Nel corso degli anni ’70 Go Nagai ha rappresentato un vero e proprio vortice di innovazione ed irriverenza per il mondo dei manga e talvolta anche per l’opinione pubblica giapponese. Il maestro Nagai ha reso celebri i robot giganti e ha sconvolto narrando di demoni ed estreme violenze, ma ha saputo anche divertire il lettore con storie ironiche e temi piccanti. Kekko Kamen costituisce probabilmente il migliore esempio di questo terzo filone dell’ampia produzione nagaiana.
Prima di Nagai il fumetto giapponese per ragazzi (shonen manga) non era certo pieno di ammiccamenti al sesso e ragazze poco vestite come lo conosciamo adesso; Kekko Kamen, così come l’altra provocante “collega” nagaiana Cutey Honey, ha contribuito ad inserire di prepotenza questi elementi.

Kekko è una eroina che appare al nemico vestita soltanto di stivali e una maschera che le copre completamente il volto; difende gli studenti dell’istituto superiore Sparta dai soprusi dei loro insegnanti. In questa scuola vige una disciplina quasi militare e sono praticate punizioni simili a torture medievali ed a giochi erotici.
Sin dalla premesse la storia acquista un valore prettamente parodistico. Come ci suggerisce l’interessante postfazione, Kekko Kamen nasce dall’idea di Nagai di ironizzare su un supereroe come Superman, che pur nascondendo la propria identità, non rinuncia stranamente a mostrare il volto. Questa osservazione già di per sé fa sorridere, quindi perché non incrementare l’aspetto ironico rovesciando la condizione di tale eroe per creare un eroina nuda che pero’ copre il volto? Perché, come fa notare l’autore, il pudore e la vergogna per la nudità sono reazioni sociali e non naturali; se non si mostra la propria identità non ci sono timori nemmeno a mostrare il corpo, e Kekko Kamen il corpo non solo lo mostra ma lo usa anche come arma, per stupire e sconfiggere i crudeli insegnanti dell’istituto Sparta.

I vari episodi autoconclusivi di cui è composta la serie scorrono piuttosto velocemente, poiché Nagai trova sempre il modo per attrarre e stupire il lettore. Non è mai dato per scontato chi sia in realtà Kekko Kamen, il preside e gli insegnanti dell’istituto falliscono ogni qualvolta cercano di smascherarla, mentre il lettore si stupisce puntualmente insieme a loro di fronte agli astuti escamotage narrativi usati dall’autore per tenerne nascosta l’identità.
A mantenere incollati alle pagine, oltre alle rotonde forme di Kekko Kamen, ci pensano anche la miriade di citazioni e parodie sparse per tutta l’opera. Quasi ogni episodio vede apparire, sotto mentite spoglie, personaggi celebri dei manga e della cultura popolare giapponese come, Tetsujin 28, Tom la Stella dei Giants o Kitaro dei Cimiteri, che qui, nel divertente adattamento italiano diventa Catarro dé Cimiteris!

Il tratto del Nagai degli anni ’70, con le sue figure essenziali ma mai carenti di particolari, è tuttora incredibilmente attuale. L’autore ha esercitato la sua influenza su generazioni di mangaka che si rifanno al suo stile grafico e alle sue tematiche. Basti pensare al Masami Kurumada di Saint Seya, fino ad arrivare al lampante esempio del recente Shinichi Hiromoto, che in Fortified School sembra proprio voler unire elementi propri sia di Kekko Kamen che di Devilman. La scuola protagonista di Fortified School si trova nella stessa regione dell’istituto Sparta e i “metodi di insegnamento” sono gli stessi; Hiromoto pero’ filtra tutto ciò attraverso una visione negativa e catastrofica figlia di Devilman.

Nonostante i manga composti da episodi autoconclusivi spesso annoino velocemente il lettore, con questo primo volume Kekko Kamen sembra invece annunciare una serie che non stancherà presto. Nagai ha infatti saputo misurare bene i colpi di scena e le trovate narrative, facendo dell’opera un impedibile perla nel panorama fumettistico giapponese.

Riferimenti:
Il sito web D-World: http://www.d-world.jp/dv/index.php

Clicca per commentare

Rispondi

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *