Con Mambo Italiano la Indy Press ribadisce la sua attenzione per il mercato italiano. Un segnale importante, sia per il fumetto italiano, sia per un ruolo, quello di editore, che si deve confrontare con un mercato difficile, dove non mancano situazioni di discutibile professionalità. Vogliamo fare un consuntivo della vita della Indy?
Benvenuto nella quarta fase. Dopo un primo periodo in cui essenzialmente non sapevo cosa stavo facendo, e mi bastava farlo, mi sono concentrato dapprima sui prodotti italiani, reo di un idealismo che si sarebbe scontrato con le dure leggi del velleitarismo dei lettori, e poi sui prodotti d’importazione che amavo di più. Il 2004 è stato una bella lezione di umiltà, e mi lascia aperta la sola possibilità di pubblicare cose che proprio non posso fare a meno di pubblicare. Gli irrinunciabili, prodotti da un editore irriducibile.
Cosa comporta essere editori oggi in Italia?
Il fumetto italiano è fortemente polarizzato. Il rapporto quantità-prezzo di un piccolo editore è il principale ostacolo alla penetrazione nel mercato da parte dei soggetti minori, e questo fatto non sembra destinato a cambiare. Essere editore in Italia oggi può voler dire essere uno speculatore, ma nella stragrande maggioranza dei casi vuol dire essere un imprenditore idealista che spesso lavora in perdita per offrire a un pubblico non vastissimo prodotti in cui crede fermamente. A volte si vince, a volte si perde. A volte piove (riconosci la citazione, Ettore?). [Ora l’intervistatore dovrebbe fare il fico e non ammettere di averla dovuta cercare su Google… – ndr]
Uno dei problemi dell’editoria italiana, secondo me, è la relativa facilità con la quale si può entrarvi a farne parte. Questo se da una parte offre maggiori opportunità, dall’altra apre la porta a editori più appassionati che professionali. La Indy Press come cerca di affrontare questo ruolo, e questo mercato?
La professionalità dei singoli è sempre fuori discussione. I peracottari diventano auto-evidenti nel giro di pochissimo tempo, per cui non sollevero’ nemmeno l’ombra di una polemica. Il vero problema è che i modelli di business correntemente in uso non si applicano quasi mai alla realtà del fumetto. Né in Italia né altrove. E chi spinto dalla frustrazione pensasse che ci vorrebbero “molti più soldi”, guardi per favore alla CrossGen di Alessi. Ci vorrebbero molti più soldi spesi in fumetti dagli acquirenti, prima ancora che molti più soldi investiti nella produzione dagli editori. Indy è da sempre una boutique operation per palati fini. Il ruolo non ci secca affatto, anche perché non ci relega in alcuna nicchia tematica. Facciamo di tutto, e ci viene tutto piuttosto bene.
Ultimamente sembrate aver passato qualche problema, alcuni ritardi in pubblicazioni attese come Invincible e Savage Dragon. Problemi strutturali, oppure le vendite non sono tali da garantire una migliore periodicità?
Titoli diversi, problemi diversi. Ti confesso che per un mese sono stato certo di voler chiudere. Ecco perché alcuni volumi che erano prontissimi sono stati stampati solo in questi giorni. Ho ritrovato slancio ed entusiasmo, ma sia chiaro che si tratta di una pulsione solo interiore e personalissima. Il mercato non mi ha parlato, non ho nuovi soci, non ho piani segreti per la konkwista ti monto. Invincibile non vende. Voglio da morire pubblicarlo, è un titolo che adoro, ma non vende. Devo trovare una soluzione. Dragon è pronto da mesi… Ne sono pronti diversi numeri. Volete Dragon? Lo avrete. Parola d’onore (adesso anche per iscritto).
Altri titoli, invece, sono ancora nel limbo a causa di uno scarso riscontro nelle prenotazioni delle fumetterie. Il mercato fumettistico sembra fare molto affidamento sul sistema delle prenotazioni dai cataloghi Pegasus e Pan. Ma è questa la strada da seguire? Non ci sono alternative?
Il porta a porta? Non lo so. Di certo varrebbe la pena di studiare le possibilità. Una percentuale di reso possibile per le fumetterie? Massicce operazioni promozionali sul territorio? Dobbiamo trovare il tempo e i fondi per implementare strategie coraggiose e di non certo esito. Non è facile, in una congiuntura economica come questa. Ma qualcosa si farà, e qualcosa Indy sta già iniziando a fare. Nel 2005 portero’ in giro i nostri autori come mai prima d’ora.
Di come nasce Mambo Italiano ce ne ha parlato Diego Cajelli. Come siete arrivato a pubblicarlo voi?
Conosco Diego da anni. Io volevo pubblicare qualcosa di suo, lui voleva scrivere qualcosa per Federica Manfredi, Federica era stufa della solita zuppa. Il risultato è stato Mambo Italiano. Ne sono fierissimo.
Dopo Magenta tornate a collaborare con Federica Manfredi, autrice che inizia ad affermarsi anche all’estero. Come nascono i rapporti con lei?
Federica è una delle mie più antiche e longeve amicizie umane e professionali. Ci siamo incontrati a una Lucca di otto anni fa, e da allora non ci siamo più persi di vista. È facilissimo e molto bello lavorare con lei, è come puntare un’arma micidiale con la sola forza del pensiero. Federica è l’anello di Lanterna Verde degli sceneggiatori di fumetti.
Che rapporti instaurate con gli autori che pubblicate? Come vi sentite nel vedere la loro carriera anche al di fuori della Indy?
Sono amico di tutti, e non uso questa parola alla leggera. Sono fiero di “perderli” quando prendono il volo, è il motivo per cui continuo a fare questo mestiere. Federico Nardo, Luca Genovese, Federica Manfredi, David Messina, Sandro Pizziolo, Luana Vergari. Più li so ricercati, più sono felice. Ti si sta cariando un molare, Ettore? [] Eppure è così. Adoro che “la serie A” apprezzi persone in cui ho creduto per molti anni.
Mambo Italiano si distingue per una scelta curiosa e ben poco praticata in Italia, quella di presentare edizioni “de-luxe”, appropriatamente dentro scatole da pizza, oltre a quella semplice. Innanzitutto, come vi è venuta l’idea? Cosa contengono le differenti versioni di Mambo Italiano?
Io un po’ sono restio alle edizioni varianti. Pero’ sono simpatiche e in questo caso erano un’idea naturale. Il fumetto sarà sempre lo stesso. Ci saranno due diverse copertine, e nei box da pizza anche lo script-book con la sceneggiatura di Diego. È qualcosa che ho ipotecato dai libri di Brian Michael Bendis, e se c’é uno sceneggiatore in Italia le cui storie siano godibili anche prima dei disegni sono io… cioé, no, scusa! Volevo dire che è proprio Diego Cajelli :-P
E poi, credete ci sia spazio e mercato per questo genere di offerte? Pensate possa essere un incentivo per il lettore occasionale?
Guarda, non si tratta di un costo di alta incidenza per noi. Cerchiamo di offrire un plusvalore per chi desiderasse un’edizione più personalizzata, e non ci secca che si parli di noi per le nostre idee balzane. Chi apprezza questo genere di cose sarà contento dell’acquisto, te lo assicuro. È un’edizione molto curata e piacevole.
Non temete per la difficile distribuzione e conservazione di una confezione del genere?
Per la distribuzione abbiamo risolto il problema a livello di packaging, mentre per la conservazione… bhe, non è un’edizione da scaffale, mi sembra chiaro. Sarà bello scoprire come la stoccheranno i lettori più feticisti e pignoli.
Per molti editori sembra sia più semplice, e meno rischioso, investire in pubblicazioni estere che proporre nuovi titoli italiani. Nonostante questo, vediamo sempre più segnali incoraggianti, sia con titoli da libreria come quelli Magic/Innocent Victim, ma non solo, sia con la nascita di nuove serie “popolari” da edicola. Segnali di una inversione di tendenza?
Non credo. La voglia di proporre qualcosa di nuovo c’é da sempre, ed è insopprimibile. Un singolo fenomeno a livello mondiale ha generato un numero incredibile di cloni, e questo ha risvegliato la “voglia di edicola” di molti soggetti editoriali. Ne riparliamo a primavera 2006 con i sopravvissuti, d’accordo? Adesso sembrerei ingiustamente critico.
Perché non riusciamo a esportare facilmente i fumetti italiani, ma molto più facilmente gli autori? Non è quasi un controsenso?
I fumetti che piacciono in Italia piacciono pochissimo all’estero, e parlo del prodotto popolare. Quanto a talento pero’ non ci batte quasi nessuno, ergo l’emorragia di talenti. Non è così difficile da comprendere. Parlero’ di inversione di tendenza quando un editore italiano assumerà un autore francese per realizzare una serie in Italia.
Esistono ricette convincenti per uscire da quella di cui un po’ tutti parlano come se fosse una crisi irreversibile, o quasi?
Se ci sono non le so. Ma ho emissari in tutto il mondo che cercano solo questo. Ti faro’ sapere.
Come prevedete per la Indy questo 2005?
La lenta ma decisa uscita dal pantano in cui il 2004 ci ha cacciato con il suo netto calo di vendite (generalizzato, non solo nostro!). Lavoreremo sodo, parleremo poco, i risultati si vedranno.
I progetti futuri, italiani e non, per la Indy Press?
Un po’ d’Italia, un po’ di Francia, un po’ d’America. Diciamo un 33% per ciascun paese. Sembrerà dire poco, ma se fai due conti capirai che c’é almeno uno di questi segmenti che crescerà, per Indy, quest’anno.
In matematica non sono un asso, ma qualche sospetto mi è venuto… Quindi più che mai un augurio di un buon 2005 a Michele Foschini, e alla Indy Press.