Il potere assoluto dell’arte: Nature Morte di Zidrou e Oriol

Il potere assoluto dell’arte: Nature Morte di Zidrou e Oriol

Un’opera che attraverso tavole dipinte in maniera impeccabile parla di arte e di un poeta dimenticato scomparso improvvisamente all’alba del 1900. L’arte crea, l’arte distrugge: qual è il dono più pericoloso?

Vidal Balaguer i Carbonell (Barcellona, 1873 – ?)
Considerato un genio del Modernismo catalano. Vidal Balaguer frequenta il cabaret Bohémien Els Quatre Gats con il suo amico Joaquim Mir. Membro di La Colla del Safrà, un gruppo di artisti catalani. Balaguer è una figura controversa che non otterrà mai il riconoscimento che merita.

Questa è la storia di come Vidal Balaguer, pittore dotato e artista misconosciuto, scomparve all’alba del 1900 lasciando dietro di sé solo una manciata di opere, tra cui il suo ultimo autoritratto. Una storia che rivive nel ricordo del suo amico Joaquim, a più di 40 anni dall’ultima volta che lo vide. Poche altre informazioni abbiamo di lui, poche opere sopravvissute, come racconta Roser Doménech, docente di Storia dell’Arte all’Università Autonoma di Barcellona, nella postfazione al volume.

Ma la storia di Balaguer è legata strettamente a quella di Mar, sua modella e sua musa. La sua scomparsa poco dopo aver posato per un dipinto del pottore e la conseguente indagine di un solerte ispettore di polizia porta a una scoperta che sposta il tono della storia verso il fantastico, verso l’impossibile.

Il tono del racconto è realistico; i personaggi, anche quelli secondari, ben delineati e immediatamente identificabili, con un’attenzione alle espressioni che ne rendono subito evidente il carattere, specie per quanto riguarda l’ispettore Puig ed Herzog l’usuraio. Anche il periodo storico è descritto in maniera credibile, soprattutto facendo affidamento all’immaginario della cultura generale richiamato grazie a elementi ben riconoscibili: i tavolini di un caffè, le stanze di locali dove si radunano gli artisti, uno studio in penombra, le strade e i vicoli di sanpietrini percorsi a notte fonda.

Soggetto del racconto, il giovane pittore viene descritto ricalcando il modello dell’artista talentuoso ma spiantato, in fuga dai creditori, inserito nel pieno della scena bohemien barcellonese, disposto a sacrificare una vita comoda per portare avanti la sua arte in maniera indipendente. Un personaggio quindi non originale nella sua caratterizzazione, ma che grazie alla gamma di espressività dei disegni non appare come un mero stereotipo.

Personaggi e ambienti sono ritratti in composizioni curate e d’impatto visivo notevole. Oriol prende in prestito le tecniche di pittura degli stessi artisti dell’epoca e le trasporta sulle tavole del fumetto per creare pagine di grande resa. Tutto è ben delineato da linee pulite, ombreggiature, luci e soprattutto dal colore che dona massa alle figure, alternando colori caldi e freddi e ricreando il calore di un locale o la solitudine di uno studio di pittura deserto. In alcune vignette si intravede una certa affinità con Manuele Fior, specie per le figure femminili. Tutto è chiaramente intellegibile, semplice da seguire, e al contempo raffinato, ricercato.

EXPRESSION@

La scelta di valorizzare l’aspetto pittorico del disegno sembra frutto di una scelta di contesto, come se per parlare d’arte gli autori avessero deciso che non si potesse che farlo ATTRAVERSO l’arte; ed effettivamente questa scelta premia nel ricreare un periodo e un ambiente, nel dare sostanza alla passione dei personaggi per la pittura, fonte di vita ma soprattutto ragione di vita. Un modus operandi comune in opere biografiche dedicate ai grandi pittori del passato, come per esempio Gauguin di Fabrizio Dori o Magritte di Vincent Zabus e Thomas Campi. Un parallelo che acquista ulteriore peso nel messaggio metatestuale imbastito dagli autori sulla figura di Vidal Balaguer.

La cadenza delle vignette si sviluppa per lo più su tre strisce per tavola, in cui si alternano strutture a due o tre vignette e altre con una unica a piena larghezza, su cui soffermarsi un istante in più. Poche le variazioni a questo schema: tre vignette più grandi alte due strisce per creare attesa o un picco di tensione ‒ come per l’unica vignetta a pagina intera, che dà il via alla presa di coscienza del protagonista, e per l’unica a sviluppo verticale che, con una inquadratura dal basso e i personaggi disposti ai due estremi di una rampa di scale, accentua il tono drammatico e i sottotesti violenti della scena.
L’alternanza di inquadrature, con scene riprese dall’alto o dal basso e con vignette con una linea di composizione diagonale, crea un dinamismo accentuato in un racconto dove non c’è azione ma dove conta piuttosto l’atmosfera e, soprattutto, l’arte.

Un’opera sospesa tra reale e sogno, tra verità e leggenda. O forse no: perché Vidal Balaguer i Carbonell non è mai esistito, è solo un personaggio inventato di questa storia, come inventati sono Joaquim Mir e il Roser Doménech della postfazione, come inventata è la pagina di Wikipedia che si può trovare nel sito dell’editore Dargaud con una rapida ricerca su Google.

Un gioco metatestuale, una piccola provocazione, se vogliamo, degli autori. Oppure, perché no?, un omaggio alla fantasia e all’invenzione, un tentativo di ribaltare la prospettiva del racconto stesso: se i dipinti di Balaguer nel fumetto sono capaci di far scomparire i loro soggetti, perché un fumetto non può far diventare reale il suo protagonista? In fondo, è quanto è accaduto per tanti personaggi che letti da ognuno di noi in anni e anni di passione per il fumetto.

Abbiamo parlato di:
Nature Morte
Zidrou, Oriol
Traduzione di Isabella Donato
Panini Comics – 9L, 2018
64 pagine, cartonato, colori – 17,00 €
ISBN: 8891240156

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