Da febbraio 2020 è disponibile per i tipi del gruppo Dynit una nuova uscita della collana Showcase, seguita dalla curatrice Asuka Ozumi. Si tratta de L’Amante (titolo originale: L’Amant: Koibito) della mangaka Kan Takahama, che va ad adattare l’omonimo romanzo di Marguerite Duras. È la terza opera della fumettista tradotta da Dynit, dopo L’Ultimo volo della farfalla e Il gusto di Emma, e va in questo caso a confrontarsi con un’opera letteraria importante che, in qualche modo, forma un ponte tra oriente e occidente.
La Duras infatti aveva esordito in ambito letterario nel 1942 col suo romanzo Gli impudenti, conquistando la fama nel 1950 con Una diga sul Pacifico e, in campo cinematografico, con la sceneggiatura di Hiroshima Mon Amour (1959) di Resnais. Influenzata da Hemingway e apprezzata dai neorealisti italiani, la Duras era cresciuta in Indocina: e proprio di questa sua tarda adolescenza indocinese parla ne L’amante, pubblicato nel 1984. L’opera ha un enorme successo, anche per la particolare, conflittuale storia d’amore che è al suo centro: vinse in quell’anno il Premio Goncourt, e nel 1992 divenne un film per la regia di Annaud.
L’adattamento inizia con la Duras anziana, nella Parigi del 1982, che va col pensiero alla sua adolescenza. Da qui inizia il lungo flashback nell’Indocina del 1930, dove si sviluppa tutta l’opera.
La Takahama compie una scelta originale nell’interpretazione della vicenda. Infatti, benché il suo tratto risponda allo stile del manga (naturalmente in una declinazione elegante e personale), il montaggio di tavola adottato è di stampo occidentale. Mancano ad esempio tavole “non ortogonali” nel confine tra vignette, e anche il montaggio della closure è più vicino agli stilemi occidentali, utilizzando poco i passaggi “da momento a momento” o “da aspetto ad aspetto” tipici del fumetto nipponico (come dimostra Scott McCloud nella sua celebre disamina in Capire il fumetto). In questo modo l’autrice crea un singolare equilibrio tra i due mondi, oriente e occidente, che si incontravano già nell’opera originaria. L’uso del colore – non così consueto nel fumetto giapponese tradizionale – viene ad avere un ruolo forte: l’alternarsi di luci calde e fredde, evocate con cromatismi delicati e soffusi, si accompagna bene agli altalenanti stati d’animo della protagonista e dei comprimari (senza tuttavia eccessivi didascalismi metaforici).
Il focus dell’opera è sull’emotività dei personaggi, che si trasmette anche agli ambienti che, qui, hanno il principale scopo di riflettere tali sensazioni. La Takahama ha svolto al proposito un significativo lavoro di documentazione, con un viaggio in Vietnam dove ha indagato gli spazi che hanno ospitato la vicenda. Un lavoro che rivela un profondo scavo psicologico su un’opera che ha un rilievo significativo per la cultura orientale nel suo rapporto con l’occidente, anche per il Giappone (dove la Duras è conosciuta per la sua lettura di Hiroshima nel film di Resnais, di nuovo letta tramite una storia d’amore, in questo caso [anticipato] tra un giapponese e una francese).
Nella postfazione, Francesca Scotti, scrittrice italiana esperta dei rapporti tra Italia e Giappone, sottolinea l’importanza del sensuale ma poetico disegno dei corpi, che diviene un correlativo oggettivo della scrittura della Duras, sospesa nella medesima leggerezza. Una scrittura “fatta anche di silenzi, di non detti, capace di attingere direttamente alla fonte del sentire, o di trarne un distillato: una scrittura che gioca nel tempo e con il tempo, come dimostra l’esistenza di questo volume”.
Un intenso parallelo, dunque, tra la scrittura originaria e il disegno che la interpreta, che costituisce il punto di interesse di questa graphic novel, nella mediazione tra letteratura occidentale e manga che viene a istituire.
Abbiamo parlato di:
L’amante (dal romanzo di Marguerite Duras)
Kan Takahama
Traduzione di Asuka Ozumi
Dynit Edizioni, 2019
164 pagine, brossurato, a colori – 19,90 €
ISBN: 9788833551074