La prima bomba: una storia dagli anni di piombo

La prima bomba: una storia dagli anni di piombo

Attraverso una storia che mescola noir e misteri italiani, Marco Rizzo e La Tram ricostruiscono il prima e il dopo strage di piazza Fontana.


LaPrimaBomba_Copertina12 dicembre 1969, ore 16 e 37. Nella sede della Banca Nazionale dell’Agricoltura di Piazza Fontana a Milano viene fatta esplodere un ordigno che provoca diciassette morti e decine di feriti.

È la prima bomba, l’urlo che squarcia la storia politica e sociale del nostro Paese, dando inizio al periodo buio che va sotto il nome di “anni di piombo”. Un momento fondamentale per capire i tratti principali di quella “strategia della tensione”, quello che ha dato inizio a una serie di attentati con protagonisti il terrorismo nero e parti deviate dello Stato italiano e dei servizi segreti, e che si è poi evoluto in una successione infinita di depistaggi, processi fatti e rifatti, spesso terminati nel nulla o, peggio ancora, conclusi con sentenze che non potevano essere messe in atto.

Tutti questi elementi, questi misteri che poi misteri non sono, hanno alimentato storie portate in televisione (ad esempio da Carlo Lucarelli nelle sue serie Blu Notte e Misteri Italiani), in libreria (tra gli altri, La Strage. Il Romanzo di Piazza Fontana di Vito Bruschini, oltre a un gruppo numerosissimo di saggi) e al cinema (Romanzo di una strage di Marco Tullio Giordana).

Anche i fumetti hanno dato il loro contributo a questa narrazione (Piazza Fontana di Francesco Barilli e Matteo Fenoglio) che ha avuto come duplice obbiettivo quello di esporre i fatti, di mettere in luce responsabilità e colpe, oltre che di restituire la nascita di quelle atmosfere di lotta politica violenta che hanno caratterizzato il decennio degli anni ’70.

A questa bibliografia si aggiunge oggi La Prima Bomba, scritta da Marco Rizzo e disegnata da La Tram per Feltrinelli Comics, che rappresenta una scelta interessante e per certi versi inaspettata: narrare cosa c’è stato poco prima di quella prima bomba attraverso una storia che non è graphic journalism, bensì fiction che mescola poliziesco, thriller e noir. La vicenda segue infatti il personaggio immaginario di Curzio Naso, ispettore della Buoncostume, vedovo, con un passato di militanza fascista, tormentato da una figlia ribelle vicina agli ambienti anarchici e innamorato della persona più sbagliata che si possa pensare per lui. Il suo mondo si muove intorno al commissariato di polizia di Milano, mentre quello della figlia si intreccia con la scena anarchica meneghina. Attraverso una narrazione serrata che alterna momenti intimi e personali dell’ispettore a quelli che preparano l’attentato, Marco Rizzo e La Tram realizzano una storia che racchiude in sé più livelli e raggiunge, con successo, molteplici risultati.

LaPrimaBomba_1Prima di tutto, la scelta del genere noir, oltre a essere perfettamente adatta a raccontare una vicenda così cupa e complessa, conferisce al racconto un ritmo sostenuto e coinvolgente che rende l’opera interessante non solo per i contenuti, ma anche per la forma narrativa: Rizzo e La Tram sono bravi ad alternare i vari registri del racconto, scegliendo con sapienza il modo migliore per valorizzare i momenti più importanti della storia.

Di particolare interesse è la struttura circolare della vicenda, che si apre e si chiude con una scena semplice ma di grande impatto: una doppia splash-page nera su cui si staglia l’onomatopea “BOOM”. Un sunto significativo, che racchiude il dolore delle vittime, l’ombra dei responsabili, il colore che segnerà un capitolo tragico del nostro Paese. Anche l’uso di personaggi inventati ma profondamente calati nel contesto storico crea una connessione profonda con il lettore, che si sente subito coinvolto nelle vicende di Naso prima ancora che nella vicenda puramente storica: Rizzo costruisce personaggi tridimensionali, umanamente contradditori e per questo vivi e credibili, divisi tra ideologie, doveri e desideri puramente emotivi.

L’intimità dei rapporti tra i personaggi, in particolare tra Naso, la figlia Matilde e l’amante Marianna, vengono resi con grande sensibilità dal tratto e dalle scelte compositive de La Tram: pur usando uno stile fortemente sintetico e geometrico, l’artista potentina infonde grande intensità agli scambi interpersonali, usando inquadrature ravvicinate sui volti e rallentando il ritmo narrativo per enfatizzare i singoli gesti. 

Il secondo risultato degli autori è quello di intrecciare a una vicenda di finzione una parte storica documentata e ricostruita con grande precisione. Marco Rizzo, abituato a scrivere opere giornalistiche accurate e approfondite, in cui non nasconde un carattere orgogliosamente militante, offre stralci autentici della società italiana dell’epoca, agitata da una rivoluzione culturale  sessantottina, femminista, operaia e di sinistra, a cui se ne contrappone un’altra, nascosta nei palazzi del potere (e da linee nere che ne coprono i volti) e nelle organizzazioni sovversive di destra, che va a intaccare direttamente l’integrità dei servitori dello stato più vicini ai cittadini.
Tutto questo viene mostrato prima della deflagrazione, prima dello scoppio ufficiale, in un’epoca (quella che nasce dal boom economico) che appare già segnata da violenze e depistaggi, da menzogne e attentati sfruttati per alzare il livello dello scontro.

Molti sono i personaggi storici che compaiono nel racconto: dal commissario Luigi Calabresi agli anarchici Giuseppe Pinelli e Pietro Valpreda, passando da Antonino Allegra e a numerosi terroristi neri. La ricostruzione di Rizzo restituisce così il complesso panorama sociale dell’Italia di quel periodo, un elemento storico prezioso che non appesantisce il racconto, ma lo arricchisce di informazioni e di sfumature, andando al tempo stesso ad approfondire personaggi storici controversi (a partire proprio da Calabresi) e restituendo loro quella complessità umana che viene data ai personaggi inventati.
LaPrimaBomba_2Il lavoro di documentazione dello sceneggiatore siciliano è accompagnato da un lavoro altrettanto attento de La Tram: per mantenendo un segno essenziale, fatto di linee precise e non apertamente realistico, la disegnatrice sembra riprodurre con la propria sensibilità, nel disegnare i personaggi reali, fotografie e immagini d’epoca e ricostruisce con precisione le ambientazioni storiche, dagli abiti alle automobili, catturando l’atmosfera della Milano e dell’Italia di quegli anni.

Un capitolo a parte va dedicato al colore, che conferisce all’opera un gusto davvero particolare; i pastelli stesi a campate uniformi, l’uso di colori accesi che giocano sui forti contrasti, richiamano lezioni artistiche importanti, dai Fauves a Henri Toulouse-Lautrec (in particolare nella scena intima tra Maddalena e Naso). I contrasti tra i toni acidi, che in un primo momento possono apparire come innaturali, conferiscono un’energia unica ai disegni e rimandano anzi a quell’elettricità positiva, quella forza rivoluzionaria che caratterizza la parte migliore dell’Italia di quegli anni. Il colore, quindi, è non solo elemento narrativo, capace di sottolineare cambi di ritmo e momenti di svolta, ma anche storico e di resistenza.

Un’ultima idea, anche questa ben congegnata e riuscita, è quella che trasforma il tono del fumetto da noir a giornalistico nella parte finale del volume: Rizzo sveste i panni di sceneggiatore per indossare quelli di giornalista puro, facendo una cronaca scrupolosa di quello che successe in Italia da quel “BOOM” in poi. Ma questo prezioso e minuzioso resoconto non tralascia completamente l’aspetto narrativo, che è completamente affidato a La Tram, che si sposta su un versante più illustrativo per accompagnare i testi con immagini suggestive che integrano il racconto, come ad esempio lo sfumare della censura sui volti dei responsabili della strage per rivelarli completamente, ricordandoci che nel giugno 2005 la Corte di Cassazione ha stabilito che la strage fu opera di «un gruppo eversivo costituito a Padova nell’alveo di Ordine nuovo» e «capitanato da Franco Freda e Giovanni Ventura»,.

Ed è questo l’obbiettivo ultimo di quest’opera equilibrata e intensa: riaffermare l’importanza della storia e della cronaca, del racconto che si rafforza con l’immagine. Affinché ci si ricordi che dietro le stragi degli anni di piombo non ci sono misteri, ma nomi e cognomi, responsabili veri, che hanno segnato non solo una società e uno stato, ma anche e soprattutto vite umane. Un racconto per non dimenticare, mai.

LaPrimaBomba_fine

Abbiamo parlato di:
La prima bomba
Marco Rizzo, La Tram
Feltrinelli Comics, 2020
112 pagine, brossurato, a colori – 16,00 €
ISBN: 9788807550669

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