La trasparenza prima di tutto: intervista a Simon Hanselmann

La trasparenza prima di tutto: intervista a Simon Hanselmann

A Lucca Comics & Games abbiamo intervistato Simon Hanselmann, autore e ospite di Coconino Press, per parlare della sua vita, della sua carriera e di Bad Gateway, suo ultimo libro.

A Lucca Comics & Games abbiamo intervistato Simon Hanselmann, autore australiano indie molto seguito a livello mondiale, che negli Stati Uniti si muove tra webcomic, autoproduzioni e Fantagraphics. In Italia tutte le sue opere sono pubblicate da Coconino Press.

Ciao Simon e grazie per la tua disponibilità. Hai più volte detto che Megg e Mogg è una serie basata sulla tua esperienza personale e influenzata dalle sit-com, ma con droga e autolesionismo. Tuttavia nei tuoi fumetti ci sono anche momenti più seri e toccanti. Perché hai deciso di raccontare queste esperienze?
Sono uno di quegli scrittori a cui viene difficile inventare, per cui disegno la vita reale, così come fanno molti altri, ad eccezione di George R. R. Martin, che vive in un fantasy medievale con i draghi, o gli scrittori di fantascienza, che sognano di essere rapiti dagli alieni. Prima di Megg e Mogg stavo lavorando su un libro di circa 300 pagine, una sorta di dramma familiare ambientato in una piccola città alla Twin Peaks. Aveva molti temi simili a Megg e Mogg: l’abuso di droghe, il cross dressing, la tristezza, la depressione, che sono poi tutti confluiti nella mia serie, una sit-com su due compagni di stanza. Penso che Megg e Mogg era più comico quando è cominciato, poi ha preso una piega drammatica. È l’unica cosa che potevo fare, vedevo solo drogati e tipi strambi in Tasmania. Scrivere sulla mia vita e sui miei amici è l’unico colpo che ho in canna. La serie può sembrare sciocca, ma riguarda la vita reale, davvero. Riguarda l’esistenza, svegliarsi tutte le mattine e dire: “Fanculo, cazzo”.

I tuoi personaggi non sono né positivi né negativi, sembrano semplicemente inermi e privi di volontà, inevitabilmente umani. Spesso i loro atti insensati sono spinti dalla noia e dall’esibizionismo. Hanno in realtà dei sogni o delle aspettative?
Gufo le ha assolutamente, nel gruppo è il tipo con più aspirazioni. Vuole avere un buon lavoro, una casa pulita e inserirsi nella società. Ma alla fine tutti vogliono qualcosa, soprattutto vogliono essere felici. La vita è dura e loro sono rimasti bloccati nell’abuso di droghe, che li ha trasformati in tipi poco raccomandabili. Sono tutti annoiati e si torturano a vicenda. Penso sia una cosa che dà speranza comunque, poiché penso che i lettori vogliono il meglio per i personaggi. I miei libri sono stati tradotti in molte lingue e le persone sparse nel mondo mi hanno spesso detto che i miei personaggi li hanno aiutati nelle loro vite. Penso che possano diventare tuoi amici, ti crei pian piano una tua idea su di loro, conoscendo di volta in volta diversi aspetti del loro comportamento, proprio come si fa nella vita reale. Megg potrebbe cambiare, mentre Gufo per ora è off screen, ma forse in futuro si vedranno altre avventure dove la sua vita è normale.

In Bad Gateway gli eventi e le tematiche prendono una svolta imprevista. Cosa è cambiato in te, e nei tuoi personaggi, tra il libro precedente e questo?
La mia vita è cambiata totalmente. Mi sono sposato, mi sono trasferito in America, sono meno animale da party e più vicino all’inferno. Ma per i personaggi è cambiato anche di più. Gufo se n’è andato, Megg e Mogg sono molto sfasati e incasinati e Werewolf Jones si è trasferito da loro. Nel nuovo libro (oh mio dio, sono obbligato a dire “spoiler”) Megg è andata da sua madre, cercando di affrontare il suo futuro e l’abuso di droghe di sua madre. Ho preso consciamente la decisione di cambiare le cose, perché sentivo che molte persone stavano trovando noioso il mio lavoro. Ci sono stati due precedenti libri in Italia e tre negli USA, ma era sempre la stessa merda. Ho impiegato cinque anni a realizzare il sequel di Megahex per diversi motivi: il mio committente, che mi doveva diecimila dollari, si è suicidato e mi sono ritrovato a lavorare per Vice. Non volevo fare Bad Gateway per Vice, non volevo raccontare quella storia in quel tipo di serializzazione, così sono stato costretto a fare quelle strisce un po’ stupide dove si prendono gioco di Gufo, ovvero la stessa merda di sempre. Stava diventando noioso. In Bad Gateway ho cambiato formula, distruggendo tutto quanto in modo da poter ricostruire nel prossimo libro. Questo è un ponte tra il vecchio Megg e Mogg e il nuovo Megg e Mogg.

“Bad gateway” in inglese significa prendere una cattiva strada e può essere collegato all’espressione “gateway drug”, ovvero “droga di passaggio”. Noto un’interessante connessione tra le due espressioni nel contesto del tua opera, dando un significato unico al libro. Cosa ne pensi a riguardo?
È un’osservazione acuta. La “cattiva strada” è soltanto un errore, come l’errore di un computer, un errore nella testa delle persone, visto che le persone sono essenzialmente computer. In realtà non ho pensato io il titolo, l’ha fatto il mio migliore amico HTML Flowers, che mi aiuta anche a scrivere ogni tanto (lui aiuta me e io aiuto lui). Bad Gateway era il titolo di una fanzine che volevamo pubblicare, ma poi ho pensato: “Potrebbe essere un buon titolo per il mio libro, lo userò”. Faccio schifo con i titoli, così li lascio fare a Flowers mentre io penso ai significati presuntuosi che si nascondono dietro. È interessante che non sia stato tradotto in Italia, è una cosa buona. In spagnolo è qualcosa tipo “El mal camino”, che significa appunto “la cattiva strada”. In Francia l’hanno chiamato “Winter Trauma” che non è nemmeno francese, hanno usato un diverso titolo in inglese. La storia poi non è nemmeno ambientata in inverno, non c’è la neve, non fa freddo, nessuno indossa coperte o sciarpe. Disorienta molto il possibile lettore.

In un mondo dove impera il politically correct, i tuoi fumetti fanno sempre scalpore. Hai paura che un giorno i tuoi lavori possano essere censurati e cosa pensi della censura in generale?
Ho sperimentato queste situazioni in America. Il panorama fumettistico negli Stati Uniti è completamente orientato a sinistra a livello politico. Nell’arte però non c’è nessuna abilità. Se fai un libro bellissimo non vincerà nessun premio, ma se fai un libro politicamente schierato allora i critici diranno “Che bel libro, complimenti (applauso)”. Questo mi fa incazzare. Non sono di sinistra o robe simili, sono liberale, ma l’estremismo del politicamente corretto è una stronzata. Io scrivo le mie esperienze, qualcuno potrebbe sentirsi offeso e dire che non posso dire quello che dico, ma a quelle persone sento di doverle mandare a fanculo. Fanculo loro, fanculo questi stupidi idioti. Mi fanno davvero incazzare. Credo in alcune cose che dicono, ma spesso sono troppo aggressivi. Le persone mi hanno insultato, in passato, quando ho fatto cross dressing ed è fottutamente assurdo, ma sono diretto e me frego di queste stronzate. Megg e Mogg potrebbero essere censurati ma devo solo provarci, cazzo, devono solo provarci. Possono farlo, ma io non sono censurabile. Che si attacchino alle loro pistole e facciano ciò che devono. Si possono fottere tutti.

Molti hanno criticato le tue esternazioni sul gender e la tua volontà di fare cross dressing, ritenendo tutto quanto un modo per rinforzare il personaggio che ti sei costruito o per farti pubblicità. In realtà secondo me sei semplicemente te stesso e i tuoi fumetti lo dimostrano. Cosa ne pensi dell’hating? Quando ti senti attaccato così ingiustificatamente cosa fai, disegni o tutt’altro?
Ovviamente non amo l’hate speech, quella vera e propria è terribile. Quando mi vesto da donna per alcuni festival del fumetto qualcuna pensa che è qualcosa che faccio per vendere, ma sono a mio agio sia nei panni di un uomo che di una donna. Non penso sia un grosso problema, anche quando lavoro. Io lavoro sempre, tutti i giorni, ma non sento sempre la necessità di vestirmi da donna. Quando lavoro sono uno scheletro, solo carne e ossa. È la vanita la causa. Non importa cosa indossiamo, per cui io indosso quello che mi pare. Mi piace essere trasandato. Le donne devono sempre truccarsi di tutto punto, essere perfette, ma vorrebbero andare in giro in mutande. Il fatto che le donne debbano seguire degli standard di bellezza è davvero tossico. Penso che Megg e Mogg sia molto queer, un fumetto progressista. Molti personaggi trans nei fumetti sembrano le migliori persone del mondo, ma sono solo stronzate. Nel mondo reale alcuni sono degli coglioni e altri dei veri pezzi di merda, così ho provato a scrivere personaggi realistici che a volte possono essere problematici, perché penso sia la realtà dei fatti. Non ho creato un lavoro progressista di proposito, mi è venuto spontaneamente, in modo naturale. Spero per il futuro che le persone siano loro stesse smettendo di preoccuparsi. Ho incontrato persone di destra in America che venivano da me durante le fiere dicendomi: “Quello che fai è disgustoso, i tuoi personaggi fanno schifo”. Però, dopo aver provato a leggere il libro, hanno empatizzato con i personaggi e io mi sono sentito meglio verso le persone queer e i tossici. Come ho detto prima, voglio costruire un ponte per riprovare a rendere le persone più tolleranti.

Intervista rilasciata dal vivo a Lucca Comics & Games 2019

Simon Hanselmann

Simon Hanselmann è nato in Tasmania. Ha raccontato e disegnato storie a fumetti fin da bambino. Poi ha cominciato a postare le avventure a strisce della strega Megg e dei suoi amici sulla sua pagina Tumblr “Girl Mountain”, ottenendo un successo sempre crescente di pubblico e suscitando l’attenzione di Fantagraphics, il re degli editori indipendenti Usa, che ha raccolto le storie web di Hanselmann nell’antologia Megahex. Hanselmann ha avuto una nomination per i prestigiosi Premi Ignatz. Ama travestirsi da donna: si dice “felice nonostante qualche attacco di panico, e da sempre confuso riguardo all’identità sessuale”.

Clicca per commentare

Rispondi

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *