Qualunque appassionato di fumetti con almeno una quarantina di primavere alle spalle si è certamente imbattuto ne Il Corvo, fortunatissima miniserie creata da James O’Barr, che ha vissuto a partire dagli anni ’90 un’esplosione di popolarità, dovuta anche all’adattamento cinematografico diretto da Alex Proyas nel 1994.
Prima di tutto, dunque, bisogna dare merito a Roberto Schiavone di Edizioni BD, che di concerto con l’americana IDW, detentrice dei diritti del personaggio, ha deciso di riprendere in mano una tale leggenda del mondo del fumetto.
Per farlo, Schiavone ha pensato di chiamare ai testi Roberto Recchioni, completando il team creativo con Werther Dell’Edera e Giovanna Niro.
Il Corvo: Memento Mori è diventato così una nuova miniserie pubblicata in Italia e negli USA nel formato spillato tipico dei comics, e ora proposto in edizione Omnibus.
Assolutamente all’altezza
Un’operazione del genere si presta naturalmente ad un paragone con il capostipite di O’Barr e, sgomberando subito il campo, possiamo dire che Memento Mori rappresenta un’ottima incarnazione degli stilemi narrativi e grafici che hanno fatto la fortuna dell’originale. Libero dalla responsabilità di narrare le sorti di Eric Draven, il protagonista della miniserie originale, Recchioni si è potuto concentrare sulla creazione di un nuovo personaggio preoccupandosi “solo” di rispettare i canoni della serie.
Lo sceneggiatore romano ha deciso di usare la sua città come teatro delle vicende, nonché di caratterizzare la trama con un sottotesto religioso piuttosto preponderante, che caratterizza ulteriormente Memento Mori.
Recchioni fa largo uso di didascalie, inserendo soprattutto nel capitolo introduttivo diversi passi dell’Antico Testamento. Il tono enfatico e apocalittico delle Scritture si confà alla presentazione di David Amodio, il protagonista: diviso com’è tra il desiderio di vendetta tipico della serie e le motivazioni derivanti dalla sue fede cristiana, l’agire di David eleva tutta la storia dall’essere la semplice riproposizione di una revenge story con elementi soprannaturali.
La sceneggiatura è scorrevole e ben cadenzata, progredisce piacevolmente in un incalzare di eventi che si snodano nei quattro capitoli che costituiscono la storyline principale, culminando in un finale in cui i colpi di scena, costruiti in modo coerente, impreziosiscono il racconto. Il limite principale di questa incarnazione de Il Corvo è certamente la sua brevità. Sebbene la catena di eventi sia raccontata in maniera chiara, la sensazione è che un ulteriore approfondimento nella costruzione dei personaggi e una narrazione più ariosa avrebbero giovato enormemente alla storia, così ben pensata nei suoi snodi principali.
Le short stories che completano l’opera mitigano solo in parte questa mancanza: qui si alternano diversi artisti che propongono diverse (re)incarnazioni de Il Corvo, come Matteo Scalera, Davide Furnò e Vinci Cardona. Chiude il volume Learning to be wretched, realizzata per l’occasione da James O’Barr in persona: un graditissimo retroscena con protagonista Eric Draven.
Una regia eccellente
La realizzazione delle tavole da parte di Werther Dell’Edera rappresenta un ulteriore elemento di distinzione per il volume. È interessante analizzare il lavoro svolto dall’autore romano anche in relazione alla differenza nel segno visto in altre opere di recente pubblicazione, come Le voci dell’acqua o Il sangue della Terra.
La rarefazione del tratto che si può ammirare in questi ultimi lavori è con ogni probabilità diretta evoluzione di quanto vediamo in Memento Mori, in cui lo stile del tratteggio sembra ancora maggiormente legato a una rappresentazione più realistica, meno sfuggente e per questo più aderente al canone di un fumetto del genere.
Il risultato è comunque molto valido, visto che, al di là delle riflessioni possibili sul segno, è il gusto registico di Dell’Edera a fare la differenza.
Accanto a soluzioni di composizione più canoniche, come le vignette a tutta pagina che arrivano a sottolineare il termine di una sequenza (si veda lo zoom in delle pp. 6 e 7, oppure il campo totale di p. 24), Dell’Edera lavora molto sulla disposizione dei personaggi nelle vignette, le prospettive e la scelta dei punti di vista.
Per esempio, la griglia di tre vignette sviluppate orizzontalmente che vediamo nel prologo è ideale per raccontare la genesi della storia, con la voce off di David che fa da contrappunto alle vedute di Roma, ma lo stesso layout è altrettanto valido in occasione degli scontri fisici: qui Dell’Edera dà sfoggio di tutta la sua vena compositiva all’interno delle vignette, utilizzando dei punti di vista così dinamici e coinvolgenti che non hanno bisogno di una composizione delle tavole più spinta per esaltare l’azione della scena.
Nel blu dipinto di blu
La sensibilità di Giovanna Niro ai colori contribuisce in maniera decisiva al lavoro di Dell’Edera, integrando e arricchendo le tavole, soprattutto grazie all’alternanza di colori freddi e caldi. Tutta l’opera è pervasa infatti da una gelida dominante blu, interrotta solo nei flashback e in occasione delle virate verso l’azione del registro narrativo.
Se il cambio di dominante che sottolinea la variazione di chiave temporale è un espediente piuttosto comune, è nei frangenti votati all’azione che l’introduzione dei colori caldi ottiene l’effetto di squarciare le tavole, sottolineando il cambio di ritmo e assumendo una funzione narrativa determinante.
Al netto della brevità della storia, unico “difetto” riscontrabile, la scommessa di Edizioni BD può considerarsi vinta. Memento Mori è un riuscito omaggio a un fumetto che ha fatto la storia, che riesce nel difficile compito di risultare al contempo fresco nella narrazione e rispettoso dell’originale.
L’edizione Omnibus è perfetta per godere appieno dell’opera, aggiungendo a tutto il materiale già pubblicato negli spillati, tre racconti brevi inediti, compreso quello imperdibile di O’Barr.
Abbiamo parlato di:
Il Corvo: Memento Mori – Omnibus
Roberto Recchioni, Werther Dell’Edera, Giovanna Niro
Edizioni BD, 2018
144 pagine, brossurato, colori – 16,00€
ISBN: 9788832753097