Guerre di carta: i comic books bellici

Guerre di carta: i comic books bellici

Tratto dal numero 46 di Fumetto, la rivista a cura dell'Associazione Nazionale Amici del Fumetto e dell'Illustrazione, un articolo che intende ripercorrere la storia della guerra narrata a fumetti. Non solo la Seconda Guerra Mondiale, ma una carrellata storica sui fumetti bellici.

Enemy AceLa guerra è uno dei generi ciclicamente presenti nei comic books sin dal maggio 1940 (più di un anno prima dell’entrata in guerra degli USA, quindi), quando la Dell Publishing diffuse nelle edicole statunitensi War Comics, il primo albo di argomento interamente bellico. Ne uscirono quattro numeri fino al settembre 1941, nei quali furono presentati personaggi quali Peace Raider (di Milton Stolil), Scoop Mason (di Lloyd Balderston) e Sky Hawk (disegnato da Bob Jenney e Toni Hickey). La testata proseguì poi fino al n. 8 (1943) come War Stories, presentando serie quali The Whistler di Jack Keller o Night Devils di Elmer C. Stoner, autore anche delle copertine. Nell’agosto 1941 uscì per i tipi della Quality Comics il primo numero di Military Comics, il cui personaggio di punta era Blackhawk, creato da Charles “Chuck” Cuidera con la supervisione di Will Eisner. Blackhawk era un aviatore di origine polacca, a capo di un gruppo di cinque guerriglieri (più un cuoco-mascotte cinese) in divisa blu, la cui base segreta si trovava su una misteriosa isola. Disegnate anche da Reed Crandall, Alex Kotzky, Al Bryant e Bill Ward, le avventure di Blackhawk sarebbero poi proseguite su Modera Comics (1945-50) e su una testata a lui dedicata, pubblicata dalla Quality (1944-56) e poi dalla National/DC, con vari intervalli, fino al 1984. Dopo Pearl Harbor, la guerra prese a far da sfondo a molte avventure di impianto super-eroistico, con i vari Superman, Captain America o Captain Marvel, Jr. opposti a nazisti e nipponici, spesso ritratti in modo stereotipato, finanche grottesco. Non furono, invece, molte altre le testate se­gnatamente di argomento bellico apparse negli anni del Secondo Conflitto Mondiale. Tra queste va ricordata almeno War Heroes (i numeri pubblicati da Dell nel 1942-45), dove lo sceneggiatore Gaylord Du Bois e di­segnatori quali E.C. Stoner, G. Middleton, Lou Cameron e Bill Discount visualizzavano eventi e personaggi reali (tra questi ultimi spiccava il generale MacArthur). A metà tra il segnatamente bellico e il super-eroistico c’era poi Air Fighters Comics della Hillman Periodicals (1941-45), per la quale Charles Biro creo’ Airboy, giovane asso dell’aria opposto ai nazisti e spesso alle prese con l’ambigua ma affascinante Valkyrie.

II principale illustratore di Airboy (che dal 1945 si approprio’ della testata, restandone la star fino al 1953) fu Fred Kida, ma lo visualizzarono anche Dan Barry, Arthur Peddy, Ernie Schroeder e Tony Di Preta. Tra gli altri eroi volanti di Air Fighters Comics ricordiamo Iran Ace (di Fred Kida), The Sky Wolf (di Mort Leav, Bob Fujitani) e la sinuosa Black Angel (di John Cassone). Dopo la fine della Seconda Guerra Mon­diale, il genere bellico subì un naturale calo di interesse, riacquistando poi nuova popolarità con l’avvento della guerra di Corea, nell’estate del 1950. Fino al termine del conflitto asiatico, nel 1953, gli editori di comic books misero complessivamente sul mercato un centinaio di titoli diversi, la maggior parte dei quali presentava storie di impianto tradizionale, nel senso che i nemici (nella fattispecie, i nord-coreani) venivano rappresentati come crudeli e inu­mani, nonché intellettualmente inferiori rispetto ai soldati americani. Diversi editori incentrarono infatti le loro testate attorno a un eroe prestante e virtualmente invincibi­le, che faceva piazza pulita dei “sub-umani comunisti”. La Ziff-Davis propose il disin­cantato G. I. Joe (1950-57), disegnato da Bob Powell e George Tuska con splendide copertine a tempera di Norman Saunders. La Standard lanciò Joe Yank (1952-54), avvalendosi di validi disegnatori quali Alex Toth, John Celardo, Ross Andru e George Tuska. La Atlas/Marvel rispose con un trio – Combat Kelly (1951-57), Combat Casey (1953-57) e Battle Brady (1953) – affidando i disegni ad ottimi artisti quali Russ Heath, Joe Maneely, Bob Powell, John Severin, Bernie Krigstein e Gene Colan. La stessa Atlas/Marvel si distinse per lo spiccato, talvolta quasi compiaciuto realismo nella visualizzazione di scontri e battaglie, molto apprezzato anche e soprattutto dai fanatici del genere orrorifico. Questo approccio fu particolarmente evidente in albi quali Battlefront (1952-57), Combat (1952-53), War Action (i 952-53) e Battle Ground (i 954-57). In controtendenza con il messaggio bieca­mente patriottico veicolato da molti editori si ponevano i titoli bellici ideati dallo sce­neggiatore e direttore editoriale Harvey Kurtzman per la EC Comics di William Gai­nes. Il comune denominatore di Two-Fisted Tales (1950-55), Frontline Combat (1951 -54) e – seppure in chiave minore – dell’effimero Aces High (1955) era, infatti, una visione decisamente più obiettiva, critica e amara della guerra, che spesso dava conto anche del punto di vista del “nemico”. I soldati di queste storie, visualizzati soprattutto dallo stesso Kurtzman, da Jack Davis, George Evans, Bernie Krigstein, John Severin e Wally Wood, non erano dunque gli impavidi e cinici eroi visualizzati nella maggioranza delle altre testate belliche, ma uomini costretti a combattere, nono­stante mille dubbi e paure, contro nemici umani tanto quanto loro. Kurtzman e gli altri sceneggiatori (tra cui spiccavano Jerry De Fuccio e Colin Dawkins) non si limitaro­no a rappresentare l’attualità della guerra di Corea, ma narrarono per immagini di numerosi conflitti e battaglie combattuti sulla faccia della Terra nel corso dei secoli, dai tempi di Giulio Cesare al Medioevo, dalla Crimea a Iwo Jima. Occasionalmente, Frontline Combat proponeva numeri mono­grafici, uno déi quali fu dedicato all’Air Force americana, con Alex Toth a firmare un vero e proprio capolavoro di design in- titolato “F-86 Sabre Jet”. Completamente dedicato alla guerra aerea era Aces High, dove soprattutto George Evans ritraeva biplani e triplani della Grande Guerra con assoluto rigore filologico. Da parte sua, Two-Fisted Tales accostava vicende belliche a storie di altro genere, come il Western, ma la storia-capolavoro di questa testata resta “Atom Bomb!”, che, disegnata da Wally Wood, ritraeva la distruzione di Nagasaki nel 1945 attraverso gli occhi di una vecchia e di un bambino.

Weird War TalesA proposito di atomica, vi furono diverse testate nelle quali si faceva direttamente o implicitamente riferimento a una incom­bente guerra nucleare, come Atomic War! (Ace, 1952-53), Atom-Age Combat (St. John, 1952-53) e Atom-Age Combat (Fago, 1959). Nucleare era anche la propulsione del som­mergibile di Commander Battle and the Atomic Sub (American Comics Group, 1954-55) da ricordare se non altro per gli “effetti 30” proposti in due dei suoi sette numeri. Nell’agosto 1952, la DC/National Comics entro’ ufficialmente sul mercato del fumet­to bellico con tre titoli, All-American Men of Comics, Our Army at War e Star Spangled War Stories. Inizialmente, essi contenevano sto­rie one-shot riferite alla Guerra di Corea o alla II Guerra Mondiale, scritte soprattutto da Bob Kanigher, Ed Herron e Bob Haney e disegnate da Joe Kubert (autore anche della maggior parte delle copertine), Jerry Grandenetti, Bernie Krigstein, Russ Heath e altri. Successivamente, ciascuna testata prese a ruotare intorno a personaggi fissi. Su All-Americon debuttarono, tra gli altri, Johnny Cloud (un asso dell’aviazione di origine Navajo, disegnato da Irv Novick) e Gunner and Sarge (un soldato e il suo sergente, disegnati da Ross Andru, poi da Grandenetti). Sul n. 28 di All-American (dicembre 1955) apparve il primo prototipo del personaggio che sarebbe poi diventato Sgt. Rock, debuttando ufficialmente sul n. 82 (maggio 1959) di Our Army at War. Creato da Kanigher e Kubert e poi disegnato anche da Heath, il massiccio sergente Frank Rock era a capo della Easy Company, le cui azioni si svolgevano quasi esclusivamente in Eu­ropa durante la II Guerra Mondiale. Anche se per creare Rock Kanigher si era ispirato a un all-American hero quale John Wayne, le sue storie bilanciavano mirabilmente la crudeltà della guerra con l’umanità dei pro­tagonisti. Alle avventure di Rock e del suo plotone (l’unico “multietnico” del Secondo Conflitto, giacché ne faceva parte anche il soldato di colore Jackie Johnson) sembra essersi ispirato Steven Spielberg per pro­durre la recente serie TV Band of Brothers, incentrata appunto su una compagnia de­nominata Easy. Con il n. 302 (marzo 1977), la testata cambio’ da Our Army at War in Sgt.Rock, continuando per altri undici anni. Su Star Spangled si dipanarono invece le storie della guerrigliera della resistenza francese Mlle. Marie (disegnata da Mort Drucker), ma soprattutto quelle di Enemy Ace, create da Kanigher e Kubert nel 1965 ma oggetto di una serie regolare dal 1968. L'”Asso Nemico” era Hans Von Hammer, uno dei migliori piloti ,dell’aviazione germanica durante la la Guerra Mondiale. Animato da grande senso del dovere ma anche da un alto concetto dell’onore, Von Hammer era una versione riveduta e corretta del celebre “Barone Rosso” Manfred von Richthofen, e le sue avventure aviatorie proseguirono su Star Spangled fino al 1970 (anche se sarebbe sporadicamente riapparso fino al 1982), quando gli subentro’ Unknown Soldier, un misterioso soldato-trasformista impiegato in missioni belliche segrete. La testata cambio’ in Unknown Soldier nel 1977, prose­guendo fino al 1982.
La DC Comics produsse altre due testate belliche piuttosto longeve, Our Fighting Forces (1954-78) e G. I. Combat (1957-87, prosecuzione dell’omonimo titolo della Quality Comics). Su quest’ultima appar­vero, dal 1961, le avventure dello Haunted Tank, incentrate sull’equipaggio di un car­ro armato M-3 in azione durante il Secondo Conflitto Mondiale, protetto dal fantasma di Jeb Stuart, generale di Cavalleria nella guerra civile americana. Gli autori erano Kanigher e Heath.
Nell’ottobre 1965, l’editore James Warren, che già pubblicava le riviste a fumetti di impianto horror Creepy ed Eerie, propose il primo numero di Blazing Combat. Anch’essa in bianco e nero e, in quanto rivista, non soggetta al restrittivo “Comics Code”, questa splendida pubblicazione – della quale uscirono purtroppo soltanto quattro numeri fino al luglio 1966 – riprendeva in qualche modo il discorso affrontato negli anni Cinquanta sugli albi della EC Two-Fisted Tales e Frontline Combat. Più che un fumetto sulla guerra, Blazing Combat era infatti contro la guerra, vista in chiave critica e da punti di vista “alternativi”. Le sceneggiature erano quasi tutte opera del grande Archie Goodwin, e narravano episodi di conflitti vecchi e nuovi, illustrati mirabilmente da molti di coloro i quali avevano reso leggendari gli albi della EC: George Evans, Joe Orlando (che nel n. 2 disegno’ la toccante “Landscape!”, tragica storia di un povero contadino vietnamita), Angelo Torres, Gray Morrow, John Severin, Al McWilliams, Alex Toth (splendida la sua “Lone Hawk” sul n. 2), Gene Colan, Al Williamson, Wally Wood (che scrisse testi e disegni di “The Battle of Britain” per il n.3), Russ Heath e Reed Crandall (magnifica la sua visualizzazione dell’antica battaglia delle Termopili sul n. 4), ai quali si aggiun­geva Frank Frazetta, autore delle splendide copertine dipinte a olio. Tornando ai comic books propriamente detti, tra le altre testate di guerra nate a cavallo tra gli anni Cinquanta e Sessanta ricordiamo almeno Fightin’ Army (Charlton, 1956-84, disegni di Ditko, Glanzman, Apa­ro), Combat (Dell, 1961-73, disegni di Sam Glanzman) e Sgt. Fury and His Houling-Com­mandos (1963-81, in pratica la risposta della Marvel al Sgt. Rock della DC, creato da Stan Lee e Jack Kirby). Dopo l’entrata degli USA nel conflitto in Vietnam, nel 1964, la maggior parte delle testate presento’ storie di ambientazione indocinese, ma il primo comic book completamente incentrato su quella guerra fu Tales of the Green Berret, del quale uscirono cinque numeri per i tipi del­la Charlton tra il 1967 e il 1969. L’albo (così come l’omonima e coeva striscia sindacata disegnata da Joe Kubert e poi da John Celardo) si basava sui racconti di guerra di Robin Moore, cercando di mantenere un approccio equilibrato, prettamente documentativo, affidando la visualizzazione de­gli eventi bellici all’esperto Sani Glanzman. Assai più “partigiano” era invece l’albo Super Green Beret dell’editrice Milson (due numeri nel 1967), nel quale l’invincibile berretto verde Tod Holton faceva strage degli avversar! comunisti. Tornata al fumetto bellico nel giugno 1982 con G. I. Joe (personaggio creato per una serie di pupazzi della Mattel), è stata la Marvel Comics a pubblicare quello che resta a tutt’oggi il miglior albo incentrato sulla guerra in Indocina vista attraverso gli occhi di un soldato, ovvero The ‘Nam (1986-93, testi di Chuck Dixon, Doug Murray, Don Lomax, disegni di Mike Golden, Wayne Vansant). Ancora la Marvel ha poi propo­sto, nel 1988-89, i nove numeri di Semper Fì, con storie brevi sul corpo dei Marines ambientate in tempi e luoghi diversi, ben narrate da Michael P. Palladino e visua­lizzate da John Severin, Sam Glanzman e Andy Kubert.
Per concludere questo nostro excursus, in­dubbiamente tutt’altro che esaustivo, sui comic books di guerra mode in USA, non pos­siamo non citare Fax from Sarajevo, la toc­cante graphic novel realizzata da Joe Kubert nel 1996, che narra delle reali vicissitudini di Ervin Rustemagic (titolare dell’agenzia editoriale Strip Art Features) e della sua famiglia durante il conflitto in Bosnia.

Questo articolo si trova pubblicato sul numero 46 di FUMETTO, la rivista trimestrale dell’ANAFI (Associazione Nazionale Amici del Fumetto e dell’Illustrazione), distribuita solo ai soci della medesima. Punto di riferimento degli appassionati di fumetti fin dal lontano 1971, FUMETTO è uno dei benefici di chi si associa all’ANAFI; infatti, ogni anno, oltre ai quattro numeri della rivista, vengono poi destinati ai soci almeno due volumi omaggio appositamente editi. Nel 2006, gli omaggi sono tre: Connie di domenica, due annate di tavole domenicali del personaggio creato da Frank Godwyn; Trumoon, volume omaggio per il ventennale del gruppo dei “salernitani” Brindisi, Piccininno, De Angelis e compagnia; Quando l’avventura si chiamava Fawcett, dedicato alla storia della storica casa editrice, dei suoi autori e dei suoi personaggi.
La quota sociale per il 2006 è di 75,00 euro (110,00 euro per l’estero). Per le modalità di adesione e di pagamento, visitare la home page del sito www.amicidelfumetto.it
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