Il webcomic è un fenomeno relativamente nuovo nel mondo del fumetto e continua a progredire con l’evolversi delle tecnologie informatiche e l’ampliarsi del pubblico online. Tuttavia, è un fenomeno ormai storicizzato, che si può cercare di indagare con uno sguardo d’insieme. Quali possono essere dunque i criteri per tracciare un primo abbozzo di storicizzazione del webcomic?
Sotto un profilo di archeologia della rete, il primo webcomic conosciuto è probabilmente Witches and Stitches di Eeerie, apparso online nel 1985; T.H.E. Fox, primo webcomic disegnato anche in digitale, è del 1986. Seminale anche Where The Buffalo Roam (1987), che introduce il tema della nerd culture / nerd life. Lo sviluppo del protocollo WWW (1991) e il conseguente boom di internet creano le condizioni per l’avvio di una vera “storia del webcomic”: Doctor Fun (1993) è tra i primi di questa era internettiana, seguito da Netboy (1994). A questo punto esplode la “singolarità” mondiale del fenomeno: nel 1995 un fumetto rilevante come Dilbert inizia ad essere distribuito anche online, i webcomic proliferano a centinaia (1996) e nel 1997 appare Big Panda, il primo grande portale.
E inizia così anche una prima, sistematica ricezione critica: nel 1998 anche un teorico del livello di Scott McCloud inizia a occuparsi di webcomic, cui dedica il suo Reinventing Comics (2000) e numerosi interventi sul suo blog. McCloud sostiene l’idea dell’infinite canvas, ovvero il fatto che il fumetto online sia svincolato dalla dimensione ristretta della pagina: condice esperimenti in tal senso, utilizzando delle “trails” per unire le vignette in un montaggio sequenziale molto più ardito. McCloud, con la sua visibilità, favorisce l’ampliarsi del dibattito e nel 2001 gli Eagle Awards e gli Ignatz Awards inseriscono il webcomic in una categoria. Entro il 2005 anche l’Eisner Award, il più rilevante, inserisce tale categoria. Una tappa che è diffusamente ritenuta significativa per indicare la fine dell’età dei primordi e una stabilizzazione del nuovo fenomeno. I risultati dei premi fumettistici, quindi, costituiscono una prima indicativa traccia per percorrere la storia del medium e della sua ricezione, ovviamente senza carattere definitivo. Per circoscrivere il campo, ci concentreremo ora sul caso italiano, senza escludere future puntate di disamina del quadro internazionale.
La ricezione del webcomic in Italia: i premi Micheluzzi del webcomic
In Italia i primi fumetti sul web sono probabilmente quelli pubblicati da Lo Sciacallo Elettronico (1995), mentre il Dottor Pira, col suo sito, è un primo seminale autore proveniente dal web (1997). Un seminale portale di webcomic è invece Shockdom, dal 2000. La ricezione critica inizia all’incirca negli stessi anni; un riconoscimento in un premio importante a livello italiano avviene però solo nel 2008, quando il premio Attilio Micheluzzi, nato nel 1998 e legato al Comicon di Napoli, crea una categoria apposita per il webcomic: è probabilmente il primo premio importante a farlo. Il Premio Boscarato inizierà ad assegnarlo nel 2013, il Gran Guinigi, legato a Lucca Comics, non prevede invece una categoria apposita. Ripercorrere le scelte del premio – come premiati e come nomination – è quindi una prima prospettiva per una lettura del fenomeno in Italia, ovviamente da integrare a numerose altre.
2008: la prima edizione
La prima edizione viene dunque vinta, nel 2008, da Crow’s Village (Lele Corvi, tuttora attivo); a quanto è dato di vedere oggi, una classica (buona) strip satirica passata online (come avviene di molti webcomics italiani e non, fino ad oggi). Tra i candidati anche Eriadan, il nome più importante all’epoca, tra i primi webcomic italiani a sviluppare un ampio seguito (2003), esploso dopo l’ingresso in Shockdom (2004), in seguito anche striscia ufficiale di Virgilio.it e responsabile, in buona parte, del boom del webcomic italico tra 2005 e 2006. Altri due ottimi nomi del fumetto italiano appaiono tra le nomination: Giulia Sagramola con Riunione di famiglia e Giacomo Nanni con Cronachette. Quinto fumetto è Debbie Dillinger, striscia noir digitale di Comicus, attiva dal 2005, di Calvaruso/Rizzo/Scalmani.
Si nota, col senno di poi, l’assenza di Sio, in Shockdom dal 2006, e che proprio nel pubblicava i primi volumi cartacei sulla scia del successo digitale. Una assenza che spicca, ovviamente, non tanto in questo primo anno iniziale (dove l’autore era comunque attivo), ma anche negli anni seguenti, dove non sarà mai presente.
2009: Deco, un isolato premio al femminile
L’anno seguente (2009) vince InkSpinster di DeCo, dal segno delicato e prezioso, anche se di nuovo sulla linea maggiormente di una vignettistica classica. Un premio al femminile, che però resta un caso a lungo isolato: a parte DeCo, bisognerà aspettare Ross, nel 2016, per vedere un’altra autrice di webcomic in gara. La cosa è significativa, poiché il webcomic vede una presenza piuttosto ampia di autrici, proprio per la possibilità di autopubblicazione a basso costo che consente. E, naturalmente, non mancano i progetti sperimentali e interessanti.
Tra i candidati vi è anche Canemucca di Màkkox, che con il blog collettivo Core Ingrapho (2009), sottotitolo “in scroll we trust”, sarà il teorico del verticalismo, che diviene in sostanza l’identità, negli anni successivi, del webcomics italiano medio-lungo, quello slegato dalla pura comic strip. Non un “infinite canvas”, dunque, come voleva McCloud, ma nemmeno la mera riproposizione della tavola.
Altra candidatura rilevante è Alessio Spataro con Giorgia Mecojoni la Ministronza, contro una Meloni allora all’inizio della carriera. Spataro ottiene con questa sua strip numerose menzion nei media mainstream – usualmente indignati. Quello di Spataro è forse il primo fenomeno dei webcomic a uscire dalla ristretta nicchia fumettofila ed emergere nel dibattito generalista.
Terzo nome significativo che emerge nelle candidature è A Panda piace… di Giacomo “Keison” Bevilacqua, che si distingue per l’eleganza del segno e la leggerezza calviniana della narrazione.
Tra i candidati anche Workisnotinprogress, una strip tradizionale. (https://www.facebook.com/pg/WorkIsNotInProgress)
2010: la vittoria di Armentaro, di Coreingrapho. E del verticalismo
Se nel 2009 Makkox appariva solo in nomination, nel 2010 Flaviano Armentaro vince con Come vuoto, apparso su Coreingrapho.com. La sua affermazione segna la prima vittoria del verticalismo, che inizia a imporsi, con gli anni ’10, come il nuovo linguaggio, invece del più complesso infinite canvas teorizzato da McCloud. In precedenza, si erano premiate le classiche strip brevi, con opere di ottimo livello ma tutto sommato legate a una forma già esistente nel fumetto tradizionale. Invece, salvo una vittoria di A Panda Piace l’anno seguente, e l’eccezione di Ghetti e del suo “infinite canvas”, i premi del Micheluzzi di qui in poi preferiranno il verticalismo, che in effetti è la novità sostanziale del webcomic, almeno nella scena italica.
Si nota tra l’altro una certa ricorrenza nelle candidature, che caratterizzerà il concorso anche negli anni immediatamente a venire: di nuovo candidati A Panda Piace e InkSpinster. New entry in nomination anche il notevole Rusty Dogs (Emiliano Longobardi/AA.VV.), da poco giunto a conclusione (abbiamo di recente fatto il punto con l’autore sulla sua decennale produzione, qui), che però, nonostante la sua frequente presenza in nomination, non sarà mai premiato; e The Sparker (Stefano Conte), autore di Che vita di Mecha, divertente ed azzeccata satira del nerdismo.
2011: A Panda Piace… vincere il premio. Il primo webcomic italiano mainstream?
Dopo due nomination negli anni precedenti, alla terza presenza nel 2011 vince A Panda Piace. La striscia web era divenuta in quel 2010-2011 la mascotte di La7, con un impatto anche nella cultura generale, cosa che ha favorito indubbiamente il successo dell’azzeccato personaggio. Il Panda di Bevilacqua è probabilmente il primo webcomic a divenire “mainstream”, e il premio Micheluzzi, in qualche misura, lo riconosce.
Per il resto, terzo anno di nomination per InkSpinster.com e Armentaro, secondo per Rusty Dogs; appare Crazy Nena di Serena Romio, una strip piuttosto classica di vita famigliare. Significativo notare il ricorrere di quattro nomination su cinque (incluso il premiato), per un ambito teoricamente estremamente dinamico come il webcomic. Una maggiore variazione nelle candidature apparirà solo nel 2014, restando poi abbastanza costante fino alla conclusione del premio.
2012: inizia l’era di Zerocalcare
Nel 2012 un nuovo scossone, dopo l’affermarsi del verticalismo, viene dalla vittoria – all’esordio in nomination – di Zerocalcare, il nuovo autore importante emerso negli anni ’10 italiani proprio a partire dal webcomic ma poi impostosi a livello nazionale sulla scena del fumetto (e con una dimensione mediatica che supera perfino tale ambito). Anche Zerocalcare fa proprio il verticalismo, che di qui in poi prevarrà nei fumetti premiati sulle webcomic strip. Appare anche Davide La Rosa, alfiere dei “fumetti disegnati male” che per la prima volta entrano nell’equazione del premio. Il fumetto disegnato male è un fenomeno centrale del webcomic, che favorisce – con la gratuità online – la diffusione di segni meno convenzionalmente “ben disegnati”, che in seguito si diffonderanno anche nel mercato cartaceo. Un antesignano come il Dottor Pira, dal 1997, era stato uno dei primi ad aprire tale filone. A parte questa presenza di La Rosa, però, il Micheluzzi non sembra riconoscere particolare spazio a tale fenomeno, orientandosi di più verso il segno tradizionale, variamente declinato. Di nuovo in nomination Makkox, Inkspinster e Rusty Dogs, che non riuscirà mai ad afferrare il premio.
2013: In un circolo ristretto, vince Makkox. Appare Verticalismi, col mistero di Altan Moore
Nel 2013 invece vince Makkox: un riconoscimento meritato, che conferma le nomination precedenti di lui e Armentaro (sempre della scena “verticalista” di Coreingrapho). Ritornano poi Bevilacqua, Rusty-Dogs, Zerocalcare in nomination; e appare una sola novità dell’anno delle nomination – Verticalismi.it (nato nel 2009), con Altan Moor (evidente crasi di Alan Moore e Altan), webcomic di cui non ho ritrovato nulla. Sicuramente sarà possibile, con ricerche più accurate, far emergere qualche traccia di questo fumetto: ma la sua sparizione dai radar di una ricerca online anche accurata – nonostante un certo livello di riconoscimento raggiunto – è il segno del rischio di caducità di questo medium.
2014: Il premio a Verticalismi, in un’annata di discontinuità
L’anno seguente alla sua apparizione verticalismi.it vince, nel suo insieme, il premio per il webcomic. L’estetica verticale introdotta da Core Ingrapho (“In scroll we trust”) in uno spirito di avanguardia viene da loro, in parallelo e col tempo, tramutata in un modulo di successo esteso ad un range molto più vasto di autori. Fanno la loro apparizione altri game changer del webcomic italiano, quale www.mammaiuto.it, tuttora uno dei collettivi principali del webcomic più vicino alla concezione che, per comodità, potremmo definire del “fumetto d’autore”, e Mirka Andolfo con il suo Sacro e Profano. Qualità altissima, impostazione tradizionale, con stile “disneyano”, ma molto maggiore libertà espressiva: la stessa “libertà del web” di cui si avvale anche Jenus di Don Alemanno, satira religiosa con cambio consonantico di “n” in “s”. Interessante notare in quest’anno un maggior dinamismo del premio, che introduce tre nomi nuovi nella cinquina.
2015: To Be Continued: un premio all’Infinite Canvas
To Be Continued, di Lorenzo Ghetti, vince alla sua prima apparizione in nomination nel 2015. Un’opera nuovamente molto significativa: Ghetti difatti esce – caso raro – dal paradigma del verticalismo nel webcomic lungo italiano, e sfrutta appieno le possibilità della pagina web, ponendosi come uno dei rari autori a riprendere la struttura dell’Infinite Canvas teorizzata da McCloud. Una struttura affascinante, ma che richiede un lettore attento, e quindi destinata ad essere sacrificata sull’altare della leggibilità immediata, essenziale online. Infatti, nonostante il meritato successo di Ghetti, in seguito non vi sarà una particolare ripresa di questo modello.
Innovative anche tutte le altre proposte: From Here to Eternity, di Francesco Guarnaccia, Vivi e Vegeta, di Francesco Savino e Stefano Simeone, Johnny Dynamic, di Andrea Dotta, forse in parte meno noto ma ugualmente lisergico, e il Quarantenne Immaginario di Sergio Varbella. A parte quest’ultimo titolo, di segno più tradizionale, si tratta di tutte proposte avvicinabili in vario grado al gusto neopop che si stava imponendo nel fumetto italiano, specie quello più nuovo e sperimental che, appunto, trovava spesso spazio online.
2016: vince Vivi e Vegeta, una rara presenza al femminile con Ross
Vivi e Vegeta, di Francesco Savino e Stefano Simeone, originale noir ambientato in un rarissimamente trattato mondo vegetale, torna nel 2016 e vince il premio, sempre in una concezione “verticalista” ormai divenuta il filone principale. Ritornano anche Guarnaccia, Ghetti, Rusty Dogs (di nuovo invano) e si aggiunge Ross, di Claudia “Nuke” Razzoli, unica altra webfumettista a essere apparsa in gara dopo Inkspinster. I nomi “nuovi” apparsi in blocco l’anno precedente paiono subito “confermati”, ma l’anno seguente vi sarà di nuovo una certa variazione, anche con l’occasionale estensione della rosa dei candidati.
2017. Aqualung di Paliaga-Carlomagno, una vittoria in casa Wilder
Il 2017 vede invece la vittoria di Aqualung di Jacopo Paliaga e French Carlomagno, con cui si impone sulla scena la Wilder, legata a un tipo di webcomic più di azione e di intrattenimento (sempre verticalista nell’impostazione). Ritorna Guarnaccia (questa volta con Cavalier Inservente, per Mammaiuto!, di recente concluso), Ghetti, e fanno la loro apparizione Lorenzo Palloni (anch’egli legato a Mammaiuto!) e Cammello con Tumorama. Lievemente eclettico rispetto a questi autori – variamente – nel segno “largo” del neopop abbiamo Gli scogli di Taranto di Mattia Moro, che si inserisce in un filone di impegno sociale portato avanti, in quegli anni, anche dal collettivo Graphic News, e oggi da Stormi, e che costituisce un altra via al webcomic, che non ha trovato moltissimo spazio nel premio. In quest’anno l’ampliarsi delle nomination offre di spazio a molti nuovi autori: gli anni più recenti si distinguono in generale per una maggior varietà dei nomi presentati, dal 2014 in poi.
2018: la vittoria di Mammaiuto!, l’ultimo anno del premio specifico
I tre cani di Samuel Daveti e Laura Camelli portano nel 2018 alla vittoria un fumetto emerso dal collettivo Mammaiuto!, presente in nomination dal 2014 – prima come collettivo, poi con singoli autori appartenenti al progetto. Un giusto riconoscimento a questa realtà, che ancora oggi è tra le più attive con un’estetica autoriale ben riconoscibile. In nomination in quest’ultimo anno anche Fumettibrutti – Josephine Yole Signorelli (che poi esploderà come fenomeno web) e Black Rock – di Dario Sicchio, Jacopo Vanni e Francesco Segala, proveniente dalla scuderia Wilder.
Nel 2019 non c’è più il premio webcomic, ma Dottor Pira – antesignano del genere, dal 1997, come si era detto – vince il miglior fumetto con Super Relax, Romanzoesplicito di Fumetti brutti miglior opera prima. Lorenzo Palloni non vince come sceneggiatore con Instantly Elsewhere, ma è in lizza come miglior sceneggiatore. Il webcomic quindi sparisce come categoria, ma viene premiato con alcuni suoi autori in un’edizione piuttosto aperta al fumetto di ricerca. Difficile però naturalmente dire le prospettive future, in un’epoca in cui il Coronavirus sta cancellando tutte le certezze, non solo in ambito fumettistico.