Per il terzo anno consecutivo torna questo particolare appuntamento con il Don Camillo di ReNoir. La casa editrice infatti ha avviato, in cooperazione con Cartoon Club, una serie dedicata a un Don Camillo “noir”, collegandolo con Diabolik, di cui si riprende in questi speciali anche il formato di stampa, il classico pocket, e di conseguenza un simile stile e montaggio di tavola. Ecco quindi una terza storia “gialla”, come molte di Don Camillo, e Davide Barzi – sceneggiatore di tutto l’adattamento guareschiano a fumetti– sa sceglierne una di stringente attualità.
Poco prima del lockdown, infatti, era assurta alle cronache nazionali la vicenda di Mondovì, dove in concomitanza col Giorno della Memoria qualcuno aveva tracciato una terribile scritta antisemita sulla abitazione che fu di Lidia Rolfi, scrittrice che ha narrato i tremendi lager femminili come prigioniera politica. Ne era seguita una ondata imitativa in tutta Italia, con una giusta preoccupazione per il ritorno di una nuova “ondata nera” (vedi qui).
La diffusione del Coronavirus ha portato poi a eclissare tali cupe vicende, ma di recente, a partire dagli USA in seguito alla tristemente notoria uccisione di George Floyd, è ripresa un’ondata di vandalismo politico diverso e di segno opposto, con i monumenti ritenuti “reazionari” sfregiati quando non abbattuti. In Italia, il focus è stato su Indro Montanelli, per il suo oggettivamente grave passato coloniale. In questo caso il legame tematico è più sfumato e sicuramente non voluto, ma mostra come la riflessione sull’iconoclastia politica resta attuale al di là del momento contingente.
Venendo alla storia guareschiana: una mattina sul muro del municipio del borgo compare una svastica. Inizia la caccia al possibile autore del gesto da parte di Peppone, mentre Don Camillo – che esprime tendenzialmente il punto di vista del conservatore Guareschi – ipotizza un cretino isolato. La conclusione dell’opera, al di là della consueta ironia guareschiana che stempera con la sua consumata abilità di narratore umoristico anche i passaggi più scabrosi, rimanda a un certo tipo di “cospirazionismo” molto diffuso nella destra conservatrice a proposito degli eterni “rigurgiti fascisti”: ovvero che si tratti nella maggioranza dei casi di un “auto-attentato” comunista (i complottisti parlerebbero di una “false flag”, un “falso attentato”, con scopo in questo caso di “psy op”, “operazione psicologica” per condizionare l’elettorato). Va detto che, simmetricamente, da sinistra si è spesso pensato lo stesso del terrorismo di stampo comunista, con riferimento alla “strategia della tensione”.
Umberto Eco, esperto del tema, spiegava che non esiste “il grande complotto” ma esistono “i singoli complotti”: quindi, in qualche occasione la tesi sarà anche stata esatta, valutando caso per caso. Chiaramente, riproporre la storia oggi acquisisce un significato particolare, per il contesto detto prima.
Barzi qui mette particolarmente al centro l’elemento dell’azione, come richiesto dal gioco sul “noir”, e ciò viene ben interpretato da Lucia Gabbi, al suo esordio sul personaggio, che utilizza un segno nitido con un buon uso delle retinature, molto efficaci anche nelle scene in notturna, dove si intersecano all’uso del chiaroscuro. Scelte che, ovviamente, rispecchiano lo stile di Diabolik, come anche il montaggio (conseguenza logica del formato), basato su due striscie di una o due vignette.
La seconda storia dell’albo, Igea Marina, più distensiva, è ambientata allo storico Hotel Nettuno di Igea Marina, tra San Marino e San Mauro Pascoli. Davide Barzi e Adriano Fruch, già autori della versione a fumetti del Corrierino delle famiglie, adattano un episodio della vita di Guareschi, una turbolenta vacanza sull’Adriatico insieme alla moglie Margherita e al figlio Albertino. Fruch interpreta la vicenda con un segno che, pur restando realistico, inserisce abilmente una certa efficace deformazione umoristica, specie nella resa delle espressioni.
L’albo possiede poi come al solito un valido apparato critico con tre interviste di Axel Novelli a Lucia Gabbi, Adriano Fruch e Alberto Locatelli, autore anche quest’anno della copertina, e approfondimenti sui racconti e sulla Casa Archivio di Guareschi a Roncole Verdi.
L’aspetto più significativo resta quindi, come detto, la riproposizione di un Guareschi strettamente attuale e – almeno in parte – più problematico del solito. In questo modo, la storia conferma come Guareschi sia stato, nella sua opera, l’interprete di temi importanti e ricorrenti nel dibattito italiano, in grado di avere ancora qualcosa di dire anche oggi.
Abbiamo parlato di:
Don Camillo a fumetti. Albo speciale: La pecora nera
Davide Barzi, Lucia Gabbi, Adriano Fruch, Alberto Locatelli (copertina)
Cartoon Club, in collaborazione con ReNoir Comics, 2020
96 pagine, brossurato, bianco e nero – € 5,90