Vorrei aprire questa intervista con una breve nota persona. Nel mio percorso musicale ho incontrato la musica di Charles Mingus intorno ai 20 anni. Quella prima volta è impressa nella mia memoria per sempre. Si trattava di uno dei concerti europei insieme a Eric Dolphy. Quel giorno nacquero quindi due amori, uno per Mingus e uno per Dolphy. Fui travolto. Negli anni ho approfondito il percorso musicale di Mingus e la sua vita. Ho assorbito come profondo insegnamento personale e professionale la sfida di trovare un equilibrio tra tradizione e innovazione, tra scrittura e improvvisazione. Quando ho avuto la notizia della pubblicazione di Mingus (edito da Coconino Press-Fandango), ero molto curioso di leggerlo proprio per la complessità e la vastità dei possibili temi. Verso la conclusione del libro, ho pensato, mi è tutto un po’ più chiaro, ecco il perché di questo folle tentativo di stare in equilibrio tra gli opposti. Quindi per questo mi sento di ringraziare Flavio Massarutto e Squaz, gli autori di questa biografia a fumetti.
Avete scelto un approccio essenziale, fatto di brevi capitoli che racchiudono momenti musicali significativi e/o episodi biografici dell’autore. Vorrei quindi partire da qui, con alcune domande introduttive. Come è nata la scelta di lavorare su Charles Mingus e come vi siete incontrati per questo progetto?
Flavio Massarutto: Mingus è stato ed è uno dei miei musicisti preferiti. Ci avevo già lavorato con una storia breve disegnata da Davide Toffolo e poi pubblicata nel mio libro Assoli di china (Stampa Alternativa). Mi è capitato di ritornarci sopra e la sceneggiatura è uscita di getto, inarrestabile. Una volta fatto tutte le ricerche necessarie e le revisioni ho contattato Pasquale che ne è stato entusiasta dal primo momento.
Come avete scelto le diverse parti tematiche del libro? È una scelta che avete fatto insieme?
Squaz: Mi piacerebbe potermi prendere questo merito, ma no… l’impalcatura è tutta di Flavio, così come la scelta dei brani.
La selezione dei brani che accompagna lo scorrere del libro si configura come una playlist essenziale ma ben pensata. Naturalmente alcune scelte erano pressoché obbligate (penso a Pithecanthropus Erectus o a Fables of Faubus). Avete escluso qualcosa che inizialmente avevate intenzione di utilizzare?
FM: La scelta dei brani è consequenziale al contenuto narrativo delle scene perciò non si tratta di una lista di ascolti consigliati. Per quella ci vorrebbe un approccio saggistico che però non è quello del Fumetto. Naturalmente la rilevanza musicale, culturale e storica di alcuni brani hanno fatto sì che da quelli partissi ed è proprio il caso dei due che citi.
(Massarutto) La parte dei testi è molto sintetica. Si “parla poco” e quando accade appare decisamente finalizzato all’idea tematica che sostiene il capitolo. Questo aspetto da un lato porta la narrazione in una forma un po’ costretta, dall’altro però mi sembra abbia evitato il didascalismo e l’elenco di episodi aneddotici tipici di lavori come questo. Che obiettivi ti sei dato? Che attenzioni e preoccupazioni hanno guidato le tue scelte?
FM: Non amo l’uso delle didascalie. Né i fumetti “didattici”. Ho deciso di usare una narrazione polifonica facendo parlare direttamente, anche all’interno della stessa scena, diversi personaggi come voci narranti o con i dialoghi. Volevo che emergesse la ricchezza e la complessità della vita e della musica di Mingus. E volevo che il fumetto fosse interessante e vitale come lo è la sua musica. Ho volutamente cercato di dare il massimo rilievo al contesto sociale e culturale e alle problematiche politiche. Non la solita storia del jazzista maledetto ma quella di un intellettuale, di un artista consapevole. Ho cercato di sfruttare al massimo le potenzialità del linguaggio del fumetto, la sua capacità di essere visionario, di produrre visioni nella mente del lettore che secondo me è la sua forza più grande. Però senza il lavoro di Pasquale questo sarebbe stato impossibile. Era una sfida difficilissima. E lui è stato straordinario.
Per Squaz: la sintesi verbale lascia un grande spazio ai disegni. Conosco bene il tuo lavoro, la tua evoluzione negli anni. Mi sembra che in Mingus tu sia riuscito a fare un nuovo passo avanti. Vedo una sintesi molto efficace, una forza espressiva chiara e senza compromessi, dove riesci a sposare un certo approccio espressionista con la leggibilità. Cosa hai cercato di fare da questo punto di vista in questo libro?
S: Ho cercato soprattutto di coniugare la precisione con la passione, l’esattezza del segno con una vibrazione emotiva, un certo rigore nella ricostruzione con la visionarietà. Sotto questo profilo, il modo in cui Flavio ha strutturato il racconto mi ha agevolato molto.
Quali sfide creative hai dovuto affrontare? Quali sono stati gli aspetti più complessi?
S: Ci sono diversi cambi di registro, da un capitolo all’altro: accelerazioni, pause, cambi repentini… E dovevo tenere tutto insieme in modo organico. Poi ci sono le scene prettamente musicali e rappresentare la musica con le immagini è sempre un’impresa. C’è perfino un balletto completamente muto, a un certo punto. Insomma, le sfide sono state tante, ma il fatto che fossero sostenute dall’impianto narrativo mi ha messo a mio agio.
Flavio, ti occupi di divulgazione e approfondimenti sulla musica afroamericana, hai già realizzato storie a fumetti collaborando con altri disegnatori, ma se non sbaglio questo è il tuo primo lavoro lungo. È così? Che sfida ha rappresentato per te come autore?
FM: Sì questo è stato il lavoro più impegnativo che abbia mai fatto. Per il soggetto, perché Mingus è un mostro sacro e bisognava essere rigorosi, e poi perché la dimensione lunga del racconto ha bisogno di equilibrio, dosaggio degli ingredienti, ritmo. La difficoltà maggiore è stata cercare di rimanere creativo nella forma ma comprensibile.
Quanto e in quale modo la musica di Mingus ha influenzato direttamente la vostra scrittura? Alcune parti (in particolare il capitolo dedicato a Pithecanthropus Erectus) sono una vera e propria rappresentazione visiva del contenuto musicale. Avete definito una sceneggiatura dettagliata o si tratta di una libera interpretazione di Squaz nata durante la realizzazione?
S: Su quest’ultimo punto, devo dire che la scrittura è tutta farina del sacco di Flavio, che aveva in mente tutto nei minimi particolari. Io, da quel lato lì, sono intervenuto poco.
Come vi siete rapportati al suono in un medium che per sua natura è silenzioso?
S: Per cominciare, attraverso la successione, la disposizione e la quantità di vignette per pagina si può suggerire un ritmo. Poi c’è la melodia e ad assolvere a questa funzione normalmente ci sono i testi. Certo, quando i testi non ci sono il gioco si fa duro. Infatti, come dicevo prima, ci sono alcune parti del racconto che sono interamente mute, il che può sembrare strano. Ma bisogna considerare che il libro, in definitiva, è sulla figura di Mingus. Non solo e non tanto sulla sua musica.
(Massarutto) Il connubio tra jazz e fumetto è uno dei tuoi grandi interessi. Li hai già affrontati in due pubblicazioni per Stampa Alternativa (Assoli di China, 2011 e Il Jazz Dentro. Storia e cultura nei fumetti a ritmo di jazz, 2020). Da dove nasce questa attenzione? Che idea ti sei fatto delle possibilità che ha offerto e offre questo incontro tra fumetto e musica jazz?
FM: Il mio lavoro di ricerca e studio sul rapporto tra jazz e fumetto nasce dal fatto che queste sono le mie due grandi passioni. Poi, studiandolo, ho capito che le affinità sono molte se non altro perché nascono nello stesso contesto storico e sono, con il cinema, le forme espressive più rilevanti del Novecento e della società di massa. Come si evince dalle innumerevoli storie a fumetti che ho raccolto e raccontato il jazz si presta benissimo alla dimensione narrativa del fumetto.
Per chi non conosce ancora la figura di Mingus e non ha letto il vostro libro, quali sono a vostro avviso gli aspetti più importanti che rendono ancora attuale questo personaggio?
FM: In una tavola del libro ho voluto inserire il romanzo Martin Eden di Jack London. Martin Eden è l’archetipo dell’uomo in lotta per l’affermazione di sé. È la forza della Vita e la necessità della Vita. Mingus per me è come Martin Eden.
S: La forza credo stia nel fatto che la sua parabola umana e artistica non presta il fianco a una morale consolatoria, non permette una facile retorica né di fare del vittimismo. Dunque, in tempi come quelli che stiamo vivendo può ancora dirci tantissimo e offrire sprazzi di verità.Come accennavo in apertura Mingus è stato un artista e un uomo complesso, pieno di contrasti interiori e con il mondo intorno a lui. Ma è stato anche una voce pienamente rappresentativa del suo tempo, un intellettuale fortemente collegato con i movimenti contro-culturali del tempo. Secondo voi in che modo questi aspetti sono poi confluiti nella sua musica?
FM: Non ci sono molti musicisti rappresentativi come Mingus. Rappresentativi delle correnti di pensiero musicali, del dibattito del tempo. Lui è sempre in prima fila, anticipando o interpretando gli umori del periodo. Non è solo un compositore, uno strumentista e un bandleader; è anche un teorico della musica. Per questo dico che è un artista consapevole.
S: Al di là dei contenuti stessi della sua musica, come nel caso emblematico di “Fables of Faubus” che nel libro viene rappresentato, direi che è proprio il suo approccio alla composizione e all’esecuzione dei brani che implica una visione politica. Mingus ne era pienamente consapevole e nel fumetto c’è proprio una parte in cui Mingus lo spiega a Nat Hentoff. Per me, questa aderenza tra teoria e prassi è l’aspetto più formidabile della sua arte.
Quale pubblico avevate in mente, durante la realizzazione del libro? Chi sono i possibili fruitori che vi attendete? Chi potrebbe apprezzare appieno questo lavoro?
FM: Mi auguro che venga letto da chi non conosce Mingus o lo conosce superficialmente e che una volta letto abbia voglia di andare ad ascoltare la sua musica e magari approfondire la sua biografia. Ma se il lettore si gode il fumetto solo per la storia e i bei disegni va benissimo. Questo è quello che in fin dei conti deve fare in primo luogo un fumetto.
S: Proprio mentre rispondiamo alle tue domande abbiamo ricevuto la proposta di presentare il libro a un festival di letteratura; perciò, si può dire che nelle nostre aspettative ci siano fruitori di tutti i tipi: appassionati di musica, di fumetti e di buone letture.
Com’è avvenuta la ricerca di un editore? Il progetto è nato con Coconino?
S: La proposta mi è arrivata da Flavio che aveva già la sceneggiatura pronta e che, insieme al Circolo Controtempo, pensava ad una pubblicazione autonoma in vista delle celebrazioni dell’anno prossimo (l’anniversario dei 100 anni dalla nascita di Mingus). L’idea di rivolgersi a un editore è venuta in seguito.
Il libro è nato con il contributo de Il Circolo Culturale Controtempo e con il PAFF!-Palazzo Arti Fumetto Friuli, dove avete allestito la mostra che sarà possibile vedere fino al 19 dicembre 2021. Come la avete allestita? Quale idea vi ha guidato?
FM: Il libro fa parte di un progetto che si articola nella mostra, che ho personalmente curato, e una serie di concerti e proiezioni che dureranno fino a Dicembre. Poi il prossimo anno per il Centenario della nascita di Mingus girerà in altre città. La mostra è concepita non come una semplice esposizione di tavole ma come un vero e proprio percorso a più livelli. Ci sono tavole a stampa e tavole originali, gigantografie, copertine di LP e ascolti proposti con QR Code. Il visitatore è poi aiutato in questo percorso con alcuni testi che chiariscono e introducono gli aspetti biografici e storici che sono alla base del libro.
Avete intenzione di far incontrare il vostro lavoro con la musica suonata dal vivo di Mingus? Siete in contatto con qualche musicista per la realizzazione di qualche evento suonato?
FM: Già per la presentazione del libro e della mostra a Pordenone ci sono stati due omaggi alla musica di Mingus; uno con il sassofonista Daniele d’Agaro e il contrabbassista Alessandro Turchet e un solo di Mirko Cisilino che ha suonato tromba, trombone e tuba. Altri sono previsti per il prossimo anno per il Mingus Day il 22 Aprile. La produzione di questi eventi è a cura del Circolo Culturale Controtempo che da questo punto di vista rappresenta una garanzia. Il loro entusiasmo e la loro competenza sono stati decisivi. Il 2 Ottobre a San Vito al Tagliamento per la presentazione del libro ci saranno la violinista Maria Vicentini e il contrabbassista Salvatore Maiore con il loro progetto discografico Mingus World, una rilettura del repertorio mingusiano per duo d’archi davvero interessante.
Intervista condotta via mail a ottobre 2021.
Flavio Massarutto
Scrive di jazz dal 2000 per quotidiani e riviste specializzate (Il Gazzettino, Jazzit, Il Giornale della Musica); attualmente è critico musicale per il quotidiano il manifesto ed il suo supplemento culturale Alias. Ha scritto racconti, storie a fumetti (con i disegni di Davide Toffolo, Davide Pascutti, Dimitri Fogolin e Massimiliano Gosparini) e pubblicato diversi volumi di saggistica. Ha indagato il rapporto tra jazz e fumetti con i libri Assoli di china (Stampa Alternativa, 2011), finalista al Premio Napoli per la lingua e la cultura italiana 2012, e Il Jazz dentro. Storia e cultura nei fumetti a ritmo di jazz (Stampa Alternativa, 2020), che ha ottenuto la Menzione speciale della giuria del Premio Franco Fossati in occasione del Festival cartoon Club di Rimini 2021. Dirige la rassegna San Vito Jazz e ha ideato e curato nel corso degli anni progetti multidisciplinari che hanno coinvolto musica, cinema, fumetto e teatro.
Squaz (Pasquale Todisco)
Nasce a Taranto nel 1970. Ha esordito su riviste indipendenti del panorama nazionale e internazionale. In seguito ha pubblicato illustrazioni e fumetti sulle maggiori riviste italiane (Rolling Stone, Internazionale, Linus, La Lettura del Corriere della Sera). È autore di diversi graphic novel, tra i quali Pandemonio, Minus Habens, Le 5 fasi, L’eredità, Tutte le ossessioni di Victor, Sarò breve e La soffitta (in coppia con AkaB). Attualmente è docente presso la Scuola Internazionale di Comics di Milano.