L’allegra vita della quota rosa: sconfiggere il patriarcato è “un gioco da ragazze”

L’allegra vita della quota rosa: sconfiggere il patriarcato è “un gioco da ragazze”

Torna in libreria Lucrezia, l’alter ego di Silvia Ziche, ancora alle prese con la fatica di essere donna “tra il rosa-cliché e il rosa-stereotipo”.

coverLeggere Silvia Ziche è sempre uno spasso. È divertente, ma non perché sia comico: il sorriso che ne scaturisce è il frutto di un misto di intrattenimento umoristico, stimolazione intellettuale, godimento estetico. Impresa non facile, quella di riuscire a centrare tutti questi obiettivi, eppure Silvia Ziche ci riesce con grande naturalezza.

L’allegra vita della quota rosa è il suo ultimo lavoro, pubblicato da Feltrinelli Comics, che arriva circa a un anno di distanza dal precedente …e noi dove eravamo?, anch’esso per lo stesso editore, con il quale condivide in qualche modo il filone tematico. Si parla di donne, anzi di condizione femminile, come è facile comprendere dal titolo. Se però il primo libro affrontava la questione in maniera più organica, col pretesto della ricostruzione storica di personaggi e circostanze che hanno determinato, nel tempo, la subalternità delle donne, qui il tema invece si libera del didascalismo e si articola in aneddoti più leggeri, che rendono la lettura più scorrevole.

Protagonista è ancora una volta Lucrezia, la stralunata eroina che torna spesso sulle pagine della Ziche a raccontarci della complessità della vita moderna, specialmente per una donna. Lucrezia si muove qui attraverso una serie di quadri, non necessariamente legati l’uno all’altro, che costituiscono delle brevissime scene di una o due pagine, a volte composte da una sola vignetta, insieme ai personaggi comprimari: l’ex fidanzato pantofolaio, il padre tradizionalista, l’amica estroversa. L’intento è quello di descrivere, attraverso diversi espedienti, la giungla di luoghi comuni, stereotipi, doveri e aspettative sociali in cui le donne sono costrette a muoversi, nel disperato tentativo di mantenere una propria autentica personalità e raggiungere comunque gli obiettivi della propria autodeterminazione.

A guardarla dall’esterno, la sfilza di luoghi comuni messi alla berlina è impressionante: dal rosa, colore preferito delle donne, all’interesse per la cucina, dal modello imposto di donna rassicurante a quello, quasi contrastante, di donna – supereroina che deve salvare se stessa ma anche sostituirsi agli uomini in molte circostanze.

Ziche riesce molto bene nell’intento, sfruttando la verve comica che la contraddistingue e riuscendo a rendere davvero divertenti alcune circostanze che, in realtà, corrispondono a vissuti difficili  e finanche tragici. Da notare che queste tavole sono state composte dopo la nascita del movimentopagina MeToo, che ha denunciato innumerevoli casi di violenze e abusi psicologici e materiali sulle donne in tutto il mondo. Dal dibattito che ne è seguito (e anche dai vari procedimenti legali che ne sono scaturiti), la posizione maschile ha subito dei contraccolpi e l’approccio degli uomini verso il mondo femminile si è fatto più confuso.  Anche questo viene sottolineato e sfruttato narrativamente mediante i personaggi maschili. Luca, l’ex di Lucrezia che ancora dorme sul suo divano, è il simbolo dell’uomo inetto (nonostante le sue pretese di infallibilità) e narciso, che pretende di essere gratificato e confortato per alimentare il suo labile ego. Il padre, l’uomo di altri tempi, è invece l’esempio vivente degli stereotipi della società patriarcale, inamovibile da certi pregiudizi perché su di essi fonda la propria posizione dominante. E poi i corteggiatori, i collaboratori di lavoro, e chiunque proietti sulle donne delle aspettative totalmente arbitrarie e anacronistiche.

Non manca però, e non potrebbe essere altrimenti, la feroce autocritica verso le donne stesse, messe alla berlina in alcuni tratti ricorrenti della personalità: il senso di inadeguatezza, la frustrazione, la mancanza di incisività, la pretesa di potere e sapere far di tutto e da sole e, non ultima, la colpa di aver comunque introiettato fino a farli inconsciamente propri alcuni dei modelli patriarcali più fastidiosi, ad esempio la dicotomia uomo grande e potente – donna piccola e sottomessa.

In definitiva, ciò che rende L’allegra vita della quota rosa una lettura davvero spassosa è che non c’è una morale e nessuna delle due parti, maschile e femminile, ne esce vincente. Le gag si susseguono con grande levità, fino a darci la netta percezione che l’uscita dal patriarcato è un cammino lungo e difficile, che nessuno dei due sessi può e deve compiere da solo, perché non c’è emancipazione femminile senza l’affrancamento, da parte degli uomini, da molti modelli precostituiti sia di pensiero che di società.

C’è un bizzarro particolare da notare nelle vignette: sulla battuta clou di ognuna delle piccole storie, entra in campo, ai piedi dei personaggi, una bomba a mano; il senso di questo espediente grafico lo capiremo verso la fine del libro. La granata viene utilizzata come icona di ogni luogo comune, stereotipo, falso giudizio con cui Lucrezia è costretta a confrontarsi;  ma sono strumenti destinati ad esplodere, proprio come la bomba, cosa che puntualmente accade a pagina 104: «“Se in un romanzo compare una pistola, bisogna che spari”, diceva Anton Čechov. E così, se nella vita di una donna compaiono pregiudizi, aspettative anacronistiche e ruoli stereotipati, è possibile, è probabile, che prima o poi esplodano».

Per il resto, il disegno della Ziche è quello che conosciamo: semplice graficamente ma ricchissimo nella caratterizzazione dei volti, delle espressioni, delle fisionomie dei personaggi e per questo sempre gradevole per chiunque apprezzi lo stile caricaturale e umoristico.

vignettaIl libro si conclude con una breve bibliografia ragionata di saggi sulla questione femminile, per chi volesse approfondire qualche spunto, il che rende quest’albo, insieme a quello precedente, una sorta di compendio sul tema delle questioni di genere. Forse la conclusione di un ciclo, che consentirà all’autrice di muoversi verso altri temi sui quali mettere a frutto con rinnovata freschezza il suo straordinario talento.

A voler trovare un punto debole, la mancanza di una storia unitaria genera una sorta di frammentarietà; d’altro canto, questa può anche essere una forza, per un albo che ha il dichiarato intento di intrattenere, perché consente una lettura a episodi senza per questo perdere il suo valore. Quel che è certo è che la maggior parte delle lettrici non potranno che identificarsi con Lucrezia e ridere delle sue disavventure e, perché no, anche di se stesse.
E gli uomini? Hanno senza dubbio di che divertirsi (e riflettere) anche loro. Ad ogni modo, l’incertezza è presto risolta: come dice la stessa Ziche, «In Italia il 47,1% delle donne legge, contro il 34,5% degli uomini».

Abbiamo parlato di:
L’allegra vita della quota rosa
Silvia Ziche
Feltrinelli Comics, 2019
128 pagine, brossurato, bianco e nero – 16,00 €
ISBN: 9788807550294

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