[KALPORZ] I Fontaines D.C. al Magnolia, tra Zeitgeist e riti intergenerazionali

[KALPORZ] I Fontaines D.C. al Magnolia, tra Zeitgeist e riti intergenerazionali

[KALPORZ] Nonostante la resa non ottimale dell'impianto sonoro al Magnolia, le canzoni dei Fontaines D.C. sono tutte immediatamente riconoscibili e di grande impatto

Recentemente su diverse testate online sono apparsi approfondimenti sui Fontaines D.C.

A vario titolo ci si interroga sull’estrema popolarità (anche se saggiamente alcuni invitano a ricalibrare quest’affermazione sul numero degli ascolti su Spotify, non astronomici) raggiunta dalla band di Dublino. I quattro irlandesi sono destinati a salvare il rock? O, citando il documentario di Julian Temple che raccontava ascesa e declino dei Sex Pistols, si tratta dell’ennesima grande truffa del rock’n’roll? Forse si dovrebbe provare a sospendere il giudizio, uscire dalla logica binaria, grande croce dei nostri tempi, e concentrarsi sul valore intrinseco della loro musica, valore che il live a Milano di mercoledì 8 giugno è riuscito (in parte) a restituire.

Non si può non partire da un’osservazione: l’affluenza al Magnolia è stata notevole, cosa tutt’altro che scontata, se si considera il sold-out di appena un paio di mesi fa all’Alcatraz.

Fuori dallo storico locale milanese si registravano file parecchio lunghe per il parcheggio e l’accesso alla zona del concerto. Per fortuna il Magnolia aveva allestito l’ampio e suggestivo palco all’aperto, che ha permesso una fruizione gradevole dello spettacolo, senza la necessità del famoso “binocolo” per scorgere i quattro musicisti. Purtroppo, non si può dire lo stesso dell’aspetto sonoro, vera nota dolente del concerto, probabilmente per colpa di un soundcheck non accurato. I volumi della strumentazione sono rimasti bassi e poco nitidi per tutto lo show, e l’ondata sonora che ci si aspettava dal gruppo di Dublino non è arrivata. Tuttavia al di là di questo il live è servito ancora una volta a rimarcare ciò che a molti era chiaro da un pezzo: i Fontaines DC sono un’ottima band che ha tutto per diventare “grande”, e si merita il titolo di gruppo guida della scena post-punk D’Albione.

Partiamo dalle canzoni: anche dal vivo, e nonostante la resa non ottimale dell’impianto sonoro di cui si è parlato sopra, le canzoni sono tutte immediatamente riconoscibili e di grande impatto. Forse questa può essere la motivazione di un pubblico più “fermo” del solito; probabilmente i presenti hanno preferito godersi i brani, accompagnandoli quasi sempre con singalong e battimani. Il nuovo album “Skinty Fia” la fa da padrone nel set, con la proposizione di ben sette canzoni dalla tracklist, ma si pesca a piene mani anche dai due dischi precedenti.

Come ci si aspettava, è la performance del frontman Grian Chatten a spostare l’asticella dello show verso l’alto, grazie al suo continuo dimenarsi sul palco ed al dialogo, fatto di gesti ed incitazioni più che di parole, con il pubblico. I momenti più alti si toccano con “A Hero’s Death” e il suo inno “life ain’t always empty“, la scarica di energia di “Boys in The Better Land”, ad oggi forse il loro brano più distintivo, e le amatissime “Jackie Down The Line” e “I Love You”. A metà concerto l’infortunio di uno spettatore spinge la band a sospendere l’esecuzione dei brani, perché “your safety is what we care about most”, ma una volta terminati i soccorsi si riparte con un pezzo in più in scaletta. Resta un po’ di amaro in bocca per l’esclusione di brani come “You Said” e “Roy’s Tune”, eseguite invece nel live di marzo, ma il repertorio della band di Dublino è già ampio, e qualche rinuncia è necessaria.

Finito il live si torna a casa soddisfatti e si ha l’occasione ancora una volta di osservare l’eterogeneità del pubblico dei Fontaines. Forse è questo uno dei loro meriti più grandi fin qui: l’aver unito ancora una volta generazioni diverse con una necessità comune, quella di ritrovarsi a cantare e ad urlare insieme sotto a un palco. Mai come ora, ne abbiamo bisogno.

La setlist di Milano:
A Lucid Dream
Hurricane Laughter
Sha Sha Sha
Roman Holiday
I Don’t Belong
Chequeless Reckless
Televised Mind
Nabokov
Big Shot
Too Real
In ár gCroíthe go deo
How Cold Love Is
Jackie Down the Line
A Hero’s Death
Skinty Fia
Boys in the Better Land
I Love You

Foto cortesia dell’ufficio stampa Spin!Go

Pubblicato originariamente su www.kalporz.com/2022/06/i-fontaines-d-c-al-magnolia-tra-zeitgeist-e-riti-intergenerazionali

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