Il primo, sanguinario, anno del Batman (2 di 2)

Il primo, sanguinario, anno del Batman (2 di 2)

Rileggere i primi undici capitoli di “Detective Comics” permette di delineare la figura di Batman, prima che nella sua vita irrompa Robin.

Nella prima parte dell’approfondimento sono stati presi in esame i primi sei capitoli della saga batmaniana, da DetCom #27 a DetCom #32. Dopo una pausa, è il momento di ripartire e di giungere in volata fino all’avvento di Robin.

Detective Comics #33

DetCom_033Giunti al settimo capitolo della vita del Batman, gli autori decidono di svelarne le origini. Sono sufficienti due tavole per introdurre Thomas Wayne e sua moglie, la serata al cinema finita con le lacrime dell’orfano a causa di un ladro, il giuramento di Bruce, la sua preparazione alla lotta al crimine attraverso lo studio della scienza (il giovane viene definito “uno scienziato geniale”) e l’addestramento fisico. Prima di arrampicarsi sui tetti, un ultimo passaggio: bisogna pensare a un costume che incuta terrore nel cuore dei malintenzionati. Come un presagio, un grande chirottero entra dalla finestra, facendo esclamare a Wayne: “Diventerò un pipistrello”.
Dopo il riassunto, può iniziare una nuova avventura del “vendicatore di tutti i mali”. In borghese, sta camminando per Manhattan, quando assiste alle conseguenze di quello che sulle prime appare un attacco alieno. C’è giusto il tempo di rincasare, aprire il solito baule e prendere il costume. Un dettaglio: lo scrigno non si trova più a portata di mano, ma è nascosto in un laboratorio segreto al quale si accede con un meccanismo celato nel muro. Nell’alloggio è disponibile un archivio che raccoglie prezioso materiale da consultare per risolvere i casi.
L’uniforme dell’eroe comincia a essere disegnata in “alta definizione”, tutta la silhouette è meno grezza e abbozzata. Segni e ombre compaiono sulla pelle nuda del viso, il taglio della maschera si addolcisce e le orecchie, sempre lunghe, arretrano e sporgono meno lateralmente. L’equipaggiamento accoglie una lama, infilata in uno stivale, che torna utile contro il nemico del mese, abbastanza abile da legare il Batman con una corda ed esporlo al rischio di morire carbonizzato in un’esplosione.
Sfuggito miracolosamente al decesso e rimessosi in sesto, il protagonista torna alla carica. Avvolge il batplano con “un fumo denso e nero” e coglie di sorpresa i malviventi. Attenzione: sebbene ad affrontarlo stavolta non siano vampiri ma semplici uomini affetti da megalomania, l’eroe impugna una pistola ed è pronto a far fuoco. Non ci riesce, solo perché resta coinvolto in un’altra esplosione. Anche in questo caso deve ringraziare la sua scorza dura e, allora, decide di cambiare strategia, passando dall’arma da fuoco a un’ascia. L’esito è lo stesso: sopraffatto dagli eventi, viene ferito e cade a terra, mentre un rivolo di sangue esce dal suo corpo. Niente paura, perché più avanti si scopre che il giustiziere indossa un giubbotto antiproiettile, per fortuna ha aggiornato la tuta da lavoro. Tuttavia, è evidente come in questa prima fase della sua carriera ogni missione lo esponga a rischi enormi, anche perché eccede nel fidarsi delle proprie capacità.
Ma, dove la forza non arriva, giunge l’intelligenza e, se è vero che sbagliando si impara, ecco che il nuovo tentativo può essere quello giusto. L’approccio è diverso e più calcolato; così, dopo una nottata passata in laboratorio, il Batman, munito di spray speciale e paracadute, prevale sugli avversari. Qual è il fato del loro capo? La morte, indovinato! Non una pallottola ma una fiala di gas serve per far perdere i sensi al villain, che precipita nella baia con il suo aereo. Il gracchiare della radio fuga ogni dubbio: il cadavere del pilota è stato ripescato.

Detective Comics #34

Per la prima volta dall’avvio della serializzazione, la testata fa un passo indietro e recupera un evento già accaduto per svilupparlo ulteriormente. I tempi narrativi sono quelli in cui il Batman ha sconfitto il Monaco e si appresta a tornare a casa, senonché prima è costretto a una deviazione. In apertura di episodio si vede Bruce con pipa, cappello e cravatta restare di stucco davanti a una persona senza volto; poco più avanti si dimostra uomo d’azione anche senza costume. Del resto, è in trasferta e può permettersi qualche libertà in più, senza fingere di essere soltanto un rampollo annoiato. In ogni caso, anche stavolta fa posto all’ombroso alter ego, che dà un saggio delle proprie abilità al chiaro della luna parigina. In questa tappa lontano da casa, si comincia a intravedere uno schema, quello che vuole sempre più spesso il protagonista a confronto con antagonisti pittoreschi, cioè con qualcosa di più di normali individui dai turpi interessi. È un assaggio della teoria secondo la quale, negli anni, sarebbe stata la presenza stessa di Batman a richiamare allo scoperto uno stuolo di criminali in calzamaglia pronti a tutto. Simile conosce simile, si suol dire.
Il tipo strano presente in questo episodio è il Duca d’Orterre: ha sì il proprio piano a lunga gittata, ma contemporaneamente ha puntato il vendicatore statunitense di cui conosce bene le gesta. L’eroe sta uscendo dalla dimensione di leggenda metropolitana, visto che è noto perfino a Parigi, e viene preso di mira da chi la pensa diversamente da lui, quanto a giustizia, bene e male. Analogamente, anche il batplano, non più grigio ma blu, è diventato un mezzo di trasporto immediatamente riconoscibile e osservato con terrore dalla marmaglia. Alla battaglia che segue sembra che sopravviva un solo combattente e non è difficile intuirne l’identità. Però non è detta l’ultima parola…

Detective Comics #35

det com 35Giunti al nono albo è superfluo soffermarsi sulla struttura ormai collaudata dell’incipit, piuttosto l’immagine sotto il titolo merita una riga: i due autori, prima di sviluppare il racconto, propongono la figura del protagonista, dal volto tirato, mentre impugna una pistola con la canna fumante. Che il Batman abbia davvero ucciso di nuovo? Ancora con un’arma da fuoco?
Prima di saltare alla conclusione della vicenda, però, un accenno all’episodio in questione. Si scopre che il giovane Wayne si diletta nella scrittura, o perlomeno così dice all’amico commissario, dopo averlo seguito sul luogo di un delitto. Di facciata, quindi, Bruce partecipa ad alcune indagini per trarre ispirazione per le sue opere letterarie, invece in realtà si aggiorna sugli avvenimenti della sua città. Entrato in azione con la maschera sul volto, il protagonista pronuncia qualche battuta di spirito prima di randellare gli avversari. Siccome sono mezze tacche, si può lasciare un po’ andare. Come spesso accade, l’avventura si complica in un inseguimento per le vie di una non meglio precisata Chinatown. Com’è ovvio, il batplano non è adatto ai vicoli, perciò tocca all’automobile tornare in scena. Aggiornamento: la vettura è una decapottabile blu, un mezzo di trasporto non ancora iconico ma sicuramente più personale di una macchina rossa di città. Da aggiornare c’è anche il conto delle vittime dell’oscuro vendicatore, perché quello sventurato che in DetCom #34 era miracolosamente riuscito a salvarsi dalla caduta nel vuoto non è altrettanto fortunato, quando il Batman gli lancia in faccia un oggetto contundente. Pochi passi all’indietro verso la finestra aperta e un volo dall’ultimo piano di un palazzo. Stavolta non ha scampo, anche se non per colpa della pistola raffigurata all’inizio del fumetto.
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Detective Comics #36

Il trentaseiesimo numero di DetCom è un altro di quelli da ricordare. La galleria di nemici del protagonista accoglie il secondo personaggio destinato a ripresentarsi ciclicamente: il professor Hugo Strange, definito “l’uomo più pericoloso del mondo! Scienziato, filosofo e genio del crimine”.
Inoltre, i guanti implementano le sporgenze affilate che ricordano le ali dei pipistrelli e, pagina dopo pagina, la lunghezza delle orecchie posizionate sulla maschera si riduce. In generale, l’aspetto del vigilante si sta progressivamente sgrezzando, sebbene il suo equipaggiamento continui a prevedere una pistola.
Per quanto concerne le sue azioni, tra i pugni dati e quelli incassati, l’eroe conferma di essere un picchiatore abile ma non invincibile. Spesso viene messo fuori gioco momentaneamente, perché si trova solo contro tutti, ciononostante grazie a una resistenza invidiabile si riprende e si vendica. Può affidarsi anche a un intelletto rapido e acuto, sebbene negli istanti più concitati anch’esso risulti inefficace. Niente paura, quando gli ostacoli sono insormontabili, almeno a una prima occhiata, la ritirata è un’opzione. Saggiamente il Batman si riorganizza e contrattacca, più forte di prima, facendo i conti anche con la polizia, sempre sulle sue tracce. Se i tutori della legge non si fidano dell’eroe, diversamente gli abitanti della sua città iniziano ad ammirarlo come “un grand’uomo”.

Detective Comics #37

L’ultima missione del crociato incappucciato, prima dell’incontro con Dick Grayson, il Robin originale, comincia con l’irruzione del Nostro nel bel mezzo di una scena di tortura. Il canovaccio è ormai il solito: l’eroe sembra prevalere in combattimento, ma all’improvviso viene steso, si riprende e prepara la rivincita, questa volta munito di un nuovo gadget. Ecco “un bizzarro tipo di occhiali”. La didascalia sottolinea che quello che compare di fronte al pubblico è “un vero pipistrello”, perché “può vedere nell’oscurità”. Lo stratagemma causa un cortocircuito nei malviventi, che pensano di confrontarsi con un essere dai poteri soprannaturali. La teatralità e l’inganno cominciano a diventare armi potenti a cui ricorrere, per parafrasare Batman Begins.
Dove le strategie sottili falliscono, però, possono una spada e il caso. Giunto alla resa dei conti con l’antagonista della storia, il cavaliere oscuro è costretto a ingegnarsi per scansare una lama, che si conficca in una porta. Scambiata la propria posizione con quella del cattivo, l’eroe lo colpisce duro, mandandolo proprio contro la punta dell’arma che non gli lascia scampo. La chiosa: “Morto! Meglio così. Se il suo piano avesse avuto successo, avrebbe inviato migliaia di innocenti sui campi di battaglia”. Il bene comune è salvo, la giustizia ha vinto. La coscienza di Bruce non è del tutto pulita, ma qualcosa sta per cambiare.

Conclusione

È tempo di tirare le somme, anche piuttosto schematicamente.
Se i conti tornano, nei primi undici albi della serie che lo vede protagonista, il Batman uccide, più o meno direttamente, otto persone, con una media di 0,72 morti a capitolo. Due di questi sventurati sono freddati dalle pallottole di una pistola e si tratta di creature fantastiche. In altri tre casi l’eroe impugna un’arma da fuoco, ma solo in uno di essi cerca, invano, di premere il grilletto.
Visto che si è accennato alla tipologia delle vittime, è curioso riportare che l’uomo pipistrello fa battute di spirito contro i criminali di “serie B”, ma rimane in silenzio contro i pezzi grossi. Il numero di questi ultimi tende via via ad aumentare, perché in modo direttamente proporzionale all’ascesa della fama del giustiziere irrompono sulla scena antagonisti pittoreschi, sempre più astuti, istrionici, mefistofelici, grotteschi e spietati.
Contrariamente, il parterre degli alleati resta miseramente vuoto, dal momento che anche il commissario Gordon, che negli anni sarà fedele braccio destro del vigilante tanto quanto il maggiordomo Alfred, gli è ostile, come tutto il corpo di polizia di New York. Ecco un’altra differenza: la Grande Mela e non Gotham City è lo sfondo principe della crociata del vendicatore, che sfreccia per le strade a bordo di un’auto convenzionale, prima, e di una antesignana della batmobile, poi. Si distingue di più quando deve solcare i cieli, visto che, dove fune e rampino non trovano appigli, arriva il batplano, mezzo di trasporto piuttosto sfruttato nelle prime avventure.
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Il Batman delle origini, che nasconde meticolosamente la propria identità, non disdegna le uscite mondane nei panni di Bruce Wayne, ma sale alla ribalta solo ed esclusivamente quando calano le tenebre. La figura del playboy sembra più che altro un orpello, uno stilema che Bob Kane e Bill Finger rispettano ma del quale farebbero volentieri a meno. È l’alias notturno a contare, a dare al pubblico ciò che esso desidera, ossia azione, divertimento ed emozioni. Sebbene la caratterizzazione del personaggio sia poco più che abbozzata, nel corso degli undici capitoli presi in esame si ravvisa un’evoluzione: da macchina da guerra spietata e inarrestabile, il protagonista si trasforma gradualmente in un vero essere umano, con i propri punti deboli. Se all’esordio sembra invincibile, successivamente viene messo alle strette e pure nel sacco a più riprese, stratagemma narrativo indispensabile sia per arricchirne l’arsenale e le tecniche di combattimento, poiché a sconfitta segue rivincita, sia per tenere i lettori incollati alle pagine.
Nel percorso c’è tempo anche per sperimentare una relazione amorosa, alla quale è bene dedicare una breve riflessione prima del congedo. Julie Madison è la fidanzata di Wayne, però sembra lasciarsi sedurre senza problemi dall’opaco fascino del Batman; lei non sa che il “futuro marito” nasconde una doppia vita e di giorno lo prende per quello che è: un giovane di buona famiglia, premuroso e volitivo. Di notte, vinta la diffidenza iniziale, l’ammirazione per l’eroe in calzamaglia si traduce in una fiducia incondizionata, che va al di là del rapporto tra salvatore e persona salvata.
Niente di eccezionale ancora, solo la conferma che già agli albori la potenza immaginifica di Batman era tale da eclissare l’identità civile di Bruce.

Il primo, sanguinario, anno del Batman (1 di 2)

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