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“I sette fratelli Cervi”: dalla campagna alla lotta per la libertà

8 Agosto 2024
Da BeccoGiallo, la storia della famiglia Cervi fra progresso, studio, lavoro e resistenza.
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“Perché l’unico modo per non avere cattivi padroni è non avere padroni”

Screenshot 2024 07 03 142132Il fumetto racconta la storia della famiglia Cervi, partendo dal trasferimento dalla campagna di Valle Re fino ai Campirossi, nel 1934. Da questo momento in poi, premura dell’autore è mostrare l’impegno della famiglia nella coltivazione dei campi, nello studio, restando unita anche davanti alle difficili scelte poste dall’attività antifascista, esemplificata dal quesito “andare via dalla propria terra o restare e continuare a lavorarla?“.

Il racconto però non si conclude con l’uccisione dei fratelli Cervi ad opera delle milizie fasciste, ma si protrae a un odierno 25 Aprile, concludendo l’amara fine degli uomini con la potenza vivificatrice del loro ricordo.

L’autore

Federico Attardo nasce a Montecchio Emilia, nel 1977. Già durante gli studi all’Accademia di Belle Arti di Brera si concentra sui temi della memoria, tanto da conseguire la laurea magistrale presso l’ISIA di Urbino, dove conclude il percorso formativo con una tesi che mette in luce le connessioni tra la fine di un mondo contadino e la distruzione paesaggistica in Emilia a partire dagli anni Trenta del Novecento. Coltiva l’amore per la campagna e ha collaborato con diverse riviste, fra cui InternazionaleLinus e Futura.

Il racconto, i temi e le scelte

Federico Attardo decide di dare un taglio molto particolare al racconto: non si tratta di una biografia, né di un’opera storica in senso assoluto. Il focus narrativo è incentrato sul rapporto che lega gli uomini alla terra: infatti, il racconto inizia col trasferimento della famiglia ai Campirossi, evento che rappresenta la ricerca dell’autonomia, quindi della libertà, e la volontà di lavorare la campagna.

Screenshot 2024 07 03 142407Ambedue i temi, libertà e lavoro nei campi, sono legati fin dalle prime pagine: questi preludono alla ben più politica e fatale scelta di opporsi al fascismo. Anzi, è come se l’impegno profuso nella ricerca dell’autonomia, nello studio e nel lavoro anticipassero la scelta della libertà anche in ambito politico. Del resto, anche la scelta di lavorare un campo difficile come quello dei Campirossi pare un gesto politico, come si desume dalla difficoltà intrinseca del lavoro e dalla sfiducia che emerge dalle critiche dei compaesani.

A ribadire l’importanza dei luoghi, in questo caso la campagna reggiana, concorrono due elementi: uno, linguistico, ovvero il ricorso al dialetto in alcuni dialoghi; l’altro, narrativo e fantastico, rappresentato dal ruolo di narratori assunto da diversi animali, i quali raccontano le vicende della terra e della famiglia Cervi. Così, il ricorso al dialetto e agli animali porta fin dentro alla finzione narrativa l’importanza dei luoghi e, quindi, delle tradizioni.
Tuttavia, non manca lo sguardo al futuro, verso il quale anzi proiettano proprio la cura della campagna e dei luoghi originari, insieme allo studio: la famiglia Cervi si mostra lungimirante verso le nuove tecnologie, come ricorda nelle pagine conclusive l’autore, quando racconta che i Cervi furono i primi, nel paese, ad acquistare un trattore, nel 1939.

Il passato, la campagna, il futuro

Che fra passato e futuro non ci sia opposizione, ma integrazione è testimoniato proprio dalla conclusione, anzi dalle conclusioni: la prima, narrativa, visto che il fumetto si chiude con la celebrazione di un sempre odierno 25 Aprile; la seconda, che appartiene allo spazio extra-narrativo, è rappresentato dalla pagina conclusiva, dove viene spiegata l’espressione locale “tera basa”. Il fumettista scrive: “La tera basa è un termine dialettale reggiano utilizzato in modo ironico per indicare qualcosa che sta ‘in basso’. Così la terra, superficie sulla quale ci muoviamo quotidianamente, diventa luogo di lavoro e identità per chi la vive e la cura. Oggi rischiamo che di queste terre non ne rimanga che il ricordo”.
Dunque, la Liberazione e l’amore per la propria terra, che vengono a coincidere nel nome dell’amore per la libertà, che non è un ideale astratto, ma si esercita in un luogo e si difende da chi vuole negarla, nella concretezza dell’hic et nunc.

Regia e montaggio

Screenshot 2024 07 03 142420La narrazione scorre pacata, anche in un contesto tanto tragico. Prevalgono scene lente, monocrome, a colori spenti e terrigeni. Fra le vignette non sembra esserci movimento dei corpi, ma scorrimento orizzontale degli scenari e di ciò che vi è rappresentato. Prevale il silenzio sulle parole. In questo modo lo svolgimento mostra il lato intimo degli eventi, non sentimentale né patetico, ma d’una intimità che nasce dalla raffigurazione di scenari mai troppo affollati, legati agli spazi della campagna, del paese, di un casolare. Questa qualità investe il fumetto di una sua specifica voce nel panorama documentaristico e artistico fiorito attorno e sulla memoria della famiglia Cervi (cui il libro presta attenzione alla fine, dove vengono suggeriti libri, film, siti e brani musicali sugli eventi narrati e non solo), visto che l’autore sfrutta le potenzialità della narrazione figurata, dando valore proprio ai disegni e a un personale uso del montaggio. Così il fumetto diventa una delle voci che va ad arricchire in modo specifico l’ampio catalogo di opere incentrate sulla famiglia Cervi, in modo tipico e non ancillare rispetto ad altre narrazioni e produzioni artistiche.

Stile

Federico Attardo si avvale di una tecnica mista, ovvero di un pastello a olio compattato e di matita graffiata su tavole monocromatiche. Sul piano dei colori differiscono le ultime pagine, cioè quelle dedicate alla celebrazione del 25 Aprile, dove il verde, il bianco e il rosso spiccano. I disegni sono espressionistici e, pur rappresentando con chiarezza gli elementi della scena, rivelano il personale tratto della mano più che la reale forma di corpi e oggetti.

Considerazioni conclusive

Il fumetto è originale nella sua impostazione narrativa, come originale si rivela la mano del disegnatore. Il focus narrativo è concentrato soprattutto sul lavoro nei campi, anche se comprende altri temi, come rivela proprio la prima frase che s’incontra alla seconda pagina, dedicata alla definizione degli ecotoni, ovvero zone di incontro di diverse comunità biologiche. Questa caratteristica potrebbe deludere chi cerca un’opera didascalica e storica in senso stretto. Ma l’originalità, unita a uno stile personale e d’alto livello rendono questo fumetto un’ottima esperienza di lettura. Inoltre, il discorso degli ecotoni, così come quello della cura della terra, a un livello più profondo prelude allo scontro di habitat diversi anche in senso allegorico: lo scontro, per esempio, fra chi studia, ama la libertà e la propria terra e chi anziché studiare vuole dominare, anziché amare e rispettare il prossimo vuole soggiogarlo, anziché coltivare ciò che ha vuole togliere agli altri.

Abbiamo parlato di:
I sette fratelli Cervi. Una famiglia antifascista.
Federico Attardo.
BeccoGiallo, 2024
128 pagine, brossurato, colori – 19,00 €
ISBN: 9788833143187

Francesco Castronovo

Francesco Castronovo

Classe 1991, laureato in filologia classica, insegnante di materie letterarie. Legge i classici, antichi e moderni, fumetti e graphic novel. Ha fiducia nella critica letteraria. E' incuriosito dalla narrativa e dal rapporto fra creatività e scrittura o creatività scrittura e disegno, motivo per cui leggere è uno dei più seri divertimenti, scrivere di ciò che si è letto un'occasione di riflessione.

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