Tanino Liberatore è soprannominato “il Michelangelo del Fumetto Italiano”. Maestro internazionale e indiscusso della Nona Arte, è lo storico disegnatore di Ranxerox, scritto dal compianto Stefano Tamburini. La sua opera, prima su Cannibale, poi su Frigidaire ha segnato l’immaginario collettivo di diverse generazioni di lettori e appassionati. Autore di copertine di dischi, locandine per il cinema, manifesti pubblicitari, scenografie per il teatro, nel 1982 si trasferisce a Parigi dove vive tutt’ora. Oggi, alternando gli strumenti classici digitali a quelli più tradizionali come oli e acquerelli, realizza magnifiche illustrazioni, su carta e su tela, che sono in mostra nelle gallerie di Arte Contemporanea di tutto il mondo.
Quest’anno si celebrano i quarant’anni dal tuo esordio su Cannibale.Si dice che il tempo ci offra una visione diversa del nostro passato.Ti ricordi cosa hai provato quando hai visto il tuo primo lavoro pubblicato e, oggi, che analisi fai di quell’esperienza?
All’epoca (sempre frastornati dai tempi di consegna) le emozioni lasciavano il posto all’”uhff”, si vedevano più i difetti che i pregi! Per quanto mi riguarda, ripensare oggi a quei giorni, con il “mio” primo Cannibale tra le mani, per un principiante quale ero, mi fa pensare all’enormità della cosa… copertina e storia e altro ancora… niente male per una prima volta!
Dopo Cannibale un’altra grande rivista, Frigidaire, ti ha visto protagonista. Qual è la differenza, secondo te, tra le filosofie alla base delle due riviste?
Frigidaire è la naturale evoluzione di Cannibale, il passaggio da una quasi fanzine di soli fumetti B&W(Bianco e nero ndr) alla rivista colorata e “urlante”, “del superfluo indispensabile”! Pensata e voluta dal genio di Stefano (Tamburini ndr) entusiasticamente appoggiata da tutti noi… almeno per i primi 15 numeri! Era veramente all’avanguardia e per certi versi lo è ancora!
Come nacque la copertina di The Man from Utopia di Frank Zappa? Chi ha visto l’originale dell’opera può percepire come ci siano state diverse fase nella creazione della stessa?
La copertina è nata davanti a un piatto di spaghetti al nero di seppia a Posillipo e da un botta e risposta tra me e Zappa! Dopo una piacevole discussione ho ottenuto l’assoluta libertà per il “front” e ho eseguito tutti i suoi desideri per il “back”!
Dall’originale non si percepiscono le varie fasi del lavoro perché tutti i nodi sono stati sciolti con gli schizzi preliminari, quindi quando ho realizzato il definitivo le idee erano praticamente definite.
Ranxerox è l’opera che ti ha reso celebre in tutto il mondo. Ma è anche il lavoro di cui vai più fiero?
A Ranx devo tutto e per questo l’adoro ma tecnicamente ci sono troppi errori e approssimazioni che me lo fanno detestare. Comunque è così con tutti i miei lavori, difficilmente li apprezzo al 100%.
Sei un grande maestro nell’uso delle tecniche tradizionali di disegno, eppure per Lucy, recentemente pubblicata in Italia per Comicon Edizioni, ha fatto una scelta legata al disegno e alla colorazione digitale. Perché? E come giudichi questa tua esperienza?
È stata una scelta dovuta al soggetto: parlare d’evoluzione facendone una anch’io mi sembrava logico. In realtà volevo che la resa finale fosse veramente realista quindi avevo bisogno di un medium che mi differenziasse dal passato pur mantenendo la stessa forza. Penso di esserci riuscito! Inoltre appropriarmi di una nuova tecnica e aggiungerla alle altre che già conoscevo mi ha reso felice!
Tu hai avuto la possibilità di collaborare con geni istrionici come Tamburini e Pazienza, scomparsi troppo presto. Credi che se la loro vita non si fosse spenta così prematuramente, l’immaginario collettivo italiano, e non solo, sarebbe stato diverso?
Non so se avrebbero cambiato l’immaginario collettivo ma conoscendo i “soggetti” direi, senza ombra di dubbio, che di cose geniali ne avrebbero fatte di sicuro!
Hai dichiarato che non ti piace molto fare fumetti, ma se potessi lavorare su un personaggio o su una storia, oggi, forte della tua esperienza sconfinata, cosa vorresti raccontare?
Niente, non sono interessato al racconto sequenziale. Oggi, più di prima, le storie che racconto sono nei “fotogrammi” che disegno e sono indubbiamente più intimiste!!
Intervista apparsa originariamente sull’Inserito PoP del Quotidiano del Sud.