Con il terzo volume uscito nell’inverno 2024 per Coconino Press si conclude anche in Italia la nuova trilogia di Charles Burns, Labirinti. Nel corso dei tre episodi, Burns ci racconta alcuni episodi della vita di Brian, ragazzo schivo e introverso che trova nel disegnare e nel girare cortometraggi amatoriali la sua realizzazione e dimensione personale, di Laurie, una ragazza bella, dolce e disinvolta, ma anche in preda a molti dubbi, che ben presto diventa l’interesse sentimentale e artistico di Brian, e del loro gruppo di amici. Burns li segue a distanza ravvicinata nelle loro interazioni, che si sviluppano tutte attorno ad alcune escursioni nella foresta necessarie per la realizzazione di un cortometraggio ideato dallo stesso Brian.
Dopo aver esplorato i traumi rimossi di una relazione finita nel peggiore dei modi nella trilogia di X’Ed Out, Labirinti rappresenta al tempo stesso un ritorno alle origini e una conferma di nuove scelte creative per Burns. Le problematiche esplorate nelle interazioni tra i personaggi, le difficoltà relazionali e la depressione serpeggiante di Brian, i dubbi (di orientamento sessuale, ma non solo) di Laurie, le insicurezze di Tina mascherate da un carattere esuberante, fino all’ambientazione silvicola rimandano a temi e luoghi esplorati in Black Hole, capolavoro del racconto adolescenziale di fine anni ’90. Pur cambiando le età dei protagonisti, ampiamente post-adolescenti, l’indagine di Burns si sofferma su temi a lui ben noti e già ampiamente sviscerati.
Quello che cambia è il modo in cui queste problematiche vengono raccontate, meno metaforico e ben più esplicito rispetto ai precedenti lavori: la voce narrante delle didascalie passa da Brian a Laurie in maniera mai annunciata, ma chiara dal cambio di stile, e esplora in maniera diretta i loro pensieri seguendoli in labirinti creati non solo da dubbi e paure tipiche di quell’età, ma anche vere e proprie ossessioni e alienazioni. In questo senso, Burns conferma la sua bravura nel costruire narrazioni ricche di tensione e di una strisciante inquietudine anche quando si parla di cose piuttosto normali.
Al tempo stesso, Labirinti appare come un piccolo passo indietro nel suo percorso tematico, una fossilizzazione su alcuni elementi già esplorati in passato. Questa sensazione è rafforzata da uno sguardo dal sapore lievemente nostalgico con cui Burns ammanta il racconto: la passione di Brian per la realizzazione di cortometraggi, spesso con effetti speciali fatti in casa, e per film d’epoca, sembra riflettere un elemento fortemente autobiografico dell’autore, che appare qui più tenero e meno weird nella narrazione rispetto al suo solito, strappando in un certo senso il racconto a una connotazione temporale definita e lasciandolo galleggiare in un’atmosfera trasognata e senza tempo.
I riferimenti sono al cinema degli anni ’50, e la citazione diretta a L’ultimo spettacolo, un film che era esso stesso metafora del passaggio dall’età adolescente a quella adulta del cinema, diventa quindi manifesto del racconto stesso, dell’esperienza di Brian e forse dell’autore stesso.
Il carattere più weird dei racconti di Burns, che pure appare in alcuni passaggi dei testi, si ritrova però soprattutto nella sua arte, che nel formato francese trova la sua magnificazione: le pause del racconto e gli sguardi vacui di Brian, le prospettive di tre quarti con cui è inquadrata Laurie, le ombre nette proiettate sui volti dei personaggi, le prospettive paesaggistiche concorrono tutte a creare un’atmosfera inquietante e straniante, che sconfina in alcuni momenti (soprattutto nel primo volume) in una dimensione da incubo lucido, in cui fantasie e realtà si mescolano (anche grazie al gioco cinematografico) e fanno ben capire lo stato d’animo del protagonista e dei suoi meccanismi mentali.
Sebbene nel corso dei volumi questi sconfinamenti si facciano sempre più rarefatti, la sensazione di ansia aliena e inafferrabile viene trasferita sul paesaggio, sfruttando anche qui il gioco di specchi tra creazioni mentali e realtà: in particolare, i motivi con cui sono disegnate le pietre dei sentieri percorsi dai ragazzi ricordano quelle che Brian ha immaginato per le creature aliene del suo film. Con un piccolo, semplice trasferimento di immagini, Charles Burns riesce così a trasformare una situazione normale in qualcosa di sottilmente terrificante, a trasformare silenzi e attese in momenti di pathos e di grande tensione.
Anche per questo, nonostante una certa fissazione su alcuni temi, che crea quindi un (forse) inconsapevole gioco di riflessi tra protagonista e autore e porta a chiedersi quali altre strade Burns voglia percorrere, la trilogia di Labirinti lascia dietro di sé tante suggestioni, tanti momenti di grande racconto a fumetti che confermano l’autore come uno dei migliori quando si tratta di raccontare quel mondo di mezzo tra adolescenza e età adulta.
Abbiamo parlato di:
Labirinti
Charles Burns
Traduzione di Leonardo Rizzi
Coconino Press, 2021-2024
68 pagine cad., cartonato, a colori – 20,00 € cad.
ISBN:
9788876185601 (vol.1)
9788876185939 (vol.2)
9788876187001 (vol.3)
“Labirinti”: Charles Burns tra adolescenza e ossessione
Nella sua più recente trilogia l'autore cult statunitense continua a parlare di temi ed ossessioni a lui care.
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