Incontrarsi a Napoli: intervista ad Atsushi Kaneko

Incontrarsi a Napoli: intervista ad Atsushi Kaneko

Una chiacchierata con Atsushi Kaneko, autore, fra gli altri, di Soil, Wet Moon e Deathco, una delle voci più interessanti nel panorama giapponese attuale.

Atsushi Kaneko, classe 1966 è un mangaka giapponese. Da sempre attratto da tutte le forme d’arte, in particolare il cinema, si dedica al manga attestandosi come una delle voci più interessanti, particolari e fuori dal coro del panorama fumettistico nipponico.
La sua produzione, che spazia dal thriller, hard boiled, al pulp più crudo e on the road, è un’esplosione di contaminazioni artistiche, fra influenze dal fumetto underground americano e giapponese e grandi nomi della settima arte, uno su tutti David Lynch.
Le sue opere pubblicate in Italia sono: B.Q. ed R per d/visual, Soil per Panini Comics e Wet Moon, Deatcho e Bambi per l’editore Star Comics.Schermata-2016-04-07-alle-13.55.42-e1460030000281

So che sei un grande appassionato di cinema e che non avresti disdegnato la carriera cinematografica. Cosa ti ha spinto a dedicarti al fumetto?
In realtà non sono un grande amante di manga o fumetti in generale, non ne ho letti moltissimi, tuttavia decisi di intraprendere la carriera di fumettista. A un certo punto del mio percorso ho avuto alcuni dubbi, iniziai addirittura a pensare di smettere di far fumetti visto che non li amavo particolarmente, così arrivai a interrompere per un periodo la mia carriera da fumettista.

Ci sarà mai la possibilità di vederti alla regia di qualche film?
Certamente ho ancora voglia di cimentarmi come regista, e grazie alla fama che ho raggiunto con i miei fumetti ho avuto l’opportunità di dirigere un film: Rampo Noir. Penso che sia molto ironico quello che mi è capitato, ho avuto occasione di gestire la regia di un film, cosa che sognavo da sempre, proprio grazie al mio lavoro con i fumetti, che all’inizio non amavo particolarmente.

Cosa ti ha dato in più lavorare con il fumetto rispetto a quello che hai avuto o avresti avuto se avessi lavorato con una cinepresa in mano?
Effettivamente ho provato l’esperienza di lavoro nel fare un film, e la differenza sostanziale è che quando si fanno film si lavora in gruppo, tutti insieme. Mentre lavoravamo in gruppo avevo la possibilità di ascoltare più pareri e avere più idee a disposizione per confrontarmi con intuizioni differenti dalle mie. Penso che lavorare con i film abbia dei lati negativi ma in compenso si possano ottenere vari risultati, mentre con i fumetti lavoro in solitudine e tutto quel che realizzo è esclusivamente frutto delle mie idee.

13076868_10208084638186179_4005915142577899006_nPoter lavorare da solo ti avvantaggia oppure no?
Sicuramente ho un vantaggio: sono più libero e posso creare più serenamente!

Pensi che il fumetto abbia dei limiti intrinseci? Fare fumetti limita in qualche modo l’autore?
Il limite del fare fumetti è che quando immagino una storia devo adattarla alle vignette, e questo è certamente limitante. L’immagine che ho in mente deve essere modellata sulle esigenze della tavola; d’altro canto quando lavoro coi fumetti posso liberare infinitamente la mia immaginazione.

Ci sono dei fumettisti che ti hanno influenzato particolarmente, magari proprio del panorama europeo o americano, non solo giapponesi?
Come dicevo non amo leggere molto i fumetti, e li conosco meno rispetto ai film. Credo di non essere stato molto influenzato da fumettisti, piuttosto da registi. Però ho letto i fumetti di Katsuhiro Otomo. Lui ha fatto vedere che il manga non è chiuso nel mondo giapponese, ma aperto alle influenze dei fumetti provenienti da ogni paese. Otomo è molto influenzato da autori europei come Moebius, e io stesso ho scoperto il fumetto europeo non direttamente, ma in maniera indiretta attraverso i manga di Otomo.

Ho notato che spesso adotti una costruzione atipica e fantasiosa della tavola, ad esempio ricordo che in Deatcho rappresenti una nuvola di fumo che esce fuori dalle vignette e attraversa la pagina sino a spostarsi a quella successiva dopo averla voltata. Come mai hai inserito questo espediente?
Ho creato questa idea derivandola dai film: i fumetti in genere vengono chiusi nelle vignette e si muovono al loro interno. Mentre io, pensando ai film, volevo esprimere questo concetto per sperimentare. Mi piace molto creare del rumore sulla pagina, un disturbo per il lettore che serva a smuoverlo dalla narrazione a cui è più abituato. Inserisco spesso dei disegni fra una vignetta e l’altra, per me è una sorta di gioco.

Alcuni dei tuoi personaggi ricorrono in opere differenti. Trovate simili sono sfruttate ad esempio da David Lynch, uno dei registi a cui ti ispiri maggiormente. Come mai questa scelta?
Questo è un altro dei miei “giochi” con cui mi diverto. Inoltre Osamu Tezuka era solito riutilizzare gli stessi personaggi nelle sue opere. Tezuka li concepiva come veri e propri attori e li faceva recitare in opere differenti. In fin dei conti posso dire che questo è soprattutto un omaggio da parte mia nei confronti di Tezuka.
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Molti lettori si interrogano sul finale della tua opera finora più enigmatica: Wet Moon. Alcuni pensano a una sorta di loop temporale, mentre altri a un sogno del protagonista. Puoi darci qualche indizio o un suggerimento?
La storia di Wet Moon è concepita come una serie di immagini nella testa del protagonista che è impazzito. L’opera esprime il delirio e la confusione nella mente di quest’uomo, racconta la sua pazzia e mostra il mondo attraverso i suoi occhi. Nel finale c’è un dialogo in cui si dice che la pazzia di un solo uomo può inghiottire il mondo intero: questo dialogo è la chiave di lettura dell’intera opera.

In una delle tue prime opere, Bambi, la protagonista è molto attenta all’alimentazione. Sembri intrecciare questi temi ecologisti alla trama.
Bambi è una ragazza molto egoista che pensa solo a se stessa. Mangia solo prodotti biologici per curarsi. Questa attenzione all’alimentazione è dovuta solo al suo enorme egoismo!

Un’ultima domanda: che progetti hai in cantiere per il futuro?
Attualmente tutte le mie energie sono concentrate su Deatcho. Ma il mese scorso mi è venuta in mente un’idea per una mia prossima opera!

Puoi anticiparci solo qualcosa?
Non so se potrò realizzarne una serie, e l’idea è ancora poco chiara nella mia testa, ma questa storia sarà ambientata nel mondo antico, in un passato molto lontano, e sarà dedicata alle vicende di un’etnia, un popolo arcaico.

Ringraziamo sentitamente il Maestro Atsushi Kaneko per il tempo che ci ha dedicato.
Intervista svolta con l’autore a Napoli Comicon il 23 aprile 2016.

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