La diversità di Captain Marvel, l’esuberanza di Shazam

La diversità di Captain Marvel, l’esuberanza di Shazam

In questa puntata di Nuvole di Celluloide uno sguardo a Captain Marvel, al marketing di Shazam e alla querelle legale sui profitti di The Walking Dead.

Attenzione, questa puntata potrebbe contenere possibili spoiler sul film Captain Marvel

Captain Marvel

Nel momento in cui leggerete questa puntata, Captain Marvel è già uscito in Italia e nel mondo da qualche giorno, mentre negli USA molto probabilmente avrà già conquistato la vetta del box office. La pellicola sull’eroina interpretata da Brie Larson, al di là dei risultati del box office, viene già vissuta come una sorta di spartiacque per quanto riguarda l’universo cinematografico creato dai Marvel Studios, in quanto il film è certamente un punto d’inizio non solo per un nuovo personaggio molto atteso, ma anche un passaggio verso un futuro fatto di altri personaggi, e molto probabilmente anche verso un nuovo tipo di narrazione, anche per quanto concerne la caratterizzazione.

E’ infatti palese il fatto, per chi ha guardato il film, che la Carol Danvers dello schermo sia una eroina del tutto diversa e atipica rispetto a quelli che abbiamo visto finora. E’ umana nell’aspetto ma non lo è nei comportamenti che assume, risulta stoica e al tempo stesso portatrice di un suo particolare senso dell’umorismo, appare determinata e sicura in ogni frase che pronuncia ma lascia trasparire e condivide col pubblico alcune insicurezze su se stessa.
Questa atipicità, questa differenza, è uno dei punti di forza dell’interpretazione della Larson, e molto probabilmente fa sì che il personaggio abbia le carte in regola per assumere quella leadership che, molto presto, sarà vacante dal punto di vista della presenza cinematografica, visto che l’attore Chris Evans ha praticamente concluso i suoi obblighi contrattuali che lo legavano al ruolo di Capitan America.
E’ ovvio che le conferme su questa possibile direzione le avremo con l’uscita di Avengers: Endgame tra poche settimane, ma è d’obbligo ricordare che già la campagna promozionale attuata dai Marvel Studios ha, in questi mesi, posizionato Captain Marvel come il futuro del MCU.


La struttura narrativa scelta dai registi Ryan Fleck e Anna Boden è comunque molto simile a quella usata con Captain America: The First Avenger, e anche da questo punto di vista è chiaro come i Marvel Studios abbiano tracciato la stessa linea. Un eroe che ha agito nel passato e in seguito è scomparso, avendo però dimostrato tutto il suo coraggio e la sua potenza nel volere difendere il pianeta, e che in seguito ritorna proprio nel momento di maggiore pericolo per l’umanità o, in questo particolare caso, dell’intero universo. Analizzata così, senza fare riferimenti espliciti, la struttura risulta praticamente la stessa, ed è in queste similitudini che bisogna ricercare la futura leadership e centralità del personaggio impersonato da Brie Larson.

Andando più in profondità, le differenze emergono nella costruzione delle origini, che in Captain Marvel sono esplorate in una maniera totalmente inedita rispetto a quanto visto in passato. Il plot punta a presentare due livelli narrativi sovrapposti, che vengono man mano analizzati e “raschiati”, fornendo allo spettatore da una parte bugie, e dall’altra verità. L’origine di Carol Danvers non riguarda come ha ottenuto i poteri, ma riguarda più che altro se stessa, chi è veramente.

Infine, ed è più una situazione inerente la campagna promozionale, una nota aggiuntiva va fatta riguardo agli Skrull e al loro utilizzo nel film. In questo caso, i Marvel Studios hanno nuovamente giocato sulle aspettative del pubblico e, in particolare, sulla conoscenza della razza aliena da parte dei lettori Marvel, fornendo un ritratto dei mutaforma alieni che esula fortemente da quello che ci si aspettava, soprattutto basandosi su possibili teorie di una “Secret Invasion” cinematografica. Resta il fatto che gli Skrull che abbiamo visto in Captain Marvel possano comunque essere una fazione che non ha gli stessi obiettivi del resto dell’Impero, mantenendo quindi aperta una finestra narrativa su una probabile futura invasione, ma ancora una volta la dirigenza Marvel ha saputo prendere un concetto e ribaltarlo completamente, dimostrando una intelligenza invidiabile dal punto di vista del marketing.

Shazam

Il nuovo trailer di Shazam, diffuso nei giorni scorsi, ha sancito l’inizio della volata finale del film verso l’uscita nelle sale cinematografiche, prevista per il prossimo mese.
Il trailer ha confermato ancora una volta come la campagna promozionale attuata da New Line e Warner Bros. punti sul concetto di film per famiglie, puntando principalmente sull’interpretazione del supereroe DC Comics da parte di Zachary Levi, il quale sembra nato per la parte e, soprattutto, contento di mostrarne gli aspetti adolescenziali racchiusi nel personaggio.

Il difetto che si può ravvisare nel nuovo trailer è la mancanza di due elementi. Il filmato evita totalmente di focalizzarsi sul villain principale, ovvero Sivana (Mark Strong) e ha la lacuna di possedere poche sequenze inedite. Quest’ultimo punto è il risultato della diffusione di moltissimi spot nelle ultime settimane, che hanno praticamente assunto la funzione di “mini-trailer”, e che in definitiva hanno quasi snaturato la funzione del trailer stesso, che però raggiunge lo stesso il suo obiettivo, ovvero puntare sul divertimento e sul volere in primo luogo attirare al cinema non un solo genere di pubblico, ma una fascia molto larga, identificabile nei nuclei familiari.

La strategia attuata è molto differente rispetto a quella compiuta con Aquaman, il quale aveva però il primario obiettivo di farsi percepire come un cambio di rotta rispetto agli altri film DC Comics. Il film di David F. Sandberg non ha questa necessità, anche perché il suo attuale ruolo nell’universo cinematografico DC non è stato ancora definito. La pellicola va avanti nella sua missione di volere intrattenere, di fare trasparire gioia e divertimento, posticipando al futuro (anche in base ai risultati al box office) il suo posto nell’universo condiviso.

The Walking Dead

Continua la causa sui profitti che vede da una parte Robert Kirkman e i produttori di The Walking Dead, Gale Anne Hurd, Glen Mazzara e David Alpert, e il network AMC dall’altra. Nei giorni scorsi, l’avvocato di Kirkman avrebbe espresso tutta la sua frustrazione circa la mancanza di una spiegazione immediata da parte del network su come la società abbia preso alcune delle sue decisioni in merito alla contabilità. In un rapporto depositato presso la Corte Superiore di Los Angeles  l’avvocato di Kirkman Ronald Nessim stima che le decisioni di AMC siano costate ai suoi clienti “almeno molte centinaia di milioni di dollari”, innescando l’intervento del giudice nello scambio di informazioni tra le parti.

La causa è ormai in una fase delicata, soprattutto dopo che, nei giorni scorsi, una querelle legale simile ha portato alla decisione di fare pagare 179 milioni di dollari ai produttori della rete Fox nei confronti del cast di Bones, in quanto in quel frangente è stata messa in dubbio l’onestà dei dirigenti del network, dando così il via a un precedente.
Secondo indiscrezioni, AMC si starebbe muovendo delicatamente per evitare di fare la stessa fine della Fox, ma la vicenda sarebbe ulteriormente complicata dalla causa legale quasi parallela portata avanti dal regista e sceneggiatore Frank Darabont e dall’agenzia di management CAA a New York, riguardante profitti per un valore di 280 milioni di dollari. La causa arriverà in tribunale il prossimo anno dopo un lungo dibattimento iniziale.

Warner Bros. e l’animazione

Nei giorni scorsi, Kevin Tsujihara ha rivelato una profonda ristrutturazione da parte della Warner Bros. dei progetti riguardanti i contenuti diretti ai bambini e alle famiglie. Per questo è stata presa la decisione di spostare Cartoon Network, Adult Swim e Boomerang sotto la direzione dello studio, in quello che è uno sforzo per fare sposare meglio i marchi televisivi lineari con le considerevoli risorse di animazione della Warner Bros. che includono tra l’altro i brand Looney Tunes e Hanna & Barbera. La Warner Bros. sta anche rivendicando un altro grande pezzo della sua eredità cinematografica nel prendere in mano la gestione dei film Turner Classic.
Questa nuova strategia da parte della Warner arriva dopo che, per anni, la major ha cercato di creare  franchising più coerenti con le sue numerose proprietà indirizzate ai  bambini.

Si prevede che il capo del gruppo cinematografico Toby Emmerich, assieme a Courtenay Valenti e Allison Abbate lavoreranno nei prossimi mesi per mettere maggiormente l’accento sull’incremento dei franchise focalizzati sui bambini e sulle famiglie, che possono essere coordinati con la TV e i progetti digitali. La domanda di serie live-action per giovani adulti è in pieno boom grazie alle principali piattaforme di streaming, così come la richiesta di serie animate di fascia alta. Una sezione dedicata ai bambini e alla famiglia costituisce gran parte delle opzioni di streaming che WarnerMedia intende lanciare in versione beta entro la fine dell’anno.

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