“Lessi con attenzione la vicenda di una donna rapita e tenuta segregata in un harem per diciassette anni. E poi, alla morte dell’aguzzino, liberata da un nipote che lei segregò a sua volta e sedusse, raccontandogli storie di prigionia, e di harem, segreti inconfessabili. Intravidi un gioco di specchi deformati e un labirinto di passioni che mi intrigò moltissimo. Al punto che dopo qualche mese la storia era sul mio tavolo da lavoro, e cominciava a prendere corpo.”
(Dall’introduzione al volume di Igort)
Ammetto che scrivere di Igort, almeno per quel che mi riguarda, non è semplice. Nel senso che scegliere un’opera che meglio rappresenti l’autore sardo in un elenco di 300 volumi essenziali non è stato cosa da poco. Quando iniziai a scrivere i post di Essential 300 sul mio blog personale nel 2012, feci la scelta più ovvia per un artista come Igort: 5 è il numero perfetto, il suo fumetto più famoso e santificato. Ma nel corso degli anni ho riletto e, devo dire, riscoperto tutta la sua fumettografia e mi sono reso conto che Igort ha scritto di meglio rispetto a 5. Penso a Il letargo dei sentimenti, oppure ai Quaderni russi; e che dire della immaginifica biografia di Fats Waller, realizzata in coppia col grande Carlos Sampajo? Tutte opere degne di nota e di lettura. Ma tra queste, due hanno particolarmente attirato la mia attenzione, molto più di 5, e più delle precedenti citate: Sinatra, pubblicata nel 2000 e Sinfonia a Bombay che risale agli esordi di Igort, vale a dire nel 1983. Ma se la prima, un bellissimo thriller onirico ambientato nella New York degli anni ‘70, rappresentò un eccellente inizio del nuovo millennio per il fumetto italiano, Sinfonia a Bombay fu una svolta significativa per il fumetto italiano indipendente.
Erano gli anni ‘80, gli anni del collettivo Valvoline Motor Comics, nato a Bologna nel 1983 sotto la cura del grande Oreste Del Buono e con un formidabile gruppo di autori del calibro di Lorenzo Mattotti , Daniele Brolli, giusto per citarne qualcuno. E naturalmente Igort.
Sulle pagine dell’indimenticabile rivista Alter Alter il collettivo di Valvoline si diede da fare e Igort non fu da meno, pubblicando a puntate Sinfonia a Bombay, la storia del giovane Helios, convocato dalle sacre madri del Tempio di Orissa per andare a cercare una loro consorella scomparsa da diciassette anni. Nel raccontarlo Igort mischia vari generi a lui cari: mistero, azione, avventura, spy story e una particolare attenzione di Igort alle sue grandi passioni come il fumetto classico e il cinema hollywoodiano in bianco e nero. E naturalmente il suo disegno, fin da subito molto personale, un pò influenzato da autori come José Muñoz ma da subito capace di un’ottima espressività e di una certa modernità grafica che contraddistingueva il gruppo di Valvoline. Fin dalle prime tavole si nota la voglia di fare qualcosa di nuovo, qualcosa che non rimanga entro i confini della consueta gabbia classica ma che cerchi la partecipazione del pubblico, che in quel particolare periodo aveva voglia di qualcosa di nuovo. Non dimentichiamoci che gli anni ‘80 per il fumetto sono stati un decennio di grande rivoluzione: Alan Moore, Frank Miller, i capolavori di Magnus, Akira, Calvin e Hobbes, Neil Gaiman, Dave McKean, il gruppo di Frigidare e potremo andare avanti. Tutte opere ed autori che hanno fatto andare avanti il fumetto, facendo conoscere al lettore nuovi orizzonti, nuovi modi di raccontare, nuove soluzioni grafiche.
E il collettivo di Valvoline Motor Comics non fu da meno: i loro autori aprirono una finestra su un nuovo mondo, fecero entrare una bella ventata di novità e realizzarono una serie di opere che a distanza di quasi quarant’anni sono lì a testimoniare il talento di questo gruppo di giovani artisti. E tra questi Igort fu tra i più rappresentativi e sicuramente Sinfonia a Bombay, una volta letta (soprattutto oggi dopo il restauro fatto dall’autore), resta nel cuore. Un giorno chiesi al grande Onofrio Catacchio di stilare i suoi 10 fumetti preferiti e tra questi c’era Sinfonia a Bombay. Perché è una storia che ti costringe a una seconda e anche ad una terza rilettura, perché i suoi protagonisti non sono degli eroi ma persone comuni e soprattutto perché la grafica con cui vengono delineati e con cui venne realizzata la storia ha una grande forza espressiva capace di stupire ancora oggi.
Ecco perché, secondo il mio parere, Sinfonia a Bombay rappresenta un artista come Igort meglio del più noto 5 e il numero perfetto.
Azzardo un paragone musicale, visti i trascorsi musicali di Igort. Tutti conoscono i R.E.M, ovviamente, soprattutto grazie all’album che li ha fatti conoscere al mondo intero: Out of Time. Eppure l’importanza e la grandezza dei R.E.M è tutta nel loro album d’esordio, il potente Murmur e se vogliamo anche nei successivi Reckoning e Fables of the Reconstruction. Ecco, se vogliamo, Igort ha un percorso artistico simile: Sinfonia a Bombay, Il letargo dei sentimenti, Sinatra e poi il lavoro che lo ha fatto conoscere a tutti: 5. E da quel momento per Igort niente è stato più come prima, così come per i R.E.M che, per carità, dopo il successo mondiale hanno realizzato un altro grande lavoro come Automatic for the People, così come Igort ha realizzato i Quaderni russi e Fats Waller, ma alla magia iniziale, secondo me Igort non è più riuscito a tornare proprio come i R.E.M.
Le prime opere sono come i primi amori: non si scordano mai. E Sinfonia a Bombay credetemi, non si dimentica.
Una perla del nostro fumetto.
Curiosità
Sinfonia a Bombay è la seconda opera di Igort (nome d’arte di Igor Tuveri, classe 1958) dopo il già notevole esordio, in coppia con Daniele Brolli, Goodbye Baobab.
Il collettivo di Valvoline Motor Comics esordì sulle pagine di Alter nel gennaio del 1983 e durà fino al 1984 per poi trasferirsi sulle pagine di Frigidaire col nome Valvorama. Il collettivo era costituito inizialmente oltre che dallo stesso Igort anche da Giorgio Carpinteri, Lorenzo Mattotti, Jerry Kramsky, Daniele Brolli e Marcello Jori. Il punto di forza del gruppo stava proprio nella differente personalità di ognuno di questi autori.
Valvoline non fu un grande successo commerciale ma sicuramente attirò l’attenzione di autori del calibro di Art Spiegelman. Tra glia autori che si unirono successivamente al gruppo, ci furono di Charles Burns, futuro autore di Black Hole e Massimo Mattioli che realizzerà il bellissimo Squeak the Mouse.
Il personaggio femminile nella cover dell’edizione consigliata è un chiaro omaggio alla Miss Lace di Milton Caniff.
Edizione Consigliata
Realizzata per il trentesimo anniversario dall’uscita di Sinfonia a Bombay, il volume è splendido per diversi motivi: intanto il restauro operato dallo stesso Igort con l’aggiunta di 20 tavole che valorizzano ancora di più la storia. E poi una bellissima introduzione ricca di foto e documenti a opera dello stesso autore. Cover cartonata con costa telata, stampa eccellente su carta a grammatura pesante.
Ovviamente al momento nessun’altra edizione.