A Lucca Collezionando 2024 abbiamo incontrato Carlo Lucarelli (soggetto), Stefano Fantelli (sceneggiatura), Marcello Mangiantini (disegni), Letizia Castagna (colori) che insieme hanno lavorato al nuovo fumetto edito da Cut-Up Publishing. L’idea di Carlo Lucarelli si è concretizzata in Julian, un fumetto in costume weird/horror in cui una testa mozzata rotola viva attraverso varie situazioni grottesche durante il periodo della Rivoluzione Francese.
Benvenuti su Lo Spazio Bianco, grazie di aver voluto incontrarci in questa cornice conviviale e intima di Lucca Collezionando. Ci piacerebbe porvi alcune domande in merito a Julian e alla sua testa mozzata.
Come è nata l’idea del soggetto? È arrivato prima il soggetto oppure prima l’idea di scrivere una storia per un racconto a fumetti?
Carlo Lucarelli (CL): Il fumetto è nato da un racconto che avevo scritto tempo fa, con la sfida di prendere un personaggio grottesco come una testa mozzata che non sa di essere morta – quindi sarà viva per l’eterno – e di riuscire a farla muovere all’interno di una storia il più sorprendente possibile in giro per l’Europa. E alla fine è venuto fuori questo Julian. E quando è venuto fuori era così ironico, grottesco, visionario che dopo aver terminato di scriverlo (pur essendo un racconto per un’antologia) ho pensato che avrei proprio voluto “vederlo”, avrei voluto che qualcuno me lo rendesse visibile. E un fumetto era la cosa ideale: quindi è successo.
Stefano Fantelli (SF): A una fiera del fumetto eravamo entrambi ospiti, io e Carlo, e lui mi ha proposto di sceneggiare un fumetto partendo dal suo racconto Julian, che io conoscevo bene perché lo avevo letto nella sua raccolta di racconti Il lato sinistro del cuore . Quasi tutti i racconti di quella raccolta erano già stati trasposti a fumetti, ma Julian no, probabilmente perché mentre le altre storie erano di genere giallo-noir, Julian invece è marcatamente horror/weird. Ovviamente sono stato felicissimo della proposta di Carlo e ho iniziato subito a lavorare a questo progetto e, siccome stavo già lavorando insieme a Marcello Mangiantini a diverse storie di Zagor, ho pensato di coinvolgere lui come disegnatore, che tra l’altro si trova molto a proprio agio nelle rappresentazioni in costume.
Marcello Mangiantini (MM): Sono stato molto contento perché ho lavorato benissimo in precedenza con Stefano su Zagor e quindi ho accettato volentieri l’opportunità di misurarmi con un personaggio nuovo, una situazione nuova e un fumetto in costume – per il quale ho sempre avuto una certa passione. Mi sono divertito a farlo e credo che si veda attraverso le tavole. È stato divertente anche questo uso fortissimo dei neri, perché in effetti sono rappresentate situazioni veramente cupe. Mi incuriosiva anche l’idea che fosse previsto il coinvolgimento di una colorista abilissima: mi ha rassicurato e mi ha concesso di non dover spingere tantissimo su tratteggi o segni grafici particolari, sapendo che ci sarebbe stato anche il suo intervento.
Letizia Castagna (LC): Anche per me è stata un’esperienza particolare perché non mi era mai capitato di colorare una storia horror/grottesca come questa. È stato bello perché la sceneggiatura l’ho letta man mano che veniva scritta – anche se non si dovrebbe fare – e ho scoperto il finale letteralmente quando ho dovuto colorare l’ultima tavola. È stato interessante capire quanto colore effettivamente mettere, in base alle scelte precedenti di Marcello. Ho potuto sperimentare quante texture aggiungere o quanto lasciar fare alla china, dove aveva già fatto lui la maggior parte del lavoro.
Nel leggere il fumetto è facile farsi venire alla mente Lady Johanna Costantine in Sandman che va a recuperare la testa mozzata di Orfeo da alcuni rivoluzionari francesi per riportarla in Grecia. Ci siamo domandati se la scelta di ambientare il racconto durante la Rivoluzione Francese è stata ispirata da questo passaggio del Sandman di Neil Gaiman oppure se questa analogia è solamente un caso.
CL: Quando ho scritto il racconto è stato un caso, perché prima è venuta l’idea: un qualcosa di così veloce che non permette di passare dal cervello al corpo. Allora mi è venuta in mente la ghigliottina, e allora a quel punto nella mia testa si è inserita subito in un contesto che inevitabilmente era quello della Rivoluzione Francese. E tutta una serie di paradossi, come il confronto con vari tipi di situazioni e personaggi – come il Grand Guignol – e tutto l’aspetto gotico che volevo dare alla storia, per me si legava a quel tipo di immaginario. La conclusione poi è arrivata casualmente proprio perché stavo parlando di quel periodo storico, che è un periodo molto sanguinolento e grandguignolesco. Non ho avuto un’ispirazione specifica in quel momento, poi però ho scoperto che in effetti non è che avessi raccontato una storia così originale, c’era tanta gente che l’aveva fatto [ride].
SF: Sono abbastanza sicuro che il racconto di Carlo fosse precedente alla storia di Sandman di Neil Gaiman comunque.
La narrazione, per come è portata avanti nella sequenzialità e nella sua espressione artistica, potenzialmente avrebbe funzionato benissimo anche senza le didascalie. Questo significa che la scrittura fumettistica è molto convincente. Mi sono domandata se c’è stata una scelta specifica di inserire le didascalie, o se quanto meno hai pensato a questo aspetto oppure no.
SF: Innanzitutto le didascalie sono fondamentali in quanto rappresentano la voce narrante che esplicita i pensieri della testa di Julian. Tuttavia ci sono anche delle tavole mute, che invece nel racconto iniziale sono descritte. Questa scelta è servita per evitare quella sensazione di fumetto vecchio, come succedeva fino ai primi anni Ottanta dove – prendiamo ad esempio Zagor o Tex – succedeva che in alcune vignette venisse descritto nelle didascalie ciò che era disegnato. La voce narrante è importante e nelle didascalie non c’è mai una descrizione di ciò che si vede nel disegno, e questo è un aspetto a cui io cerco di stare sempre molto attento quando scrivo anche fumetti più classici, come quelli della Bonelli.
È tuttavia vero che spesso dalle vignette si percepisce già il pensiero della testa, e questo sicuramente anche grazie al lavoro del disegnatore. Ho trovato questo aspetto molto convincente e moderno.
SF: Il disegno e la didascalia raccontano due storie diverse, perché da una parte ci sono gli avvenimenti, dall’altra ci sono i pensieri che gli frullano in testa e spesso sono ispirati e non direttamente collegati alla situazione in cui si trova. Ad ogni modo penso che questo aspetto sia un pregio, non un difetto: quando guardiamo un videoclip musicale, spesso le immagini raccontano completamente altro rispetto al testo della canzone, eppure noi li godiamo entrambi.
MM: Ci hai fatto un grande complimento, perché il fatto che il racconto fluisca bene anche senza le didascalie significa che è stato strutturato in modo convincente, abbracciando l’esigenza di raccontare in maniera più moderna. In effetti il pubblico di adesso è più scafato di quello di trent’anni fa che aveva bisogno della spiegazioncina vignetta per vignetta. E anche l’espediente della testa che rotola già di per sé aiuta a portare avanti il racconto con scorrevolezza.
Nonostante la testa mozzata e l’ambientazione grottesca/weird/horror, Julian è un fumetto di speranza?
CL: Direi di sì.
SF: Il messaggio che vogliamo dare è “qualunque cosa succeda, non perdete la testa“.
[risate]
Ci sono altri aspetti dell’opera di cui vorreste parlare?
MM: Di recente ci hanno chiesto se il fumetto potesse diventare una serie, ma secondo noi è molto difficile poter far ripartire la storia da dove si conclude.
SF: Un po’ ne avevamo parlato, ma in effetti in questi giorni ce lo stanno chiedendo in tanti, vedremo. Leggendo il fumetto fino alla fine si capisce perché è difficile ripartire da lì, c’è una conclusione perfetta che è un’idea geniale di Carlo e quindi io non lo andrei a toccare più di tanto.
MM: L’ambientazione è davvero molto stimolante: l’epoca di fine Settecento, la rivoluzione, i costumi e una certa cupezza degli ambienti sono elementi interessanti anche dal punto di vista della rappresentazione grafica. E’ un periodo sanguinolento da una parte, ma anche illuminista dall’altra e questo paradosso è anche narrativamente interessante.
SF: In qualità di autori zagoriani il periodo storico ci è abbastanza congeniale, anche se non è proprio lo stesso (Zagor è ambientato in America nel 1830), quindi non è stato come doversi studiare da zero un’ambientazione a cui non eravamo per nulla abituati.
Un’ultima domanda per Carlo: di questo mondo del fumetto, rispetto ad altre narrazioni con cui ti confronti, quali sono gli aspetti che preferisci e perché alcuni racconti sono più adatti all’arte sequenziale?
CL: I racconti sono sempre più adatti a un mezzo oppure a un altro per la loro natura intrinseca. Ci sono delle storie che sono molto riflessive, molto di parola e molto di stile, dove la concatenazione tra due aggettivi è fondamentale, ovviamente questo punto di forza non lo trasporti da un’altra parte. A me il mondo del fumetto piace tantissimo, io vengo da lì come tutti, il nostro immaginario si è formato con il fumetto, se chiudo gli occhi mi vedo prima di tutto le tavole piuttosto che un fotogramma del cinema. E mi fa molto piacere quando riesco in qualche modo a rientrarci anche io. Mi piace molto vedere le mie idee disegnate e sceneggiate. Ci sono altre due o tre storie che ho scritto e che non vedo l’ora di vedere su tavole e dunque ne stiamo parlando.
Grazie mille per il tempo che ci avete concesso e non vediamo l’ora anche noi di “vedere” altri racconti di Carlo.
Intervista condotta dal vivo il 24 marzo 2024 a Lucca Collezionando
Carlo Lucarelli
Classe 1960, è uno scrittore e conduttore televisivo e radiofonico, podcaster e sceneggiatore. Tra le sue opere più conosciute troviamo Almost Blue (1996) e la serie che ha come protagonista l’Ispettore Coliandro. Dal 1999 al 2009 ha condotto su Blu Notte – Misteri Italiani.
Oltre a romanzi, saggi e trasmissioni sul genere crime, ha collaborato come soggettista e sceneggiatore a svariati progetti fumettistici, tra i quali ricordiamo La strada verso il nulla, in Dylan Dog n. 153 (Sergio Bonelli Editore, 1999), Il brigadiere Leonardi (BD Edizioni, 2010), Coliandro (Editoriale Cosmo, 2016).
Stefano Fantelli
Scrittore, sceneggiatore e membro attivo della Horror Writers Association, noto anche con lo pseudonimo “El Brujo”. Le sue opere, romanzi, racconti, pièce teatrali e graphic novel, appartengono al genere dark e new weird.
Recentemente ha curato la sceneggiatura di Speciale Zagor n. 38 Il creatore di mostri, per i disegni di Marcello Mangiantini.
Marcello Mangiantini
Nato a Pescia (PT) nel 1971, si diploma al Liceo artistico di Lucca e si avvicina al mondo del fumetto partecipando a un paio di edizioni del concorso “Pierlambicchi” di Prato. Nel 1995 entra a far parte dell’associazione “Lucca fumetto” attraverso la quale pubblica i suoi primi lavori.
Dal 2003 collabora con Sergio Bonelli Editore, entrando a far parte dello staff dei disegnatori di Zagor.