Generation M in Wolverine #200-202

Generation M in Wolverine #200-202

Paul Jenkins, Ramon Bachs Panini Comics, ago., set., ott. 2006 - 80 pagg. col. spil. - 3,00euro cad.

Copertina di Wolverine #200Ogni tanto, nelle mie numerose letture di fumetti di supereroi, incappo in qualcosa che mi sorprende, che proprio non mi aspettavo.
L’ultima sorpresa in ordine di tempo è Generation M di Paul Jenkins e Ramon Bachs contenuta nel mensile intestato a Wolverine. Dell’artigliato componente degli X-Men (e dei Vendicatori, e…) non vi è traccia, in questa miniserie, e non sono convinto che la collocazione all’interno della collana sia la più adatta. è pur vero che, tra tutti i mensili Panini Comics, Wolverine è forse quello che ha da sempre avuto la maggior difficoltà ad assumere una forma sensata e riconoscibile, con comprimari raramente adeguati e in sintonia col serial principale. La politica Panini, per quanto ormai fortemente messa in discussione dal processo di “paperback-izzazione” in atto negli USA, rimane comunque quella che permette di leggere i fumetti d’oltreoceano al migliore rapporto qualità-prezzo. La forza del personaggio principale, tra l’altro, permette all’editore di presentare serial dal debole richiamo commerciale, proprio come la miniserie in questione.

Generation M è una storia in sei parti che nasce come diretta conseguenza dell’ultimo evento che ha sconvolto l’universo dei Mutanti, ovvero Decimazione. A causa di un concatenarsi di avvenimenti sui quali non è il caso di soffermarsi, la popolazione mutante viene drasticamente ridotta in tutto il mondo. I mutanti non muoiono, ma perdono i propri poteri. In effetti qualcuno ci lascia le penne, ma come causa diretta della perdita stessa dei poteri (immaginate di non poter più volare, improvvisamente, mentre sorvolate Manhattan a 1 km di altezza). é una vera rivoluzione, sociale, economica e nei rapporti di potere, le cui conseguenze sono solo parzialmente immaginabili. A fare maggiore luce su questa disgrazia ci aiutano proprio Jenkins e Bachs in Generation M. La protagonista della miniserie è Sally Floyd, giornalista in disgrazia, madre sfortunata (ha da pochi mesi perso la propria unica figlia) e alcolizzata. La crisi mutante, paradossalmente, sembra dare una nuova ragione di vita a Sally, che decide di dare una voce a tutte le persone che hanno perso i loro doni o le loro maledizioni. A completare lo scenario, un serial killer mutante che uccide gli ex mutanti, in un paradosso di violenta follia che arriva direttamente al cuore del lettore.

La narrazione è asciutta, cruda, dal ritmo incalzante, profonda e mai banale. Paul Jenkins sembra rinascere, cogliendo appieno il senso di un avvenimento di tali proporzioni, esplorando con attenzione e sensibilità le conseguenze e il disorientamento in atto. Lo scrittore offre al lettore uno spaccato di vita credibile ed efficace, dando il senso di uno scenario sociale e politico in piena evoluzione, imprevedibile e sconcertante.
Gli equilibri di potere, che hanno retto le sorti del mondo mutante Marvel negli ultimi 10-15 anni, sono completamente stravolti. Ma l’autore non sembra essere interessato a un taglio massimalista e grossolano, perché preferisce puntare l’attenzione sulle singole parabole di vita, con una sensibilità che si avvicina a quella di Kurt Busiek nel suo Astro-city. L’equilibrio formale è favorito dalla velocità con la quale riesce a cambiare il punto di vista della narrazione, spostando l’attenzione da un personaggio a un altro, con Sally Floyd presa nel mezzo nell’illusione di avere un controllo sulla propria vita e sulle proprie emozioni (illusione che quasi tutte le sere viene spazzata via da una bottiglia di Whiskey).

Copertina di Wolverine #202Nell’impianto complessivo pero’ non tutto funziona perfettamente. Innanzitutto per un paradosso logico che sembra privo di soluzioni. Senza una ragione evidente Jenkins decide di mostrarci gli ex-mutanti senza più i poteri ma con tutte le malformazioni e le trasformazioni fisiche che avevano in precedenza. In una scena del primo numero si vede un grosso drago rosso precipitare e morire nelle strade di New York per aver perso il potere del volo, ma mantenendo le lunghe e possenti ali. Logica vorrebbe che la scomparsa completa della mutazione genetica, qualunque essa sia, determinasse anche la normalizzazione delle diversità fisiche. Nell’economia della storia è un elemento poco significativo, perché poco modifica del valore complessivo della storia, ma insinua un tarlo di illogicità che stona, soprattutto a inizio lettura.
Il secondo anello debole del racconto è senza dubbio la risoluzione dell’elemento giallo (o nero). Il serial-killer, nelle ultime pagine della miniserie, si espone in prima persona per una scelta piuttosto superficiale e banale e viene così velocemente sconfitto e catturato. Jenkins chiude con grande fretta un elemento forse non centrale della vicenda, ma dal potenziale narrativo maggiore. Si ha l’impressione che la miniserie, anziché nelle tre parti di cui è effettivamente composta, sia stata originariamente pensata di lunghezza maggiore.

Nel mare enorme e confuso di miniserie che sostengono la politica editoriale della Marvel da parecchi anni (con un’escalation preoccupante negli due-tre anni) Generation M spicca per attenzione e profondità, nonostante i difetti di impianto ai quali ho accennato. L’evento Decimazione, che ha alla base la necessità auto-referenziale ed editoriale di ridimensionare la presenza dei mutanti che avevano trasformato l’Universo Marvel in qualcosa di poco gestibile e di paludoso, viene colto nelle sue conseguenze più tragiche dall’abile narrazione di Jenkins e dai disegni nervosi ed efficacissimi di Bachs (recentemente all’opera su Batman accanto a David Lapham), dimostrando ancora una volta che il cambiamento di rotta porta spesso con sé spunti narrativi che meritano l’occasione di esprimersi. All’interno del panorama editoriale del Marvel Universe classico, questa miniserie mostra un coraggio raro nell’affrontare problemi quali l’alcolismo, la violenza, la perdita di identità sociale e culturale, senza schematismi né facili concessioni a una ricomposizione rassicurante e preconfezionata per quanto apparentemente a lieto fine. Una prova d’autore che consiglio di leggere per meglio capire come sia maturato il fumetto popolare americano e per avere una rassicurazione: malgrado quanto ci viene proposto giornalmente dai comuni mezzi di informazione, gli Stati Uniti e la sua popolazione vivono la stessa epoca di incertezza e cambiamenti che tutto il mondo Occidentale sta attraversando, amplificata pero’ in modo inedito da una frattura demagogica e ipocrita che rende ancora più difficile il processo di identificazione sociale e valoriale dei cittadini.
Il parossismo, la tensione alla quale un’intera civiltà è sottoposta trova una sorprendentemente rappresentazione realistica e viva in una serie minore di fumetti di supereroi. Sono sorprese che possono cambiare l’umore di una giornata.

Riferimenti:
Sito Panini Comics: www.paninicomics.it

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