Helter Skelter: più in basso non si può scendere

Helter Skelter: più in basso non si può scendere

Dynit porta all'interno della collana Showcase l'opera culto di Kyōko Okazaki, nella quale la modella Ririko sprofonda in un tunnel senza fondo, tra follia, violenza e autodistruzione.

Anche il coniglietto più grazioso è solo un ammasso di carne, una volta scuoiato.

Helter Skelter è un manga scritto e disegnato da Kyōko Okazaki, serializzato dal 1995 al 1996 sulla rivista mensile Feel Young e pubblicato nel 2003 da Shodensha in un volume unico, vincitore del Premio Culturale Osamu Tezuka nel 2004 e nominato nella Selezione Ufficiale del Festival di Angoulême nel 2008.

Helter Skelter racconta della modella Ririko, famosa e bellissima, ma che nasconde un segreto: è completamente rifatta. La sua personalità prevaricante e orgogliosa le consente di trattare chiunque con sufficienza e tutte le porte si aprono per lei, soprattutto grazie al suo corpo.
A causa delle pesanti operazioni e dei potenti medicinali che è costretta a prendere, ha continui sbalzi d’umore che compromettono e scombussolano i rapporti con i suoi conoscenti e amici e la somma di tutti questi fattori la trascina inevitabilmente in un vortice autodistruttivo devastatore.

Le tematiche emergono con un’intensità tale da travolgere il lettore e quasi sovrastarlo, visto il modo in cui l’autrice decide di trattarle e approfondirle.

A un livello più superficiale c’è il tema della donna-oggetto e della manipolazione. Ririko è plasmata a immagine e somiglianza della direttrice dell’agenzia per la quale lavora ed è vittima dei sensi di colpa, non riuscendo a reagire di fronte a colei che l’ha sollevata da un passato torbido, nonostante ne abbia tutte le motivazioni.

Qui entrano in gioco altri argomenti di fondamentale importanza: la depressione, il sadismo e il nichilismo. Ririko, svuotata e esaurita dalle pressioni lavorative, dai medicinali per mantenere il suo corpo in perfetto stato e dalle perenni condiscendenze per essere costantemente tra le donne più belle e di successo, cede a pulsioni di eros e morte, consumando, distruggendo e obbligando ad atti violenti e riprovevoli chiunque le stia accanto.

La protagonista in alcuni momenti vorrebbe liberarsi anche di se stessa, sentendo che la fine è vicina e che non riuscirà a più ad avere il controllo della sua vita, ma l’oblio la spaventa molto di più e incanala la sua assenza di etica in rapporti sessuali fuggevoli e insoddisfacenti e in sfuriate contro i collaboratori che la aiutano.

Una critica indirizzata alla società, giapponese ma non solo, riguarda l’omologazione e la perdità della propria individualità: da una parte Ririko è un assemblage dei dettagli fisici rilevanti di tutte le modelle del passato, per cui ha smarrito la propria identità, mentre dall’altra tutte le ragazzine che la adorano vorrebbero essere come lei, quindi sostanzialmente copie di una copia, creando una sorta di conformismo estetico che non lascia spazio a manifestazioni di diversità.

Destano inoltre particolare interesse le sequenze onirico-grottesche che coinvolgono l’ispettore Asada, che indaga sulla clinica nella quale è in cura la protagonista, e la stessa Ririko, che tra tendaggi, arredamento surreale e dialoghi sconnessi ma pungenti sembra venir fuori direttamente da Twin Peaks di David Lynch.

I disegni di Okazaki presentano un tratto nervoso e minimalista, che fa dell’essenzialità il suo punto di forza. Così facendo esalta la sinuosità delle forme, che vengono maggiormente rimarcate anche attraverso il mancato utilizzo del chiaroscuro: l’autrice infatti rinuncia quasi totalmente al nero, tranne che per alcuni dettagli, come il colore dei capelli di qualche personaggio o qualche ambiente cittadino.

Sia per lo stile che per questa caratteristica i disegni sono lontani da quelli del circuito commerciale, avvicinandosi all’underground e allo sperimentale e combinandosi a un uso dell’illuminazione in chiave pop (raggi di luce dall’alto per enfatizzare la solitudine dei personaggi) che crea effetti stranianti. Ovviamente sono presenti anche convenzioni del manga mainstream, come la semplificazione delle figure nelle scene comiche (che sono poche e mirate) e l’uso di retini grigi applicati in digitale.

Da sottolineare l’impiego in due sequenze del cosiddetto montaggio delle attrazioni, che collega due azioni per esprimere un concetto, creando un’analogia tra Ririko che si sottopone a interventi di chirurgia plastica e un palazzo in costruzione (inserendo quindi anche un inserto non diegetico, nella maniera della scuola del montaggio cinematografico sovietico degli anni Venti).

Helter Skelter è quindi una proposta di notevole qualità nel panorama italiano odierno delle pubblicazioni manga, che colpisce per la concretezza dei contenuti e per l’impeto delle immagini.

Abbiamo parlato di:
Helter Skelter
Kyoko Okazaki
Traduzione di Susanna Scrivo
Dynit Manga, novembre 2018
320 pagine, bianco e nero e colori – 18,90 €
ISBN: 9788833550268

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