Ichi the Killer, la controversa opera di Hideo Yamamoto ambientata a Shinjuku, grazie a una caratterizzazione fenomenale dei protagonisti, in soli 10 numeri è in grado di mostrare in modo cristallino l’anima più perversa e malata del Giappone. La storia, tremendamente violenta e disturbante, è stata trasportata sul grande schermo dal regista cult Takashi Miike nel 2001, accrescendo di conseguenza la popolarità del manga, arrivato comunque in Italia solo nel 2013.
IL SORRISO DI ICHI
Ho ucciso ancora?
Il protagonista della storia è un sadico killer psicopatico di soli 22 anni, Shiroishi Hajime, che prova un piacere estremo nell’osservare tutto quello che ha a che fare con la violenza, soprattutto fisica.
La complessa e profondamente malata psiche di Shiroishi è uno dei punti cardine su cui verte l’intera opera, dimostrando la grande abilità dell’autore nel descrivere comportamenti deviati e perversi, in grado di spiazzare il lettore in varie occasioni.
Fin da subito capiamo che non c’è spazio per il bene perché l’intero sistema è in mano alla criminalità; il condominio soprannominato Yakuza Mansion, covo di innumerevoli criminali in cui anche la polizia evita di mettere piede, rappresenta letteralmente l’egemonia del male.
In questo Eden delinquenziale, Ichi (nome usato da Shiroishi quando compie i delitti) assume il ruolo di un vero e proprio organismo alieno, risultando da subito su un piano differente rispetto a qualsiasi altro personaggio, yakuza compresi.
Ichi rappresenta quindi un nuovo tipo di malvagità, più evoluta ma al tempo stesso più primitiva, in grado di suscitare un terrore assoluto in chi ha la sfortuna di assistere o subire le sue esecuzioni; il killer infatti, grazie a una lama retrattile che esce dal tallone per merito di un apposito costume/armatura, trasforma i suoi delitti in vere e proprie mattanze dove sangue e viscere imbrattano intere pareti donando a ogni esecuzione una cifra stilistica riconoscibile. La psiche malata di Ichi trasforma così la realtà in un qualcosa di completamente diverso, dove ogni valore morale viene spazzato via e dove ogni richiesta d’aiuto si trasforma in una sentenza certa di morte.
L’opera però, oltre alle scene di estrema violenza fisica, contiene al suo interno molte altre sequenze disturbanti, spesso legate alla sfera psicologica e sessuale, particolare che contribuisce a costellare il manga di situazioni non adatte ai deboli di stomaco.
I momenti in cui il killer dilania e squarta le sue vittime rappresentano al meglio il lato più perverso dell’opera, dato che in questi frangenti Shiroishi si trasforma in una macchina assassina che piange come un infante ma che al tempo stesso non riesce a reprimere l’istinto irrefrenabile di masturbarsi di fronte alla scena del delitto appena commesso. Le sue lacrime, colme di odio e disperazione, rappresentano forse la metafora di una società che ormai non ha più la forza di reagire ed è quindi costretta a soccombere al male subendone in modo forzato il fascino perverso.
Visto che sei così bravo, come mai sei solo cintura bianca?
Le persone come me… non possono indossarne altre.
Per comprendere al meglio la personalità di Ichi è doveroso soffermarsi sulle brevi sequenze in cui frequenta le lezioni di Karate; Shiroishi infatti, quando indossa i panni civili è una persona estremamente goffa e timorosa, incapace di reagire a qualsiasi tipo di angheria anche per la scarsa fiducia nelle proprie capacità.
La sua scelta di continuare a indossare la cintura bianca, nonostante la straordinaria abilità nel combattimento, ribadisce con forza un blocco della crescita a livello psicologico provocato da ripetuti traumi subiti in passato, descrivendo in questo modo l’anima fanciullesca e innocente del protagonista che coesiste insieme a quella del killer pluriomicida.
Puntando proprio su queste debolezza, Ichi viene manipolato dal Vecchio, un misterioso personaggio che agisce per un fine oscuro, capace comunque di far scatenare il protagonista in modo a volte incontrollabile.
Mi scusi… mi scusi… mi scusi
In questa oscena orgia di carne, sangue, organi spappolati e sperma, il sorriso di Ichi è il collante che riesce a tenere insieme la sua doppia personalità; il protagonista infatti, durante i momenti di maggior panico e/o imbarazzo, prova sempre a sorridere per tentare di integrarsi in quella società che da sempre lo considera un emarginato.
Le sue espressioni, involontariamente e tragicamente comiche, descrivono perfettamente un individuo borderline che, malgrado gli sforzi, non è in grado di integrarsi in nessun modo all’interno della società.
IL SORRISO DI KAKIHARA
Dammi ascolto… abbraccia il dolore… e non lo sentirai più
Lo yakuza masochista Mabo Kakihara, che in un primo momento può essere considerato come l’antagonista dell’intera vicenda, in realtà si rivela essere il co-protagonista indiscusso della storia, importante almeno quanto Ichi nel descrivere le varie facce della violenza più malata e oscena.
Lo yakuza, determinato più che mai a trovare Shiroishi per vendicare la morte del suo capo, è un personaggio molto complesso che vive sperimentando sul suo corpo le più atroci torture.
Anche se psicologicamente instabile, Kakihara, a differenza del killer protagonista, è in grado di ragionare con molta più lucidità braccando Ichi fin dall’inizio senza pensare alle conseguenze delle sue azioni.
Grazie a Mabo, Hideo Yamamoto ci fa capire ancora di più l’importanza di Shiroishi, dato che il ritmo dell’intera vicenda porta il lettore ad attendere fin da subito il confronto tra i due folli personaggi.
Ritmo che risulta tra l’altro gestito in maniera quasi perfetta: la figura di Ichi infatti non è affatto inflazionata perché in molte occasioni l’azione si sposta proprio su Kakihara o diversi comprimari, come Il Vecchio o i gemelli, tutti ben caratterizzati.
In questo modo Shiroishi, acquistando sempre più importanza, arriva quasi ad assumere il ruolo di deus ex machina in grado di riportare ordine in un posto dove l’ordine non è mai esistito.
Nonostante tutto, anche Kakihara, seppur inserito in un contesto criminale dove il bene non esiste, risulta un organismo alieno la cui follia e mitizzazione del dolore lo pongono su un gradino più alto rispetto a tutti gli altri criminali, facendolo risultare comunque un emarginato tra gli emarginati.
Molte sequenze che vedono protagonista lo yakuza sono tra le più violente e disturbanti del manga, anche a livello concettuale. Kakihara, esperto nel provocare dolore, usa come arma principale dei lunghi e sottili spilli che conficca nella carne delle vittime, senza comunque disdegnare vari tipi di torture come la mutilazione dei genitali o l’uso di olio bollente da versare addosso ai poveri malcapitati. La sua bocca, che vanta delle vistose cicatrici ai lati, regala al suo sorriso un aspetto tremendo e inquietante, capace di far trasparire da subito l’essenza della sua personalità folle e brutale.
Ci sono anche tipi che si fanno inserire roba sotto la pelle, che per essere alla moda si tagliano le dita, si staccano le unghie, si amputano un braccio
Mabo, costellato di piercing su tutto il corpo (comprese le parti intime), con il progredire della storia diventa sempre più ossessionato dalla figura di Ichi; le esecuzioni con la lama del killer infatti suscitano in Kakihara la speranza di trovare un avversario in grado per la prima volta di fargli provare l’estasi del dolore anche attraverso la paura, sensazione che ad esempio nel suo rapporto con la compagna Karen non riesce a raggiungere.
Con il progredire della storia, la sua psiche estremamente malata lo porta addirittura a glorificare la figura di Ichi, al punto da considerarlo un vero e proprio santo giunto sulla terra per soddisfare le sue più estreme perversioni legate in modo indissolubile al dolore. Il suo avversario principale diventa quindi al tempo stesso un vero e proprio idolo, arrivando a fargli desiderare l’incontro con Shiroishi più di ogni altra cosa.
LE LACRIME DEL MONDO
Il tempo è bello… è un giorno perfetto per uccidere
L’autore ha deciso di mostrare il male in tutte le sue numerose sfaccettature, andando di fatto a smontare la realtà per ricostruirla seguendo uno schema preciso in cui il bene è completamente assente.
Kaneko, uno dei pochi personaggi capaci di mostrare un minimo di umanità, è davvero una mosca bianca all’interno dell’opera dato che la società in cui si muovono i protagonisti sembra davvero senza speranza.
In questo clima tremendamente cupo e morboso, sposare il male nella sua essenza più pura, arrivando addirittura a trarne piacere, diventa quindi l’unico modo per affrontare ogni problema, trasformando qualsiasi situazione in un’escalation di violenza senza precedenti; oltre ai due protagonisti infatti, anche tutto il mondo circostante sembra aver perso qualsiasi valore etico/morale, perché a ogni angolo è possibile osservare il marcio della società dove nulla, neanche pratiche come la necrofilia, sembrano turbare determinati personaggi.
In questa realtà ribaltata dove la malvagità estrema è la normalità, Ichi e Kakihara sono quindi il prodotto malato di un sistema sociale che non esiste più, destinati inevitabilmente a scontrarsi per stabilire una volta per tutte chi è la preda e chi il predatore.
Il tratto di Hideo Yamamoto risulta abbastanza datato soprattutto nei primi numeri, ma comunque sempre graffiante e d’impatto. I volti di Ichi e Kakihara sono dotati di una grande espressività, soprattutto durante le sequenza più violente, dove il manga dà il meglio di sé.
Le scene splatter sono raffigurate in modo dettagliato, con tavole piene di sventramenti, torture e perversioni di ogni sorta, dato che l’autore si è davvero impegnato nel mostrare varie situazioni molto forti senza apporre nessuna censura.
La costruzione degli ambienti risulta invece minimale dato che le vicende si svolgono tutte in poche location dal design abbastanza anonimo.
In definitiva, Ichi the Killer è un’opera malata, oscena e per certi versi sconcertante. Un viaggio perverso ma al tempo stesso affascinante nei meandri più oscuri del male e della follia. Un capolavoro.
Ma, sicuramente, non adatto a tutti.
Abbiamo parlato di:
Ichi the Killer #1-10
Hideo Yamamoto
Traduzione di Edoardo Serino
Panini Comics, da Giugno 2013 a Marzo 2014
216 pagine, brossurato, bianco e nero – € 6,50 cada.