Cinquanta e cinquanta: l’apporto creativo di scrittore e disegnatore

Cinquanta e cinquanta: l’apporto creativo di scrittore e disegnatore

Un aspetto generalmente sottovalutato (e non solo dai lettori) nel fare fumetti è l'apporto del disegnatore alla narrazione di una storia. Dal blog farfumetti.blogspot.it di Federico Memola.

Primo appuntamento con la pubblicazione dei post di Federico Memola dal blog farfumetti.blogspot.it. Consigli, indicazioni, trucchi del mestiere del fumettista direttamente da un professionista.

Un aspetto generalmente sottovalutato (e non solo dai lettori) nel fare fumetti è l’apporto del disegnatore alla narrazione di una storia.
Mettendo da parte la storica, scherzosa rivalità fra le due categorie (sceneggiatori e disegnatori), è facile incappare in discussioni, anche accese, su che cosa abbia più importanza in un fumetto, se il testo o il disegno. Bene, mettetevi il cuore in pace, perché il fumetto è una forma di racconto tramite parole e immagini ed entrambi contribuiscono in egual misura. Il disegno, infatti, non è uno strumento al servizio dei brillanti testi dello sceneggiatore, il disegno interpreta le descrizioni dello sceneggiatore per trasmettere al pubblico la propria visione della storia. L’occhio del lettore segue quindi la narrazione guardando i disegni e leggendo i dialoghi.

Per rendersi conto dell’importanza del disegno e del suo ruolo nella narrazione basta condurre un semplice esperimento: prendete un fumetto che non conoscete e cominciate a leggerlo sforzandovi di non guardare i disegni, limitandovi a leggere dialoghi e didascalie. Non tutta la storia vi sarà comprensibile, molti aspetti vi sfuggiranno, magari alcuni persino senza che ve ne accorgiate. Se non è così, allora non state leggendo un vero fumetto, ma un romanzo mancato.

Ma fin qua, soprattutto per chi legge fumetti da una vita, ho detto principalmente banalità da introduzione a un manuale per principianti. Tutti sappiamo che il fumetto racconta attraverso immagini e testi, giusto? Ma quando all’inizio affermavo che il disegnatore contribuisce alla narrazione, non mi riferivo semplicemente al fatto che il nostro prezioso collaboratore disegni quanto descritto nella sceneggiatura, ma soprattutto al come lo disegnerà. Perché è qua che interviene la sua interpretazione, il suo apporto creativo. date la stessa scena da disegnare a dieci artisti diversi e avrete dieci scene differenti. Calate all’interno della storia, vi accorgerete che alcune funzionano meglio, altre meno. Qualcuna non funziona per nulla e altre filano che è una meraviglia. E questo nonostante i dieci disegnatori siano tutti bravissimi. Ma sono persone diverse e ognuno di loro visualizzerà in maniera diversa la vostra sceneggiatura. E la visualizzerà diversamente anche da come l’avevate immaginata voi. Qualche volta lasciandovi insoddisfatti, altre volte sorprendendovi perché non immaginavate che potesse venire così bene.

È semplice scrivere “John (o Giovanni, se preferite!) corre nel vicolo scuro“. Già mentre leggete questa frase, ognuno di voi si sarà immaginato un’istantanea diversa rispetto agli altri. E così farà il disegnatore che dovrà visualizzarla. Qualcuno si sarà immaginato una certa atmosfera, con giochi di luci e ombre espressionisti, altri daranno più risalto alla figura in movimento, qualcuno si concentrerà sull’espressione di John/Giovanni contratta per lo sforzo, altri penseranno che si debba mettere in risalto i dettagli che ben renderanno l’idea di un sudicio vicolo (bidoni della spazzatura, graffiti sui muri, un barbone che dorme coperto di giornali ai lati). Poi ci sarà chi inquadrerà la scena dall’alto, chi dal basso, chi perfettamente frontale o dilato… Le combinazioni sono numerose e nessuna di queste, presa singolarmente, è giusta o sbagliata. Dipende da cosa stiamo raccontando e quindi da che cosa è importante sottolineare nell’immagine. Possiamo anche suggerirlo al disegnatore, ma poi sarà lui a visualizzare la scena, sarà lui a determinare quali sensazioni verranno trasmesse al lettore. Per questo è importante che il disegnatore sappia che cosa stiamo raccontando. Non importa se si tratti di un novello Raffaello e la scena è realizzata con maestria, se non ha colto il senso della narrazione, la vignetta non funzionerà. E se le vignette non funzionano, la storia può anche essere la nuova Divina Commedia, ma alla maggior parte dei lettori sembrerà, nella migliore delle ipotesi, senza infamia e senza lode.
Se di certi fumetti si parla ancora dopo decenni dalla loro realizzazione, non è merito solo di chi li ha scritti, ma anche di chi ha saputo interpretare nel modo giusto il testo alla base. Sostenere che un disegnatore è semplicemente colui che segue le indicazioni dello sceneggiatore equivale ad affermare che il regista di un film non fa altro che decidere dove piazzare la macchina da presa.

Per questo l’intesa fra sceneggiatore e disegnatore è fondamentale nella realizzazione di un fumetto. Quando sembra che uno sceneggiatore scriva le sue storie migliori per determinati disegnatori, la verità è che sono quei disegnatori a interpretare nel migliore dei modi le sue sceneggiature. Le stesse storie disegnate da altri non sarebbero altrettanto efficaci.

L’ESEMPIO

Nelle tavole qua sotto (tratte dalle prove per Jonathan Steele realizzate da vari disegnatori nel 1999) potete vedere la stessa scena resa da persone diverse (nell’ordine, Giuseppe Di Bernardo e Jacopo Brandi, David Messina, Andrea Accardi e Antonio Sarchione). La sceneggiatura era la stessa per tutti, ma ognuno di loro l’ha interpretata a suo modo.

 

Clicca per commentare

Rispondi

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *