Tra le recenti rivelazioni del fumetto italiano, Fumettibrutti, ovvero Josephine Yole Signorelli, è indubbiamente una di quelle che ha fatto maggiormente discutere. Emersa come molti nuovi autori sui social, ha vinto il premio come miglior esordiente al Comicon di Napoli del 2018 con Romanzo esplicito, il suo esordio in libreria, sempre per Feltrinelli Comics.
In questa prima opera, già di stampo autobiografico, il segno minimalista serviva a narrare dei temi tutto sommato ormai diffusi nella new wave del fumetto italiano: il sesso occasionale, l’uso di droghe, il disagio giovanile, l’assenza di prospettive della provincia italiana. L’autrice si distingueva tuttavia per la schiettezza del racconto, accentuata anche da questo segno sporco e abbozzato, che si presentava come correlativo oggettivo della situazione descritta.
In questo secondo romanzo a fumetti ritorna l’elemento dell’autobiografia, che rimane la dimensione a cui si limita per ora il lavoro dell’autrice. Il tema è più specifico e più significativo: la propria storia di adolescente trans nella provincia italiana degli anni zero, come dichiarato apertamente fin tal titolo. Se il primo romanzo poteva far pensare ai temi di Melissa P., autrice di Cento colpi di spazzola prima di andare a letto, caso letterario del 2003 che aveva mostrato il tumultuoso mondo della sessualità giovanile, qui P. è invece l’identità maschile del protagonista, prima della trasmutazione in Yole. Appare significativa la mascheratura del nome, che non appare nemmeno all’interno dell’opera. Usualmente, infatti, le persone trans non gradiscono venga utilizzato quello che viene definito il loro deadname, durante o dopo la transizione, per una questione identitaria.
Il segno è quello consueto della Signorelli: anzi, il segno grezzo del “fumetto brutto” sembra essere ancora più accentuato, in parallelo alla crudezza angosciosa di alcune delle situazioni presentate. La griglia adottata è semplice, basata su quattro vignette “a croce” che spesso divengono due o tre riquadri soltanto, quando non una splash page a sottolineare i passaggi più significativi della narrazione, per influsso anche del linguaggio del webcomic da cui l’autrice proviene.
Il colore gioca su una semplice contrapposizione del giallo per le situazioni diurne, il viola per quelle notturne, con valenza anche emotiva. I due complementari sono usati a campiture piene, senza sfumato tonale, coerentemente col segno scarno di cui si è detto. Le eventuali sfumature rispetto al contrapporsi di bianco, colore e nero sono ottenute con l’uso della retinatura, come già nelle opere precedenti.
La strutturazione appare nel complesso più evoluta rispetto all’opera di esordio: pur formando un testo a suo modo unitario (evocato anche dal titolo scelto), Romanzo esplicito saldava una serie di flashback, ricordi, riflessioni della protagonista in modo caotico. Una tipologia di narrazione coerente con il contenuto disordinato del vissuto raccontato, ma forse anche connesso all’assemblaggio di storie brevi presentate precedentemente online. In questo caso, invece, la narrazione ha una struttura più unitaria, pur mantenendo un certo procedere episodico, frammentario, che si pone così come scelta stilistica. La ripetizione quasi identica di situazioni senza particolari variazioni fino ad una conclusione piuttosto spezzata può essere a sua volta letta come espressione della stancante, circolare vuotezza di una certa provincia profonda italiana.
Il punto di forza dell’opera sta probabilmente proprio nel taglio estremamente personale scelto per affrontare la tematica – relativamente nuova rispetto al fumetto italiano: un racconto che non si pretende paradigmatico, ma che parte da un’esperienza profondamente personale e, al tempo stesso, pur rifiutando un taglio programmatico, apre la strada per altre possibili narrazioni sul tema, anche con stili differenti.
Abbiamo parlato di:
P, la mia adolescenza trans
Fumettibrutti
Feltrinelli Comics, settembre 2019
208 pagine, brossurato, colori – 18,00 €
ISBN: 9788807550348