Richards fornisce un’interpretazione che riprende la complessità psicologica in cui il personaggio era caduto verso la fine della scorsa stagione e riesce a svilupparla ulteriormente, ora che Barbara viene messa in condizione di non avere freni inibitori e di poter sfogare la propria follia e la propria ossessione verso l’ex marito. Il mix di sadismo e di sensualità che la donna riesce a comunicare si rivela affascinante e letale, fornendo una prova attoriale riuscita.
Il Jerome di Cameron Monaghan è invece un caso a parte: se già la sua performance nell’episodio 1×16 si era rivelata interessante, in questa seconda stagione l’attore dà il meglio di sé, confermando l’indole istrionica e la tendenza al comico e al grottesco a cui lo porta la sua compromessa sanità mentale.
La presenza di Jerome, le sue uscite, il suo modo di approcciarsi ai propri interlocutori rappresenta il pregio principale dei primi episodi di stagione e grande motivo di attrazione verso la serie, costituendone quasi un punto focale. La scelta di toglierlo di scena in modo sorprendente e improvviso può lasciare interdetti proprio per questi motivi, ma appare come uno dei colpi di scena meglio orchestrati degli ultimi anni di serialità televisiva.
La mitologia della città
L’introduzione di Galavan permette, con il procedere degli episodi, di approfondire il passato di Gotham City, con le sue famiglie storiche e con i vecchi rancori e scandali accaduti decenni prima.
L’antagonista di questa midseason è infatti l’ultimo rampollo di una famiglia un tempo molto influente per la città, ma caduta in disgrazia in seguito ad uno scandalo che Galavan avverte come ingiusto.
Questo andare a scavare nelle fondamenta di Gotham appare come una scelta interessante, sia perché richiama la strada percorsa in anni recenti da Grant Morrison e da Scott Snyder durante le loro gestioni della testata a fumetti principale dedicata a Batman, sia perché contribuisce effettivamente a fornire un background all’ambientazione, che risulta quindi più viva e credibile, dotata di una storia e di uno spessore.
Forse l’inserimento del gruppo di monaci che avrebbero aiutato Galavan ad attuare la sua vendetta attraverso un sacrificio di sangue potrebbe stonare leggermente per il suo tono esoterico, ma rappresenta comunque un elemento non del tutto estraneo ad alcune avventure di Batman su carta e non è così insistito da infastidire particolarmente nell’esposizione.
Risulta comunque più ficcante comunque il confronto sull’approccio criminale offerto da questi episodi: il modello di Galavan è più definitivo, mira a capovolgere l’organizzazione sotterranea che ha da sempre avuto un gran peso nei traffici della città, mentre Oswald Cobblepot – che dal season finale dell’anno scorso è diventato il principale boss malavitoso di Gotham City – è più vecchio stile, puntando a mantenere le cose più o meno come sono sempre state, senza grandi piani ma semplicemente continuando a gestire le varie attività economiche illegali preoccupandosi solo di mantenere il potere. La figura del Pinguino viene dipinta in modo efficace dall’interpretazione di Robin Lord Taylor, che conferisce ancora una volta le giuste inflessioni al suo personaggio, specie quando va incontro a momenti emotivamente difficili.
Gordon e Bruce
I due protagonisti della serie conoscono uno sviluppo interessante nel corso della midseason.
Più Bruce Wayne che Jim Gordon, in realtà, il quale dovrebbe essere il personaggio centrale del progetto ma che in questa prima metà di stagione non ha brillato particolarmente. Certo, il confronto con Barbara ossessiva nei suoi confronti e a piede libero ha permesso agli sceneggiatori di scrivere di un uomo angustiato che Benjamin McKenzie dimostra di avere ben compreso, fornendo un’interpretazione in linea con la già buona prova della prima stagione: il personaggio è in bilico tra il sentimento che provava per quella donna, il pericolo che essa rappresenta, il proprio lavoro di poliziotto e la sua relazione con la dottoressa Leslie Tompkins, resa bene sullo schermo da un’affascinante e comprensiva Morena Baccarin.
Ma al di là di questo – pur importante – aspetto, tutto ciò che tocca Gordon riguarda l’evolversi del piano di Galavan e le conseguenze dirette che questo ha sulle strade di Gotham.
Il giovane Bruce, invece, pur avendo meno screen time del futuro commissario, dopo la scoperta della caverna sotto Villa Wayne ha iniziato a diventare maggiormente interessante, finendo innanzitutto nel mirino di Galavan ma continuando poi con maggior consapevolezza quel percorso di crescita e di interiorizzazione di quanto accaduto ai suoi genitori che passa inevitabilmente per nuovi sbagli e colpi di testa, ma che lo fortificano e che rendono le sue ambizioni di giustizia e di essere degno del proprio retaggio più concrete, alla luce della scoperta dei segreti di Thomas Wayne.
David Mazouz mostra quindi una caratterizzazione a 360 gradi, che tocca in modo delicato anche la sfera sentimentale e le responsabilità del suo ruolo all’interno dell’impero finanziario della sua famiglia.
Questi primi undici episodi della seconda stagione segnano quindi un’impennata decisa nella qualità della serie, riuscendo a prendere quanto di buono era già presente nella prima e mettendo insieme tutto in modo più coeso, con pochi momenti di stanca e rare scelte narrative non del tutto apprezzabili.
Dal 29 febbraio inizia in USA la trasmissione delle nuove puntate, e anche se presumibilmente il ciclo narrativo sarà differente, se il mood resterà quello visto finora la serie promette bene.
In Italia la seconda stagione ha esordito su Premium Action il 10 febbraio 2016.
Abbiamo parlato di:
Gotham 2×01-2×11
Benjamin McKenzie, David Mazouz, Robin Lord Taylor, Erin Richards, Sean Pertwee, Camren Bicondova, Morena Baccarin, James Frain, Jessica Lucas
Sceneggiature di Bruno Heller e AA.VV.
Warner/DC/Fox – 21 settembre-30 novembre 2015
40 minuti a episodio