Sempre più frequentemente la nostra società si sta rendendo conto di quanti luoghi comuni e abitudini abbiano dato vita a vere e proprie aspettative sociali, il cui peso grava in maniera poco salutare sulla sfera emotiva e psicologica di ciascuno di noi. Ci sono ruoli e circostanze su cui è ormai costruita un’immagine talmente granitica di ciò che dovresti essere quando ti coinvolgono, che qualsiasi elemento te ne faccia discostare, anche di poco, alimenta disagi e crisi personali.
L’immagine ideale di maternità, per una donna, è uno dei costrutti sociali tra i più radicati e pervasivi, le cui conseguenze continuano a inquinare tutte le discussioni che coinvolgono argomenti che ne sono sfiorati (famiglia omogenitoriale, aborto, autodeterminazione della donna, etc.). Il suo impatto però non si limita a quello sociale, e lo sanno bene Sophie Adriansen, che si occupa dei testi, e Mathou, ai disegni, che con la maternità e le aspettative disilluse hanno avuto a che fare in prima persona, traducendo parte della loro esperienza nella graphic novel La Sostituta.
Tutto si basa su un semplice binomio dato per assodato: parto = istinto materno. Ci viene raccontato di continuo l’esistenza di questa forma di quasi magia, per cui, nel momento stesso in cui il neonato viene appoggiato sul petto della madre, scocca una sorta di colpo di fulmine che non solo scatena l’esplosione di un amore incondizionato, ma consegna alla madre, per infusione, immediate capacità e conoscenze esatte sul suo ruolo di genitore. Che l’esperienza del parto e delle sue conseguenze – come un protrarsi di dolori di vario genere o difficoltà nell’allattamento – possano scombinare la puerpera, che possa ritrovarsi magari con la necessità di un certo lasso di tempo per superare quello che di fatto è stato un evento traumatico prima di sviluppare un pieno legame con il nascituro o che abbia qualche difficoltà o impaccio nel suo rapporto con le necessità del neonato, diventa immediatamente sintomo di inadeguatezza e senso di colpa. La società sembra chiedere che la donna e la sua personalità (e di conseguenza tutti i suoi bisogni ed esigenze) scompaiano e si annullino a favore del ruolo della “mamma”. Ecco allora che Marketa, la protagonista del racconto, sviluppa l’immagine e il desiderio di una “sostituta”, una proiezione alternativa di sé stessa che incarni, con un dolce sorriso sempre sul volto, gli ideali e le capacità che la società pretende lei possieda e abbia sviluppato.
Il tratto essenziale e i colori di Mathou sacrificano frequentemente il bisogno di sfondi per concentrarsi sulle figure umane, dove pochi segni si fanno carico con efficacia di rappresentare la gamma emotiva e dai cambi repentini della protagonista, tanto quanto possano essere impietose le conseguenze della maternità sul suo corpo.
Allo stesso modo la semplicità si applica alla narrazione, messa in scena con una gabbia regolare su tre strisce con qualche splash page e che usa di frequente vignette o tavole scontornate, che ci porta accanto alla protagonista per viverne la collezione di situazioni estremamente quotidiane e intime con cui deve confrontarsi nel corso dei primi mesi di vita della sua bambina e nel suo mondo interiore, fatto di dubbi, paure e aspettative frustrate. Non manca l’uso di qualche metafora visiva, come la stessa sostituta che appare come una sorta di spettro definita solo dai suoi contorni in monocromia o la rappresentazione del corpo di Marketa dopo il parto come lo scenario di un campo di battaglia, ma in generale primi piani e piani medi riescono a rivelarsi più che sufficienti per esprimere con grande immediatezza tutto il necessario.
Semplicità, chiarezza e immersione sono gli strumenti con cui questo fumetto mette in crisi la mitizzazione del parto e della maternità, permettendo di riconoscere non solo la possibilità di un’ampia gamma di emozioni e di debolezze estremamente umane distanti dalla narrazione idealizzata, ma restituendogli un’idea di “normalità”. La Sostituta è una lettura che può essere molto utile a chi sta affrontando o sta per affrontare una nuova nascita, ma anche per chiunque voglia comprendere meglio il lato umano e privato dell’esperienza e di quanto un’aspettativa sociale possa pesare sulla psiche e la sensibilità del singolo. Oltre a mostrare quanto il fumetto possa rappresentare uno strumento che al contempo riesce a raccontare e rappresentare e farsi carico di trasmettere empatia in maniera immediata ed efficace.
L’edizione di Becco Giallo è arricchita dall’introduzione di Chiara Gregori, ginecologa e sessuologa, e, in chiusura, dalle lettere di ringraziamento delle autrici, che condividono qualcosa della loro esperienza personale con la maternità e sulla genesi del libro, in cui sono sfuggiti qui e lì alcuni refusi nei balloon.
Abbiamo parlato di:
La Sostituta
Sophie Adriansen, Mathou
Traduzione di Caterina Ramonda
Becco Giallo, 2022
152 pagine, brossurato, colore – 19,00 €
ISBN: 9788833141947