Il gusto del cloro di Bastien Vivès, un autore rivelazione

Il gusto del cloro di Bastien Vivès, un autore rivelazione

Bastien Vive's ha realizzato "Il gusto del cloro" nel 2007, a soli 23 anni, sorprendendo sia per la sua maturità grafica che per la sua capacità di raccontare per sottrazione.

CoverUna delle caratteristiche tipiche ed interessanti dei fumetti, nonché una delle più disattese, è quella di riuscire a raccontare con poche immagini ciò che con la scrittura richiederebbe centinaia di parole. Tale peculiarità diventa ancora più spiccata quando si narrano avvenimenti minimali, piccole vicende quotidiane di per sé quasi insignificanti se non fosse per gli sconvolgimenti che scatenano nei mondi interiori dei protagonisti, proprio come succede ne Il gusto del cloro, quarto lavoro del francese Bastien Vivès, vincitore quest’anno del premio “Essentiel Revelation” ad Angouleme.

La storia si svolge in una piscina dove si incontrano tutti i mercoledì sera due personaggi senza nome: un ragazzo affetto da scoliosi, che nuota a fatica e con un po’ di riluttanza per meri scopi terapeutici, e una ragazza con un passato da atleta, che invece solca sicura e veloce le corsie della vasca per mantenersi in forma.
é un racconto di silenzi e di assenze, concepito con pochissimi dialoghi e nessuna didascalia, in cui le anime dei due ragazzi sembrano avvicinarsi, superando lentamente gli impacci iniziali, ma che alla fine arrivano solo a sfiorarsi, per poi forse perdersi per sempre. è anche un racconto di crescita, dove la ragazza (che sembra più adulta, o almeno con un maggiore vissuto alle spalle) insegna al suo timido amico a nuotare meglio, sia nell’acqua piatta e disinfettata della piscina che in mezzo alle onde più incerte e perigliose della vita e dei sentimenti. Infatti è proprio lei a rispondere in maniera enigmatica al quesito di lui, che le chiede “se ci sono cose per cui moriresti e a cui non rinunceresti mai”; gli risponde sottacqua, con la bocca che si apre e si chiude a suggerire una sequenza di lettere o di suoni che nessuno, in realtà, potrebbe davvero decifrare, ma soltanto immaginare o desiderare. O accettare per quello che sono, ovvero le verità più intime e per questo più nascoste che ognuno di noi cela dentro di sé.

Il flusso dei sentimenti e delle sensazioni che prova il protagonista è reso perfettamente dallo stile adottato dall’autore che, ad essere più precisi, utilizza in realtà due diverse tecniche per rappresentare i due mondi che stanno uno sopra e l’altro sotto il pelo dell’acqua. Nel mondo di superficie il tratto è più nervoso ed espressivo, attento a cogliere le sfumature dei corpi e delle espressioni, rese con linee frementi tracciate a matita sulle quali spesso è steso direttamente il colore. Sicuramente c’é molto di Gipi, che lo ha scoperto e che Vivés ammira, ma io ci vedo anche qualcosa di Sylvain Chomet e del suo splendido lungometraggio di animazione del 2002, Le triplettes de Belleville, forse non a caso anche quello praticamente muto. PicNel mondo che sta sotto il pelo dell’acqua, invece, i personaggi diventano quasi elementi grafici, ridotti a ritagli essenziali di colore, come sospesi nel verde innaturale della piscina. Le figure sembrano libere dai grovigli del mondo di superficie, ma allo stesso tempo appaiono stranamente fisse, impossibilitate a comunicare e quasi incapaci di toccarsi. Forse è proprio il movimento stesso del nuoto, contemporaneamente dentro e fuori dall’acqua, a costituire un buon compromesso.

Bastien Vivés ha realizzato questo libro nel 2007, a soli 23 anni, sorprendendo sia per la sua maturità grafica che per la sua capacità di raccontare per sottrazione, con una delicatezza e una sensibilità che ci aspetteremmo da un veterano. Nonostante alcuni detrattori siano già sul piede di guerra, con accuse di inconsistenza e vuoto di contenuti, credo invece che Vivés sia un autore vero ed un grande interprete del mezzo espressivo che utilizza: uno straordinario narratore per immagini e non uno dei tanti illustratori di sceneggiature scritte più o meno bene, un autore che è riuscito ad evitare anche quel vittimismo un po’ patetico che spesso caratterizza i lavori autobiografici di molti dei suoi colleghi.

Riferimenti:
Il sito della Black Velvet: www.blackvelveteditrice.com

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