di Pierre Wazem e Federik Peeters
Renoir Edizioni, 2007 – 96 pagg. col. bros. – 12,00euro
Addidas (ma non come le scarpe), una bambina con uno strana malattia che la “spegne” a intervalli irregolari. Suo padre, spazzacamino in uno pseudo-futuro prossimo sottilmente oppressivo. Un mostro alle prese con un macchinario rotto. Ammetto di esser parziale: le storie con i bambini maturi e un po’ magici, alla Momo, mi piacciono troppo per giudicare serenamente. Ma questa serie è davvero ben sceneggiata (testi di Wazem, non esattamente l’ultimo arrivato: ricordiamo su tutto la conclusione de Gli scorpioni del deserto di Pratt), con continui cambi di scena e di fronte, ottimi dialoghi e perlomeno un paio di frasi memorabili. Ogni episodio (il volume ne raccoglie due) porta avanti almeno due linee narrative che vanno a intrecciarsi; o meglio, le due linee del primo convergono nel secondo, mentre una di esse ne genera una terza. Una struttura non molto innovativa per serie di stampo avventuroso, ma utilizzata con molto equilibrio e buona capacità di lasciar spazio a tutti i personaggi. Koma è disegnato stupendamente da un Peeters che, sebbene molto iconico, riesce a rendere con gran sfoggio di sintesi un ingente numero di sfumature, facendo dei suoi personaggi degli ottimi attori. È uno di quei lavori di cui si dice semplicemente “bello”. Niente grosse elucubrazioni, solo un diffuso senso di pancia piena. (Giovanni Scanzo)
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(aggiornato il 03/04/2018)