Jessica Jones
Ha debuttato nei giorni scorsi su Netflix la seconda stagione di Marvel’s Jessica Jones, la serie sull’eroina Marvel interpretata da Krysten Ritter, che cade in un momento delicato e particolare per la condizione delle donne.
Come noto, il mondo di Hollywood e non solo è stato attraversato dalla tempesta delle molestie sessuali che ha visto in poco tempo la nascita, o sarebbe meglio dire rinascita, di un movimento femminista che lotta contro le discriminazioni sessuali nei confronti delle donne. Un argomento che la nuova stagione di Jessica Jones ha fatto suo, visto che i primi episodi vedono la protagonista avere a che fare con la vicenda di un regista che abusa delle proprie attrici.
La cosa particolare, come dichiarato dall’attrice in una lunga intervista a The Hollywood Reporter, è che gli episodi in questione sono stati realizzati prima che esplodesse il movimento #MeToo.
Abbiamo terminato le riprese prima della nascita del movimento #MeToo, ed eravamo tutti un po’: “Wow“. È una coincidenza veramente pazzesca: quando tutto è iniziato, ci siamo tutti scambiati dei messaggi: “Santo cielo, lo stiamo facendo nel nostro show!” Il movimento #MeToo è iniziato a ottobre, credo, e abbiamo finito le riprese il 1° ottobre. È una cosa piuttosto intensa e inquietante, ma è anche bello ed emozionante avere uno show che possa esprimere la rabbia di molte persone. Adoro Jessica Jones per il lavoro che svolgo e il materiale con cui ho a che fare come attrice ma, certo partecipare a un enorme evento social? È incredibile. Non capita tutti i giorni di essere in uno show che ami fare e che ispira allo stesso tempo anche molte conversazioni sui social.
Che si tratti di una coincidenza o meno, la serie targata Netflix creata da Melissa Rosenberg non è nuova al trattare argomenti scottanti che riguardano le donne in primis. La vicenda personale della protagonista, violentata dal criminale Killgrave (David Tennant) è stata difatti al centro di numerose discussioni da parte del pubblico e degli addetti ai lavori, soprattutto per la questione del trauma subito, che vede Jessica soffrire di PTSD (Sindrome da stress post-traumatico) argomenti di cui trattammo due anni fa in un paio di puntate di Nuvole di Celluloide.
Proprio il ritorno del criminale, e il passato della protagonista sono al centro delle storyline principali dei nuovi episodi.
L’obiettivo principale per me, Melissa Rosenberg e gli scrittori era di andare più in profondità – ha continuato la Ritter – Volevo esplorare il passato di Jessica e scoprire quando era diventata così oscura. Quando è diventata così incolore? E perché? Perché lei è così? Abbiamo bisogno di sapere di più. Abbiamo bisogno di più informazioni. La merda è saltata fuori prima di Killgrave. C’è molto da esaminare qui, e anche dal materiale originale: Alias, di Brian Michael Bendis.
Black Panther
Mentre la pellicola diretta da Ryan Coogler e interpretata da Chadwick Boseman continua a macinare record su record al box office USA e mondiale, i Marvel Studios continuano ad ampliare la fascia delle partnership legate al film, e di conseguenza ad ampliare il mercato del merchandise.
La branca cinematografica della Casa delle Idee ha infatti collaborato con alcuni di stilisti di moda per celebrare l’uscita del film Black Panther durante la settimana della moda di New York, svoltasi nella città tra l’8 e il 16 febbraio.
Il 12 febbraio alcuni designer tra cui Chromat, Cushnie et Ochs, Fear of God, Ikiré Jones, Laquan Smith, Sophie Theallet e Tome hanno presentato pezzi ispirati all’ultimo film Marvel che sono stati mostrati in un luogo ispirato al Wakanda. Secondo la Marvel, ogni designer è stato selezionato per il suo approccio all’empowerment e all’individualismo attraverso la moda. Sono state esposte anche altre collezioni realizzate da Brother Vellies, Dourien Fletcher e Josh Bennett. Ogni collezione è ora disponibile sul rispettivo sito di ciascun marchio. A seguito dell’evento, ognuno dei look personalizzati è stato messo all’asta su CharityBuzz.com a sostegno dell’organizzaizone umanitaria internazionale Save the Children.
Black Panther è visivamente sbalorditivo, dallo sfondo del Wakanda ai bellissimi e intricati costumi, con la moda e la tecnologia che svolgono un ruolo importante in tutto – ha affermato Jimmy Pitaro, presidente di Disney Consumer Products e Interactive Media – Ciascuno dei nostri partner si è ispirato all’incredibile storytelling, conferendo potere ai personaggi e all’aspetto iconico del film, apportando al contempo la propria estetica ai progetti.
Secondo quanto riportato da The Licensing Letter, una pubblicazione commerciale del settore, l’adattamento sull’eroe Marvel è pronto a produrre oltre 250 milioni di dollari di vendite di merchandising nel 2018.
La stessa rivista afferma che l’andamento delle vendite è notevole perché il personaggio non era particolarmente noto al grande pubblico fino a poco tempo fa. In una intervista concessa a CBS News, Karina Maslova, direttore esecutivo di Licensing Letter, ha dichiarato che nessuno si sarebbe aspettato un tale exploit.
Mentre le vendite di merchandise con licenza di Black Panther non si avvicinano al livello di franchise da miliardi di dollari come quello di Star Wars, il conto totale delle vendite complessive di prodotti legati alla pellicola Marvel sarà probabilmente superiore ai 250 milioni di dollari, non includendo nella stima prodotti Disney considerati “non ufficiale”.
Il successo del merchandise di Black Panther è stato tale da risollevare le sorti del produttore di giocattoli Hasbro che vende, tra le altre cose, action figure e maschere. In una recente nota ai clienti, Stephanie Wissink, analista di Jefferies, ha alzato le stime per le vendite legate al film della Hasbro da 60 milioni a 100 milioni di dollari perché i rivenditori stanno facendo grosse richieste di scorte.
È interessante notare che Hasbro è stato uno dei pochi licenziatari a intuire che il film avrebbe avuto un successo strepitoso – ha scritto Wissink – Hanno costruito una linea di prodotti robusta per supportare il film: ritengo che Hasbro fosse il più ottimista in questo mercato e avevano ragione.
Wonder Woman 2
La notizia più interessante dei giorni scorsi è stata certamente la conferma ufficiale, da parte della regista Patty Jenkins, dell’entrata dell’attrice Kristen Wiig nel cast del sequel sull’amazzone DC Comics, nel ruolo della criminale Cheetah.
L’annuncio apre aspetti decisamente interessanti per il sequel in quanto il personaggio di Cheetah, soprattutto nella sua ultima incarnazione ovvero quella di Barbara Ann Minerva (che probabilmente sarà quella che vedremo nel film) ha da sempre avuto una relazione affascinante con l’alter ego di Diana Prince, soprattutto in tempi recenti grazie a una riscrittura delle sue origini effettuata da Greg Rucka.
L’amicizia iniziale che lega Barbara Ann a Diana è difatti uno degli aspetti più riusciti, che se trasferito sullo schermo potrebbe portare a un plot decisamente avvincente e velato da una vena drammatica e malinconica molto forte. Portare Cheetah sullo schermo, inoltre, fa sì che rispetto al primo capitolo, dove l’avversario principale era Ares, il sequel possa trasformarsi al 100% in una pellicola tutta al femminile, esaltando ancora di più quella ricetta che ha reso vincente al box office la pellicola con protagonista Gal Gadot.
Oltre questo, c’è da sottolineare che la personalità di Cheetah, se portata sullo schermo in maniera intelligente, potrebbe regalare agli spettatori uno dei villain più affascinanti del giovane DCEU. L’ossessione per l’archeologia e per la figura di Wonder Woman in primis, la maledizione di Uzkartaga (aspetto questo fortemente presente nei comics) sono solo alcuni degli elementi che potrebbero portare alla costruzione di una figura femminile forte con una caratterizzazione profonda e decisamente fuori dagli schemi.
Infine, permette alla Warner Bros. di correggere il tiro rispetto a una villain simile apparsa in Suicide Squad ma con meno appeal come l’Incantatrice interpretata da Cara Delevingne. In quel caso, un background simile, ovvero quello di una archeologa prigioniera nel suo stesso corpo (elemento che in Cheetah assume un aspetto importantissimo) non fu adeguatamente sviscerato narrativamente.