Harley Quinn e i suoi fantastici amici

Harley Quinn e i suoi fantastici amici

Nel primo volume "Harley Quinn: il libro nero" la Harley di Amanda Conner e Jimmy Palmiotti combatte al fianco di Wonder Woman, Lanterna Verde e Zatanna.

Non c’è due senza tre: RW Lion pubblica anche il terzo spin-off dedicato al personaggio interpretato sul grande schermo da Margot Robbie. Così, dopo le miniserie Harley Quinn e Power Girl e Harley Quinn e la gang delle Harley arriva in Italia Harley Quinn: il libro nero. Mentre la serie regolare dedicata all’ex fidanzata del Joker è entrata nella fase Rinascita della DC Comics, i tre capitoli che vedono Harleen affiancare altrettanti eroi sono ancora ambientati nel New 52, come si deduce osservando il costume di Wonder Woman.

A firmare i testi sono ancora una volta i coniugi Jimmy Palmiotti e Amanda Conner, autori di un vero e proprio aggiornamento della criminale creata 25 anni fa da Paul Dini e Bruce Timm. Riposto nell’armadio l’originale abbigliamento da giullare, reciso con rancore il legame col suo “Pasticcino”, Harley a suo modo cerca di rigare dritto, trasferendosi a New York, circondandosi di amici pittoreschi e di moltissimi animali, praticando uno sport pericoloso, dialogando con un castoro morto e, soprattutto, ritenendosi un’eroina.

Si sa, gli eroi fanno gioco di squadra, vivono avventure in gruppo e affrontano i più temibili avversari guardandosi le spalle reciprocamente. Questo è il nocciolo della miniserie, a onor del vero non del tutto inedito, se si considera che anche nella testata ammiraglia il personaggio, diventato ancora più popolare grazie ai videogiochi dell’Arkhamverse, interagisce con altri nomi noti quali Batman, Power Girl e Poison Ivy.

Una notte da leonesse

Il primo capitolo chiarisce subito il titolo: il libro nero è il diario della protagonista, che racconta al lettore le sue peripezie attraverso lunghi flashback corredati da didascalie disegnate come le pagine di un quaderno a righe. Come anticipato, non c’è nulla di veramente originale nel fumetto, perché l’incontro londinese tra Harley e Wonder Woman, suo modello fin dall’infanzia al punto da riservarle una sorta di sancta sanctorum, ricorda, nelle battute e nell’atteggiamento della Quinzel, quello avuto con Power Girl, la formosa kryptoniana al centro delle trame tessute tra il 2009 e il 2010 da Palmiotti e Conner.

Quest’ultima torna alle matite degli interni, dopo aver realizzato tante copertine, e diffonde tra le pagine un’atmosfera giocosa e gioviale, accentuando la recitazione della protagonista. Talvolta la mostra goffa e ingenua, poi sensuale e maliziosa, altre volte arrabbiata e indignata, ancora stupita o sorridente. Ovviamente, non manca di evidenziare lo scarto tra le forme di Diana e quelle di Harley, con uno scambio di costumi esilarante e provocante, ma senza accenno di volgarità. Questa, piuttosto, in tutto il volume viene affidata ad alcuni momenti che, al di là di qualche innocente riferimento sessuale, sconfinano nella scatologia e al linguaggio sboccato – ma censurato – di Tiffany Terror, uno dei membri della problematica Legione londinese dei super-eroi.

La parte centrale del racconto, compresa una sequenza che rivela la difficile adolescenza di Harleen, è disegnata da John Timms, l’artista che ha firmato un numero elevato di albi della serie regolare. Il suo tratto è molto diverso da quello della Conner, con il risultato che i corpi, prima sinuosi e dolci, appaiano poi più sottili e nervosi. La mimica facciale è meno dettagliata, le espressioni si riducono e alcune vignette danno l’impressione di essere state rifinite in fretta.

La signora degli anelli

Se un diamante è per sempre, un anello da Lanterna Verde purtroppo no. Il secondo capitolo, durante il quale Harley combatte contro e al fianco di Hal Jordan, mostra una situazione che può solleticare la fantasia degli appassionati: non siamo dalle parti dell’annosa questione sulla forza di Hulk e della Cosa, ma vedere la simpatica schizofrenica indossare un anello verde e uno rossonero lambisce i confini dell’Elseworld o del “What…if?, noto a coloro che solitamente leggono i fumetti della Marvel.

Tra le note positive di questo racconto – il più debole dei tre, soprattutto a causa dell’eccessiva dilatazione narrativa – si segnalano due momenti divertenti: una folle e frenetica asta sul corrispettivo DC di eBay e una gara a braccio di ferro, con tanto di provocazioni a sfondo erotico, tra Hal e la sua nuova collega. Non godono dello stesso ritmo le sequenze che procrastinano lo svolgimento della trama principale, anche a causa della povertà della caratterizzazione degli eroi londinesi in trasferta nella Grande Mela, ridotti a macchiette incapaci di sostenere il peso della sceneggiatura. In questa storia, il segno cinetico di Timms, unito al lavoro dell’altro penciler, Mauricet, si sposa meglio con quanto viene narrato, soprattutto quando ai costrutti realizzati dalle Lanterne fanno da sfondo le fiamme e il fumo generati dalle esplosioni.


“Who ya gonna call? Ghostbusters”

Dopo due team-up con supereroi di primo piano, il terzo coinvolge un personaggio meno conosciuto, ma non per questo meno interessante: Zatanna Zatara, la maga che indossa il cappello a cilindro, lo smoking e le calze a rete. L’abbigliamento va sottolineato, perché assistiamo a un altro cambio di disegnatore con l’arrivo di Joseph Michael Linsner, artista dal tratto arrotondato come quello della Conner, ma meno cartoonesco a vantaggio del realismo e della sensualità. Volendo aiutare tre spettri a liberarsi della persecuzione di un vecchio nemico, Harley si sente in dovere di indossare un attillato costume da acchiappafantasmi, pronta ad accompagnare Zee nel mondo degli spiriti.

Il terzo capitolo si distingue dai precedenti per l’originalità del soggetto e per la valorizzazione dell’eccentricità della protagonista. Pur essendo così logorroica e ingestibile da far perdere la pazienza a una Zatanna comprensiva e priva di pregiudizi, la creatura di Palmiotti e signora presenta alcuni punti di forza come l’invidiabile (?) abilità di parlare con i fantasmi e gli animali morti e una particolare capacità persuasiva, efficace perfino con un demone. Sia i comprimari che gli avversari godono di una scrittura solida, alla quale si accompagna un’ambientazione tanto bizzarra quanto affascinante.
Infatti, Linsner offre il meglio di sé quando lascia che il contesto guidi la suddivisione della tavola, alternando figure intere con vignette più piccole rettangolari o circolari. La sua  Harley, spesso sorridente, si muove come una sorta di Charlot, dando origine a gag mute, senza la necessità di stare in primo piano e di rallentare il dipanarsi della trama.

Tirando le somme, Harley Quinn: il libro nero è uno spin-off che non si discosta troppo dai toni umoristici e scanzonati della serie prima mensile e ora quindicinale, pur limitando l’autorenferenzialità di alcune situazioni e aumentando il peso specifico dell’intreccio narrativo. Harley rimane una ragazza che non lascia indifferenti, a volte dolce e adorabile, altre pesante e fastidiosa, sempre più vicina a incarnare una risposta alternativa rispetto all’eroismo al quale la DC ha abituato i lettori.

Ormai sembra che la linea sia stata oltrepassata, che il passato criminoso sia alle spalle, almeno nelle intenzioni. Dato per assodato che il personaggio non sia più quello di 25 anni fa, sia per la caratterizzazione che per la tipologia di avventure che si trova a vivere, la nuova formula sembra vincente, ma il rischio di esagerare con situazioni e battute nonsense è sempre dietro l’angolo.

Abbiamo parlato di:
Harley Quinn: il libro nero #1
Jimmy Palmiotti, Amanda Conner, John Timms, Mauricet, Joseph Michael Linsner
Traduzione di Marco Cedric Farinelli
RW Lion, maggio 2017
128 pagine, brossurato, colori – 11,95 €

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