La versione di Stan Lee
Come nacque Spider-Man? È sicuramente la domanda più frequente che è stata rivolta a Stan Lee nel corso degli anni! Stan Lee è infatti il creatore dell’universo Marvel, o meglio, il suo co-creatore.
Grande merito va senza dubbio ai suoi disegnatori, nonché più stretti collaboratori, artisti del calibro di Jack “The King” Kirby, Steve Ditko e Wally Wood, che nei primi anni ‘60 del XX secolo portarono al successo una nuova schiera di supereroi con i pregi e i difetti dell’uomo della strada, non più monolitici e invincibili ma fragili e angosciati, insicuri e problematici, personaggi per cui fu coniato il motto “supereroi con superproblemi”.
Tornando quindi alla domanda iniziale, il “Sorridente” Stan rispondeva dando la sua versione dei fatti, quella che nel tempo si affermò come la versione ufficiale di casa Marvel.
Nel 1961, l’editore Martin Goodman chiese a Lee di creare dei nuovi supereroi da contrapporre a quelli della rivale DC Comics. Dopo i Fantastici Quattro, Hulk e Ant-Man fu la volta di Spider-Man. Un giorno, nel suo ufficio, Stan osservò un insetto arrampicarsi su un muro. Questo gli riportò alla mente il suo eroe preferito dell’adolescenza, un eroe dei pulp magazine (riviste di letteratura popolare a basso costo) degli anni ‘30 e ’40 del Novecento: The Spider, Master of Men. Espose quindi a Goodman la sua idea di lanciare un eroe dai poteri ragneschi. Un adolescente complessato, né troppo bello, né affascinante, né troppo muscoloso. Insomma, un perdente. Goodman obiettò che alla gente non piacciono i ragni e che il personaggio non avrebbe avuto futuro. Lee ribatté parlandogli del suo entusiasmo per The Spider, il campione della sua fanciullezza. Il suo Spider-Man sarebbe stato un eroe moderno, al passo coi tempi. Per andare sul sicuro, si poteva provare a pubblicarlo su una testata in chiusura.
Nonostante le riserve, Goodman accettò e il personaggio trovò posto sull’ultimo numero di Amazing Fantasy, rivista antologica che ospitava mystery comics. I disegni furono affidati a Kirby, più esperto di ogni altro con i supereroi. Tuttavia, Kirby, come suo costume, tratteggiò il Tessiragnatele con caratteristiche troppo energiche e carismatiche, lontano dunque dalle note dettate dal Sorridente. Stan riprovò l’esperimento con Steve Ditko, il quale disegnò l’Arrampicamuri interpretando al meglio la sua idea originaria. La storia fu quindi pubblicata su Amazing Fantasy #15 (agosto 1962) e riscosse un buon successo di pubblico, tanto da spingere Goodman a dedicare all’aracnide umano una testata tutta sua, Amazing Spider-Man, scritta da Lee e disegnata da Ditko. Il resto è storia.
La vera storia
Ora invece vi racconteremo come andò veramente, grazie a una meticolosa ricostruzione storica basata su fatti incontrovertibili e interviste rilasciate dai protagonisti dell’epoca: manager, editor, autori e disegnatori dell’editoria a fumetti americana degli anni ‘50 e ‘60.
Nel 1962, Lee chiese a Kirby se avesse tra le mani qualche personaggio mai utilizzato e Kirby propose Spiderman (senza il trattino), un character concepito nel 1953 da Jack Oleck e Charles Clarence Beck per la Harvey Comics, sotto la supervisione di Joe Simon, co-creatore di Capitan America insieme al King. Oleck, cognato di Joe, fu soggettista storico del duo Simon & Kirby e autore di punta della EC Comics negli anni ‘50. C.C. Beck è invece noto per aver disegnato e creato nel 1940, insieme allo scrittore Bill Parker, il fumetto campione di vendite della guerra, Captain Marvel.
Tornando a Spiderman, Simon gli cambiò ben presto il nome in Silver Spider (per via delle troppe testate terminanti in “man”: Superman, Batman, Hawkman ecc.) e lo sottopose a Sid Jacobson, giovane editor della Harvey. Questi mosse delle critiche e consigliò delle modifiche: suggerì un personaggio con poteri ragneschi e dotato di grande agilità, in grado di volteggiare tramite una ragnatela. Non se ne fece nulla ma, nel 1959, Simon contattò Kirby per un comic-book da realizzare per la Archie Comics, The Fly, un adattamento del concetto di Silver Spider.
Quindi, Simon consegnò a Kirby il progetto iniziale di Silver Spider insieme al memorandum editoriale di Sid Jacobson e al logo originale di Spiderman (il logo fu rispedito a Simon dallo stesso Kirby poco prima della sua morte).
Le origini di The Fly ricalcano quelle di Silver Spider: in entrambi i casi il protagonista è un giovane orfano, Tommy Troy, che ottiene i suoi poteri grazie a un anello magico in grado di trasformarlo in un supereroe adulto. La differenza tra i due la fanno i superpoteri. Mentre Silver Spider non annoverava poteri particolari, se si eccettuano una forza superiore e l’abilità di spiccare dei grandi salti, The Fly poteva arrampicarsi sui muri, sfoggiare una grande agilità e ostentare un sesto senso. Inoltre, il suo più acerrimo nemico, Spider Spry, aveva una pistola meccanica che sparava ragnatela.
Kirby, evidentemente, aveva fatto tesoro dei consigli di Jacobson e realizzò un personaggio che avrebbe a breve funto da prototipo per lo Spider-Man della Marvel. Tre anni dopo, infatti, il King propose Silver Spider alla Marvel, stavolta con il vecchio nome di Spiderman. Disegnò, o meglio, rielaborò le cinque pagine di prova che erano già servite per The Fly e le sottopose a Lee. Questa breve storia conteneva già parte degli ingredienti base che contribuiranno alla leggenda di Spider-Man.
Come ricorda Steve Ditko in un suo articolo del 1990 per la rivista The Comics!, edita da Robin Snyder, “la splash page iniziale era l’unica pagina con Spider-Man in costume, e mostrava un tipico eroe kirbiano, superbo e maestoso, con un disegno astratto sul petto, simile a quello di Ant-Man. Il costume disegnato da Kirby era simile a quello di Capitan America, con la bocca e il mento scoperti e una fondina nella cintura che ospitava una pistola spara-ragnatela. Le altre quattro pagine mostravano un teenager orfano che viveva con gli zii. La zia era una vecchietta gentile, mentre lo zio era un capitano di polizia in pensione burbero e severo, un tipo simile al generale Ross di Hulk, per intenderci. Il vicino di casa dei tre era uno scienziato baffuto, intento a eseguire una sorta di esperimento. La storia terminava con il ragazzo che si dirigeva verso la sinistra casa dello scienziato” (intorno alla fine degli anni ‘70, Jim Shooter, l’allora Editor-in-Chief della Marvel, dichiarò che le cinque pagine di Kirby erano ancora negli archivi della casa editrice e di averle visionate di persona).
Il racconto presenta caratteristiche simili alle origini di altri personaggi kirbyani quali Chip Hardy (una strip di fine anni ‘50 che non vide mai la luce), Private Strong, creato insieme a Joe Simon per la Archie nel 1959 e, ovviamente, The Fly. Lee approvò il personaggio e completò il soggetto rivedendo alcune cose: una delle modifiche essenziali fu quella di riproporre una coppia di zii già sperimentata tre mesi prima su Strange Tales #97 del maggio 1962.
Nel racconto Goodbye to Linda Brown, realizzato dallo stesso Lee e da Steve Ditko, comparivano i prototipi di zia May e zio Ben (con gli stessi nomi!), quest’ultimo benevolo e paterno come quello di Peter Parker, ben lontano quindi dal tipo collerico e intrattabile proposto da Kirby. Fatto questo, Lee affidò i disegni e lo storytelling a Ditko, il cui stile era più adatto al character che aveva in mente. “Sturdy” Steve (questo il soprannome che gli affibbiò Lee) si accorse subito, a una prima lettura, che il personaggio era troppo simile a The Fly. Infatti, nella trama della sua prima storia, Spider-Man era un teenager orfano con un anello magico in grado di trasformarlo in un supereroe adulto. Le stesse origini di The Fly, dunque. Lee richiamò subito Kirby per un chiarimento, rimise mano alla trama e riconsegnò il soggetto a Ditko. Quest’ultimo apportò delle modifiche alle cinque pagine del King. Concepì una maschera che copriva interamente il volto da ragazzo dell’eroe, “per aggiungere mistero al personaggio e permettere al lettore di immaginare l’espressione preferita sulla faccia di Peter Parker”. Quindi, sostituì la pistola spara-ragnatela con dei lanciaragnatele da polso su consiglio del collega Eric Stanton, con cui condivideva uno studio negli anni ‘60. Ridefinì il costume e, infine, ideò il ragno-segnale luminoso. Le lenti bianche sugli occhi sono invece un’idea di Kirby basata su un suo personaggio della Golden Age, The Vision.
Prima puntualizzazione: Steve Ditko, per sua stessa ammissione, fu fin dall’inizio il disegnatore prescelto per Spider-Man, nonostante il personaggio fosse stato proposto da Kirby (in verità, Lee all’inizio voleva fargli inchiostrare una storia pilota di 11 pagine disegnata da Kirby, ma cambiò subito idea visti gli impegni di quest’ultimo).
I fatti dimostrano che Kirby forniva il suo apporto per ogni nuovo progetto editoriale, anche sulle testate che non avrebbe disegnato. Ricordiamo il suo contributo per le origini e il costume di Iron Man, la cover e il soggetto iniziale per Daredevil, ecc. Nella Marvel dei primi anni ‘60, non esistevano compartimenti stagni. Tutti contribuivano alle serie nuove o già esistenti. Non è un caso che tutti i componenti del Bullpen (la redazione) fossero dei professionisti navigati e poliedrici. Grazie alla loro flessibilità e versatilità, Lee poteva delegare agli artisti l’intero storytelling di ogni storia dopo una semplice esposizione verbale della trama. Stan avrebbe poi fornito il suo contributo essenziale alla sceneggiatura delle storie, aggiungendo la soap opera, l’aspetto umano e psicologico, la profonda caratterizzazione dei personaggi, la continuity e la forza dei dialoghi.
Seconda puntualizzazione: Amazing Fantasy (le cui storie erano completamente disegnate da Ditko dal numero 7) non era una testata in chiusura. Il suo taglio, dovuto a una drastica riduzione delle vendite, fu deciso quando il numero 15 era già uscito e il numero 16 pronto per la stampa.
Terza puntualizzazione: Spider-Man doveva essere una serie regolare e non un semplice racconto pubblicato su una testata morente. All’interno di Amazing Fantasy #15, Lee promette altre storie del Tessiragnatele, magari più lunghe in caso di successo di pubblico. La didascalia finale del primo episodio di Spidey annuncia un’altra storia del personaggio nel numero successivo.
E che fine ha fatto questa storia? Semplice. Fu pubblicata su Amazing Spider-Man #1 del marzo 1963, come primo episodio dell’albo, affiancato alla storia del Tessiragnatele contro il Camaleonte. Tra i due episodi intercorrono sei mesi di tempo, e le differenze si notano specie a livello di sfondi e di chine. La prima storia è sobria ed essenziale, tipica degli standard di Amazing Fantasy. La seconda è più ombrosa ed elaborata, in linea con la produzione di Ditko di inizio ’63.
A sostegno della tesi dello stacco temporale tra le due storie esistono una serie di prove inconfutabili, a cominciare dai codici che le contraddistinguono. Per ragioni di archivio e di inventario, la Marvel siglava ogni sua storia con un codice identificativo. Le sigle in genere comparivano nella splash page iniziale, in basso. Per esempio, la prima storia di Spider-Man su Amazing Fantasy 15, dell’agosto 1962, è siglata V-789. Il prefisso V copre gli anni 1960, 1961 e 1962, a cominciare da V-1 e procedendo progressivamente fino a V-999. La prima storia di Thor su Journey Into Mystery #83, sempre dell’agosto 1962, è siglata V-786, quindi consegnata prima di quella di Spidey (questione di giorni, forse di ore).
Dal gennaio 1963 ha inizio la serie X che coprirà il 1963 e il 1964. La prima storia di Amazing Spider-Man #1 (marzo 1963), quella della capsula spaziale, è siglata V-816, quindi del 1962 e fuori sequenza. La storia doveva ovviamente uscire su Amazing Fantasy #16, ma dopo la chiusura dell’albo fu accantonata e riproposta a tempo debito.
Un’altra prova è il trattino tra Spider e Man, non presente nello Spiderman di Joe Simon. Nella prima e nella seconda storia dell’Uomo Ragno (quelle del 1962), Lee scrive Spider-Man sia con il trattino che senza. Dalla storia del Camaleonte in poi (1963), il trattino sarà sempre presente, per evitare rivendicazioni legali da parte di Simon. Lo stacco temporale si riflette anche in alcuni errori marchiani presenti nelle sceneggiature: nella seconda storia del 1962 (ASM 1), Lee introduce J. Jonah Jameson, direttore del Daily Bugle. In Amazing Spider-Man 2 (maggio 1963), Jameson diventa proprietario delle J. Jonah Jameson Publications ed editore del magazine Now.
Solo dopo l’uscita di Amazing Spider-Man #1, Lee avrà modo di rileggersi la storia della capsula spaziale e di rimediare all’errore. La rettifica avviene su ASM 3 (luglio 1963).
Inoltre, nella seconda storia di ASM 1, Peter Parker è chiamato Peter Palmer: dopo sei mesi Stan non ricordava più il nome esatto del personaggio.
Ma perché Spider-Man dovette aspettare tutti quei mesi prima di avere una testata tutta sua? Ad inizio anni ‘60, la Marvel poteva pubblicare solo otto testate al mese a causa di un accordo stipulato con il distributore della rivale DC Comics. Quindi prima di aggiungere una testata doveva tagliarne un’altra. Amazing Fantasy fu rimpiazzata da Linda Carter, Student Nurse. Spidey fu messo in lista d’attesa, un’attesa che durò sei mesi, periodo in cui il destino del più famoso eroe della Silver Age restò pericolosamente in sospeso.
Questa è dunque la vera storia delle origini del mito ragnesco, una storia forse meno affascinante e romanzata di quella narrata da Stan Lee, ma altrettanto interessante e sorprendente.
BIBLIOGRAFIA
Will Eisner
Jack Kirby Interview – Will Eisner’s Spirit Magazine 39
Kitchen Sink, febbraio 1982
Joe Simon
The Comic Book Makers
Crestwood Publications, 1990
Greg Theakston
Pure Images 1
Pure Imagination, 1990
Steve Ditko
An Insider’s Part of Comic History: Jack Kirby’s Spider-Man
Estratto da Robin Snyder’s History of Comics, Vol. 1, No. 5, maggio 1990
Will Murray
Amazing Fantasy # 16 – The Untold Secret Origin of Spider-Man
Estratto da Comic Book Marketplace, 1995
Stan Taylor
Spider-Man: The Case for Kirby
Yahoo’s Ditko Newsgroup
Robert J. Sodaro
The Ditko Days
Estratto da Amazing Heroes #5, Fantagraphics, 1990
Si ringraziano Mark Evanier, Ron Frantz, Blake Bell, Nick Caputo, Robert Beerbohm e Joe Zierman per il contributo e l’ispirazione.