Molfetta è il nome di una città che a molti non dirà nulla. Poco più di 60mila abitanti, 30 chilometri a Nord di Bari, molto amata dai turisti per un bel centro storico, un duomo romanico che è sui libri di Storia dell’Arte (e in un fumetto di Martoz), un mare che invoglia a tuffarcisi dentro anche d’inverno, la tipica cucina pugliese a base di pesce freschissimo e un clima temperato a cui forse deve il suo nome (Melphacta, fatta di miele). Amata dai turisti e meno da chi ci vive (“è bella ma non ci vivrei”, direbbe un comico), con i problemi reali di ogni città, Molfetta pullula di locali, birrerie, pizzerie, bar… Qui, a ben guardare, ci sono più posti di intrattenimento serale che cinema, teatri, edicole, librerie, fumetterie messi insieme.
In questa cittadina sull’Adriatico, però, ci sono anche splendidi esempi di quella meglio gioventù resiliente che si trova in ogni città accartocciata su sé stessa e che sboccia come quei fiori gialli che spuntano tra le crepe del cemento. Non mancano, per esempio, le associazioni culturali, tante, che negli anni ho visto nascere, provarci, morire e rinascere dalle proprie ceneri, accanto ad altre che hanno resistito e si sono fatte e si stanno facendo belle e forti.
T.eS.L.A. – Tempi e Spazi Liberamente Attivi è una di queste. Nata nel dicembre 2013 da un nucleo direttivo di ragazzi di età compresa fra i 17 e i 25 anni, T.eS.L.A. ha voluto far fronte ai bisogni comuni dei suoi fondatori: quello di spazio – mentale, materiale, condiviso – e quello di riappropriazione del proprio tempo, con le sole armi della cultura e della condivisione.
Tante sono state le iniziative di T.eS.L.A. in questi anni, con uno stop di dodici mesi dovuto a un riassetto interno anche in seguito a un cambio fisico di sede. Ma quella di cui tengo qui a raccontare è l’esperienza del PULP Fest, un festival di arte, illustrazione e fumetto che è stato organizzato in modo del tutto sperimentale per la prima volta un anno fa, dando vita a una serata – quella del 30 dicembre 2018 – dal grandissimo successo.
Durante la sua prima edizione il PULP ha ospitato ventidue artisti pugliesi impegnati nell’area market e a esibirsi in una lunga sessione di live painting, un concerto dal vivo, un Dj set, mostre, proiezioni di cortometraggi e soprattutto un incontro che si è reso indimenticabile per la sua portata non solo culturale ma anche emotiva, soprattutto con i mesi a venire. Il PULP infatti, lo scorso anno, ha ospitato Coma Empirico e AkaB23. Gabriele è rimasto, per i ragazzi di T.eS.L.A. il padrino del PULP. Quella sera li ha incoraggiati ad andare avanti ed è quello che è stato fatto.
Quest’anno ovviamente e purtroppo Gabriele non era su quel palco dove dodici mesi prima aveva parlato, davanti a un teatro strapieno, del mestiere di fumettista e del suo lavoro artistico e concettuale, come in un flusso di coscienza di pensieri e parole che nessuno voleva finisse. Ma è stato ricordato – impossibile non farlo – e alla sua presenza hanno fatto seguito altri tre grandi nomi della scena artistica italiana: i suoi amici e colleghi del progetto Stigma Pablo Cammello e Spugna, e Fabio Magnasciutti.
Quando qualche mese fa Serena Brattoli, altra giovanissima molfettese dal grande talento artistico (per noi ha realizzato un iconico Immagina Lo Spazio Bianco), che del PULP è la direttrice artistica, mi ha chiesto di occuparmi del talk con i tre ospiti, non ho potuto dirle di no. E non l’ho fatto per coccolare la mia parte un po’ egocentrica ed esibizionista con una presenza su un palcoscenico e una platea di 200 persone e nemmeno perché conosco Serena da quando era una ragazzina – lei come tanti altri degli artisti e giovani tanto più giovani di me che erano presenti, dei quali mi considero un po’ la zia e la madrina (ecco il mio egocentrismo a briglia sciolta!).
L’ho fatto perché mi sono divertita e perché mettermi a disposizione di una realtà così bella e viva, collaborare per settimane con queste persone e veder prendere vita una creatura così importante che tanto, pubblico ha attirato in uno spazio come quello della Cittadella degli Artisti, che fino a qualche anno fa sembrava destinato all’oblio per cattiva gestione e non curanza delle amministrazioni comunali… Beh, fare tutto questo ricarica di energia, speranza, bellezza e voglia di fare anche in posti, come Molfetta, che a volte sembrano più grigi del suo mare quando a dicembre soffia la tramontana.
Così il 29 dicembre 2019, ultima domenica dell’anno, il PULP Fest è stato più esplosivo della sua prima edizione. Il format si è ripetuto fedele a un anno, fa, semplice, pulito, lineare: le mostre degli artisti presenti allestite nell’area bar, il teatro a disposizione per la visione dei cortometraggi e per il talk, l’area mercato per assistere anche al live painting, al concerto di K-Ant Combolution e al Dj set di Dj Puppet, dalle 18.00 fino a oltre la mezzanotte, per una serata di arte, musica e divertimento.
“Un’organizzazione della madonna e tutta gente bellissima”, ha scritto su Facebook Cammello – che per il PULP 2019 ha anche realizzato la bellissima illustrazione della locandina a tema ambientalista. Una serata che è sembrata una festa, con la musica fino a tardi e la coda chilometrica al bar, ma che non ha avuto sbavature come un festival serio e importante che si rispetti.
Quando ho pensato di scrivere questa cronaca sentimentale e poco precisa le ho anche subito dato il titolo che leggete. Ma ora mi domando se sia giusto parlare del PULP come di un “piccolo miracolo”. Il PULP Fest non è un miracolo né piccolo né grande: è una realtà, fatta da persone reali, fatta di impegno, dedizione, tempo speso in riunioni, infiniti scambi di mail e chat confuse su WhatsApp, tempo sottratto allo studio, al lavoro e agli affetti, stress, tensione, paura e poi l’incendio finale dell’infinita gioia e del risultato che ripaga di tutto, dei mesi di lavoro spesi e di quelli che ancora si spenderanno per l’edizione che verrà, a cui già i ragazzi di T.eS.L.A. stanno già pensando e che io non vedo l’ora che arrivi!
E sono, siamo certi che Gabriele sia molto contento di tutto questo.