Joker
Mentre la pellicola diretta da Todd Phillips e interpretata da Joaquin Phoenix continua a riscuotere un grande successo al box office americano e internazionale, prosegue anche il dibattito sui contenuti del film incentrato sul criminale DC Comics. In particolare, il film sta generando non solo un dibattito all’interno dell’ Academy in vista dei prossimi Oscar ma, cosa ancora più importante, una presa di posizione da parte di alcuni psichiatri forensi sul fatto che Joker rafforzi in qualche modo stereotipi negativi e imprecisi sulle malattie mentali e sul nesso tra questi disturbi e la violenza.
In un interessante articolo pubblicato nei giorni scorsi da The Hollywood Reporter, firmato dagli psichiatri Vasilis K. Pozios, Philip Saragoza e Praveen Kambam, viene infatti sottolineato come la connessione tra questi due elementi sia molto rara, in quanto recenti studi stimano come solo il 3-5% degli atti violenti sia commesso o attribuito a persone con problemi mentali seri.
Sebbene le persone con malattie mentali non trattate abbiano un aumentato rischio di violenza contro gli altri rispetto alla popolazione generale, ciò si verifica in genere in situazioni molto specifiche, come quando un individuo sperimenta delusioni persecutorie e agisce nell’autodifesa percepita. Questo rischio è ancora basso rispetto a quello attribuibile ad altri più comuni fattori di rischio di violenza come l’uso di sostanze e l’essere un membro del sesso maschile. Nonostante l’impressione che Joker può dare, la violenza legata alle malattie mentali è evanescente. In effetti, una persona ha circa 15 volte più probabilità di essere colpita da un fulmine in un dato anno rispetto a essere uccisa da un estraneo con psicosi cronica, e le sparatorie di massa da parte di persone con gravi malattie mentali rappresentano meno dell’1% degli omicidi legati alle armi da fuoco. La malattia mentale, tuttavia, è incredibilmente comune: metà degli americani ha sperimentato una condizione di salute mentale diagnosticabile nella propria vita, con uno su cinque che ha sperimentato una determinata condizione di salute mentale nell’ultimo anno.
Questo ritratto si inquadrerebbe perfettamente in una delle sequenze più importanti della pellicola, ovvero quella in cui l’alter ego di Joker, Arthur Fleck, è ospite del talk show del suo idolo (Robert De Niro) dando il via a un monologo sulle proprie frustrazioni in cui la colpa di averlo generato è data in primo luogo alla società e al sistema, che Joker sostiene averlo trattato come spazzatura, concludendosi con un atto di gratuita violenza.
Secondo i tre psichiatri, le credenze sul fatto che le persone affette da disturbi mentali siano anche violente è difficile da dissipare, in quanto la maggior parte delle volte alimentato da come questo aspetto viene trattato dei mass media, un fattore questo che non farebbe altro che portare a una ghettizzazione di soggetti affetti da queste problematiche. Esaminando questo quadro, i tre arrivano alla conclusione che il film di Phillips avrebbe potuto raccontare una storia altrettanto potente senza il bisogno di fare affidamento su quelli che vengono considerati “stereotipi divisivi” e “capri espiatori”.
Anche se è allettante per alcuni utilizzare come capro espiatorio la malattia mentale come un modo per dare un senso a quella violenza che apparentemente ne pare priva, dipende piuttosto da noi resistere a questo impulso.
Nel complesso, uno dei punti che sono stati disquisiti in questi giorni, non solo nel dibattito interno alla psichiatria americana ma anche della stessa critica cinematografica USA, è che il messaggio di Joker diventi in qualche modo confuso quando il confine tra la creazione di empatia per coloro che lottano con le malattie mentali e la razionalizzazione del comportamento violento viene in qualche modo offuscato.
Undiscovered Country
Qualche settimana fa, New Republic Pictures ha annunciato l’acquisizione della nuova serie targata Image Comics Undiscovered Country, per realizzarne un adattamento televisivo.
Non è la prima volta che, negli ultimi anni, un fumetto viene acquistato da uno studios o una major per adattarne il materiale prima ancora che questi veda effettivamente la luce sugli scaffali delle fumetterie americane ma, come ha fatto notare nei giorni scorsi Geoff Boucher attraverso un lungo articolo apparso su Deadline, le tematiche di Undiscovered Country potrebbero dare il via, per quanto concerne il piccolo schermo, a una serie tv che possa in qualche modo avere lo stesso successo di The Walking Dead.
La serie a fumetti, scritta da Scott Snyder e Charles Soule, è ambientata in un non lontano futuro in cui gli Stati Uniti si sono praticamente isolati dal resto del mondo costruendo un muro che delimita i propri confini. Una situazione rimasta immutata per 30 anni fino a quando un team di scienziati, in cerca di una cura per una pandemia che ha colpito il resto del mondo, oltrepassa l’enorme muraglia e scopre il fato della più grande potenza mondiale.
Una trama che ribalta completamente il concetto portante rispetto a quella sull’apocalisse zombie di Robert Kirkman e che fa suo, ampliandolo, un aspetto realistico e inquietante della politica americana attuale, dove un rinato isolazionismo dell’amministrazione USA sta di fatto ridisegnando gli equilibri geo-politici dell’intero pianeta.
Se in The Walking Dead infatti gli Stati Uniti erano al centro del virus che provoca l’ascesa dell’apocalisse zombie che crea in seguito l’anarchia e il dissolvimento del sistema e delle istituzioni, in Undiscovered Country è il resto del pianeta a sbriciolarsi sotto il peso di una pandemia mondiale.
Assieme a questi elementi, un altro si aggiunge al quadro che in televisione potrebbe risultare molto interessante agli occhi dello spettatore, in quanto gli Stati Uniti oltre il muro di Undiscovered Country sono, come il titolo fa capire, un luogo sconosciuto, in cui non è chiaro quale sia stata l’evoluzione politica e sociale che si è creata durante l’isolamento.
Tutti questi fattori fanno di Undiscovered Country forse uno dei progetti maggiormente da tenere sotto osservazione nei prossimi mesi.
Joker: la dolorosa risata di Joaquin Phoenix e Todd Phillips