Grandi storie di guerra, tragiche storie di uomini

Grandi storie di guerra, tragiche storie di uomini

Panini Comics raccoglie in un imperdibile volume decine di avventure a fumetti di genere bellico ambientate durante la Guerra di Corea, pubblicate dalla Atlas/Marvel.

Combattuta dal 1950 al 1953, la Guerra di Corea fu uno dei conflitti più violenti dell’immediato dopoguerra, tutt’ora senza una effettiva conclusione in quanto non venne mai stipulato un trattato di pace vero e proprio, ma soprattutto uno dei più dimenticati a livello storico.
A ricordarcelo con crudezza e realismo è questo corposo volume edito da Panini Comics, al cui interno troviamo oltre 50 racconti brevi realizzati dalla Atlas/Marvel, che vedono all’opera autori come Hank Chapman, Russ Heath e Paul Reinman, Jay Scott Pike e Gene Colan solo per citarne alcuni, mentre altri rimangono ancora sconosciuti in quanto non accreditati al tempo della pubblicazione e mai identificati.

Il tratto distintivo di questo libro è quello di presentare “Grandi storie di guerra” che però vedono protagonisti normali soldati (ma anche civili) calati nelle situazioni più critiche, riuscendo a toccare ogni livello dell’emozione umana. Quello che infatti colpisce di questi racconti, pubblicati all’interno della collana Battlefield tra il 1952 e il 1953 (quindi mentre il conflitto era ancora in corso), è l’efficacia nel dipingere perfettamente non solo un conflitto sconosciuto alle nuove generazioni, ma soprattutto nel dare una perfetta rappresentazione della miriade di fattori emotivi e psicologici che muovono i personaggi protagonisti.

Dalla codardia all’inesperienza, dall’eroismo alla semplice stupidità, in Grandi storie di guerra gli autori non dimenticano mai di fornire un quadro completo, dal forte realismo, di ciò che è la guerra. Un calderone non solo composto di battaglie, morti e feriti, ma di varie sfaccettature di una umanità che viene fatta prigioniera dell’irrazionalità e che, volente o nolente, va incontro a volte a un destino drammatico e beffardo, spesso tradita dalle proprie emozioni o dalle proprie decisioni. In questo quadro va sottolineata la bellezza di quello che appare come uno dei migliori racconti, dal titolo “Qualche altro minuto”, che letto anche solo a sé stante, è la summa emozionale di un libro che sa fare riflettere.

Uno dei pregi di questo volume è infatti quello di presentare i soldati americani preda dei dubbi e delle insicurezze, mentre la retorica della propaganda viene lasciata da parte il più delle volte per mirare al vero obiettivo degli autori, raccontare gli uomini sotto l’uniforme. In questo, gli autori sembrano fortemente debitori nello stile e nella rappresentazione dei personaggi, di classici del cinema bellico come Bastogne, anticipando invece classici narrativi come I ponti di Toko-Ri di James Albert Michener.

Dal punto di vista grafico, grande attenzione viene posta nel tratteggiare con cura e dettagli i luoghi del conflitto coreano dove si svolgono i racconti, con particolare attenzione dei disegnatori verso i volti dei personaggi, le cui reazioni si riallacciano con forza al lavoro di caratterizzazione svolto dagli sceneggiatori.

Grandi storie di guerra è il ritratto sempre attuale di una costante sempre presente nella storia dell’uomo, ovvero il conflitto e la violenza, ma anche una fedele rappresentazione attraverso il medium del fumetto dell’animo umano, così fermo e sicuro in tempo di pace, ma così traballante e dubbioso in quello di guerra.

Abbiamo parlato di:
Le grandi storie di guerra
Hank Chapman, Russ Heath, Paul Reinman, Jay Scott Pike, Gene Colan
Panini Comics, 2019
304 pagine, cartonato, colori– € 25,00
ISBN 9788891244727

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2 Commenti

2 Comments

  1. M R

    30 Agosto 2019 a 14:51

    Ho letto in giro che il volume risulta incompleto perché rispetto all’originale mancano le storie che riguardano l’Italia Mussoliniana. Non vedo perché spendere la mostruosa cifra che il volume costa per qualcosa che non li vale.

    • la redazione

      31 Agosto 2019 a 09:30

      Questi volumi sono delle selezioni di racconti, non una ristampa anastatica delle testate originarie.

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