Macchie di colore rosa, blu profondo o verde acquamarina si stagliano su tavole in rigido bianco e nero dando forma a creature oniriche o a orrori tentacolari e viscidi che troneggiano su una piccola figura umana. Convivono un segno che illustra personaggi e ambienti che appare quasi come inciso sulla carta, piatto e statico, già a suo modo straniante, e una serie di creature inquietanti composte da un colore materico e tridimensionale che non sembrano poter essere contenute dai confini delle vignette. L’immaginario di Howard Phillips Lovecraft, ideatore del ciclo di Cthulhu e di tanti altri racconti terrificanti, è lo spunto per queste immagini fantastiche e orrorifiche che costituiscono l’impatto più forte che si trova davanti il lettore di questa opera ambiziosa, meravigliosa e imperfetta di Daria Schmitt.
Il bestiario del crepuscolo è un omaggio dichiarato a uno degli scrittori più influenti dell’immaginario fantastico moderno, reso qui protagonista nelle vesti di Providence, che porta il nome della città di nascita di Lovecraft e ha dell’autore gli iconici tratti somatici. Providence è il guardiano di un vasto parco pubblico al cui interno si nascondono personaggi ambigui e antiche presenze inquietanti. Solo lui e tre anziane colleghe dai modi misteriosi sembrano percepire l’esistenza di qualcosa oltre il visibile, fino a che il ritrovamento di un libro dalle pagine completamente bianche causa una sempre maggiore permeabilità tra il reale e l’orrore.
Ma, più che orrore, i disegni di Schmitt trasmettono sottile inquietudine e senso di stupore, o piuttosto ancora meraviglia per la perizia artistica e per come la composizione delle tavole li valorizza. Il mostruoso qui sembra riportare, più che alla paura dell’ignoto, alla sua origine etimologica di prodigio, di evento straordinario, anche se il sospetto durante la lettura è che questa sia una interpretazione più accomodante di quella che vorrebbe esprimere il racconto. Il senso dell’orrore verso cose antichissime e a malapena comprensibili per l’uomo, che è nucleo della narrativa di Lovecraft, qui sembra assente ingiustificato, pur se il racconto ne avrebbe tutti gli elementi e tutte le premesse.
Insomma, viene quasi il sospetto che il punto forte dell’opera, la sontuosità di certe illustrazioni e l’incredibile effetto scenico a cui danno vita, ne rappresenti anche in un certo senso un limite.
Anche se forse, più che nei disegni, la responsabilità va ricercata in una verbosità invadente e didascalica che potrebbe evocare lo stile ampolloso e ricercato di Lovecraft ma che, applicata al fumetto, diventa macchinosa e ridondante andando a smorzare l’atmosfera. Non aiutano nemmeno certe sequenze in cui la collocazione spaziale diventa velleitaria, rendendo confuso lo svolgimento del racconto e la comprensione del tempo che trascorre tra le pagine.
Gli elementi umoristici come l’arrivo dal nulla della logorroica direttrice in sella al suo cavallo nei frangenti più disparati, le sue lunghe digressioni sulle strategie di marketing o la presenza dei ragazzini a ogni ora, uniti alla mancanza di una vera percezione del giorno o della notte e alla geografia imprecisata del parco, smettono presto di fornire un effetto di straniamento per diventare, semplicemente, illogici, annacquando il contrasto con gli elementi più spiccatamente fantastici.
E se in quest’ultimi ambiti il segno si rivela sorprendente e immaginifico, nelle vignette di passaggio, nei volti di tre quarti e nelle scene con un accenno di azione si rivela ben più ingessato e limitato.
Il bestiario del crepuscolo è una di quelle letture che avrei voluto mi sorprendesse, che speravo sapesse riportare, grazie a una capacità mirabile di rendere su carta immagini fantastiche, un po’ delle sensazioni di spaesamento che sanno dare i racconti del “solitario di Providence”, come viene chiamato spesso Lovecraft. Invece rimane un omaggio sicuramente appassionato, certamente degno di nota visivamente, ma anche poco coinvolgente se si tralascia il primo impatto.
Abbiamo parlato di:
Il bestiario del crepuscolo
Daria Schmitt
Traduzione di Vania Vitali
Panini Comics, 2022
120 pagine, cartonato, colori – 24,00 €
ISBN: 9788828727415
Simone Rastelli
29 Ottobre 2023 a 10:39
“una verbosità invadente e didascalica che potrebbe evocare lo stile ampolloso e ricercato di Lovecraft ma che, applicata al fumetto, diventa macchinosa e ridondante andando a smorzare l’atmosfera”
È la trappola dove cadono tanti adattamenti di Lovecraft, come se gli autori temessero di tradire l’originale. Forse troppo affetto?
Ettore Gabrielli
31 Ottobre 2023 a 09:19
O timore reverenziale, chissà.