Il passato nella città mistica di K’un-Lun continua a perseguitare Iron Fist. L’eroe affronta un mostro robotico con le sembianze di suo padre, mentre la sua recente ragazza, Brenda, si scontra con l’antico nemico Davos. La storia, ideata da Kaare Andrews, è permeata di sangue e violenza ed è costruita in modo da tenere alta l’attenzione del lettore. L’autore canadese adopera motivi ricorrenti nel fumetto supereroistico (e non solo) come la perdita dei poteri, verosimilmente momentanea, da parte del protagonista e la sconfitta in seguito alla quale l’eroe è costretto a rialzarsi. Andrews centellina nozioni sulle origini del personaggio, in buona parte già note. Tra flashback e continui cambi di scena, alcune svolte narrative sembrano poco convincenti e, alla lunga, la perenne creazione di nuovi misteri può risultare stancante. Da notare anche l’artificiosità di alcuni dialoghi, che rende meno plausibili certe situazioni.
L’aspetto preponderante è comunque la rappresentazione grafica. Già dalla copertina, il tratto spesso dell’autore canadese rimanda espressamente a quello di autori come Frank Miller. La composizione delle tavole e la sequenzialità narrativa dimostrano una capacità non comune nello story telling, pur mancando in parte alcune delle trovate grafiche che avevano impreziosito i due numeri precedenti. Riuscita anche la colorazione, sempre ad opera di Andrews, che rende sapientemente le differenze temporali tra le varie scene, aggiungendo effetti vintage in quelle ambientate nel passato.
Abbiamo parlato di:
Iron Fist – L’arma vivente #3
Kaare Andrews
Traduzione di Fabio Gamberini
Panini Comics, settembre 2015
48 pagine, brossurato, a colori – 3,00 €