Gaston, ovvero il gusto di André Franquin per la gaffe

Gaston, ovvero il gusto di André Franquin per la gaffe

Tutte le avventure dell’anti-eroe della bande Dessinée creato da Andreé Franquin raccolte in un ponderoso volume.

Da Spirou a Gaston

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Copertina di André Franquin, Gaston. L’Intégrale, Dupuis 2021. © Dupuis 2021

André Franquin occupa un posto d’onore nel Pantheon degli autori di fumetti francofoni, insieme a Hergé (Georges Remi), il creatore di Tintin, e ad Albert Uderzo, il disegnatore di Astérix.
L’autore belga porta all’apice qualitativo le avventure umoristico-avventurose di Spirou, il fattorino d’albergo (o groom) con la sua classica divisa rossa dai bottoni dorati, creato nel 1938 dal parigino Rob-Vel (Robert Velter) sull’omonimo settimanale pubblicato da Dupuis, la casa editrice di Marcinelle (località belga nel comune di Charleroi). Le avventure di Spirou saranno poi riprese da Jijé (Joseph Gillain), che vi aggiungerà il personaggio del giornalista Fantasio, e infine, nel 1946, appunto da Franquin, allievo dello stesso Jijé.
Nella saga di Spirou e Fantasio, Franquin crea dei nuovi characters che arricchiscono significativamente il mondo dei due celebri personaggi, come il Conte Pacôme Hégésippe Adélard Ladislas de Champignac (uno scienziato stravagante, umanista e pacifista che ricava dai funghi delle sostanze portentose), il cugino poco raccomandabile Zantafio, il simpaticissimo Marsupilami (un animale immaginario inclassificabile, a metà strada fra una scimmia e un leopardo, dotato di una lunghissima coda di otto metri sempre in movimento), l’affascinante Seccotine, (ispirata a una celebre marca di colla: è infatti una giornalista molto carina, ma un po’ “appiccicosa”) e lo scienziato megalomane e pasticcione Zorgloub. Purtroppo, nel 1968 Franquin abbandona le bellissime avventure di Spirou e Fantasio, stanco di orchestrare storie con dei protagonisti che egli non ha creato personalmente (e pur avendo apportato alla saga numerosi comprimari di sua invenzione). Decide così di dedicarsi interamente alle gags di Gaston Lagaffe, un personaggio umoristico frutto esclusivo della sua fantasia, destinato a diventare uno dei character più amati della bande dessinée di lingua francese.

Il re dei gaffeur

Gaston Lagaffe
Copertina di Gaston un philosophe au travail, “Philosophie Magazine Hors Série”, 2017. © Dupuis 2017.

Gaston, in realtà, è nato undici anni prima l’abbandono di Spirou da parte di Franquin. Infatti, Lagaffe fa il suo esordio sul n. 985 del settimanale Le journal de Spirou del 28 febbraio 1957. All’inizio delle sue disavventure, Gaston veste in modo abbastanza elegante, con giacca e papillon. Successivamente, è proposto da Franquin come un anti-eroe protagonista di fumetti umoristici autoconclusivi di mezza pagina o di una tavola, e indossa jeans, espadrillas e uno sdrucito pullover verde a collo alto (una mise che lo trasforma in un perfetto antesignano della beat generation). A lungo senza impiego, Lagaffe viene poi assunto come tuttofare alla redazione di Spirou.
Perennemente stanco, pasticcione e incorreggibile gaffeur, Gaston provoca terribili disastri senza mai scomporsi, come se vivesse in un altro mondo, diverso dal nostro. A questo riguardo, Franquin dichiara: “Ho creato Gaston per illustrare la mia flemma e per riposarmi, all’epoca in cui mi sfinivo sulle tavole di Spirou” (Les cahiers de la bande dessinée, n. 47-48, 1980). In effetti, l’anti-eroe di Franquin è il grande nemico del rendimento, il promotore dell’inerzia che oppone una geniale resistenza al “veleno” del lavoro. Popolarissimo oltralpe, Gaston è poco conosciuto in Italia. Viene pubblicato sul Corriere dei Piccolidal 1968; poi è diffuso in albi editi da Alessandro Distribuzioni e infine in due cartonati proposti da Nona Arte di Andrea Rivi, che medita di tradurre in italiano l’intero volume rilegato Gaston. L’Intégrale, un enorme tomo di 1112 pagine, uscito in Francia e in Belgio nel 2021 e che riunisce i 21 albi del personaggio pubblicati da Dupuis.

Perché le avventure di Gaston rappresentano un capolavoro della bande dessinée?

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Copertina di Numa Sadoul (a cura di), Et Franquin créa Lagaffe, Glénat 2022. © Glénat 2022

Le avventure di Gaston rappresentano un capolavoro della bande dessinée sia per il loro eccezionale grafismo, sia per l’irresistibile humour del personaggio. Anche Hergé dichiara di ammirare moltissimo l’abilità grafica di Franquin (cfr. N. Sadoul, Tintin et moi. Entretiens avec Hergé, Flammarion, Paris 2003, p. 107). Tuttavia, lo stile di Franquin è molto diverso rispetto alla “ligne claire” (“linea chiara”) di Hergé e degli altri esponenti della cosiddetta “scuola di Bruxelles”, che pubblicano le loro storie sul settimanale belga Le Journal de Tintin, in edicola dal 1946. In contrapposizione al classicismo della ligne claire, il tratto modernista e futurista di Franquin contraddistingue la cosiddetta ligne sombre (“linea scura”), propria della “scuola di Marcinelle”, dominante su Le Journal de Spirou negli anni Quaranta e Cinquanta. Mentre nelle vignette di Hergé le linee scarseggiano, nei comics di Franquin, le linee si moltiplicano, tendono a complicarsi e si aggrovigliano, conferendo un incredibile dinamismo alle immagini. Gaston Lagaffe è un emblema significativo della plasticità del tratto dell’autore: graficamente, Gaston è un personaggio chewing-gum e possiede persino un sosia di gomma.
L’umorismo di Franquin è un altro dei pregi innegabili delle disavventure di Gaston. Va precisato che far ridere con i fumetti – la cui lettura è un’attività individuale e solitaria – è molto più difficile che far ridere a teatro o al cinema, dove la sala è gremita di spettatori che si “contagiano” con le loro risate. Eppure le tavole di Gaston spingono a il lettore a ridere molto spesso, e anche ad alta voce. Merito del genio di Franquin, uno dei più straordinari autori dell’arte dei comics, paragonabile, per la verve umoristica, al nostro Benito Jacovitti.
Franquin sfrutta tutta la gamma della comicità: il gusto per l’assurdo, le running gags, la satira e la pantomima. Come Jacovitti, Franquin gioca anche con i codici tradizionali del fumetto, modificando di volta in volta, in modo nuovo e umoristico, persino la sua firma posta in basso alle pagine di Gaston (a partire dalla tavola del 3 dicembre del 1970).

L’universo di Gaston

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Copertina del primo volume dedicato a Gaston Lagaffe da Nona Arte. ©Nona Arte, 2012.

Gaston possiede una scassatissima Fiat 509 e inventa macchinari strampalati e micidiali – più di duecentocinquanta durante la sua lunga carriera alle edizioni Dupuis – come un’arpa dal suono orripilante (il Gaffophone, simile all’arpa africana), una macchina per fare i nodi alle cravatte che strangola chi la usa, una caffettiera da camping che messa sul fornello decolla come se fosse un missile, ecc. Molto spesso, si tratta di invenzioni del tutto inutili, come la più grande graffetta del mondo, realizzata piegando le tubature del riscaldamento. Per questa sua capacità di produrre oggetti che non servono a niente, Gaston è definito dal filosofo belga Pascal Chabod un “tecno-anarchico, che rifiuta la riduzione della tecnica all’utile e alla produttività. Per lui il bricolage è un’attività che possiede la sua giustificazione in sé stessa“ (P. Chabod, Un activiste contre la routine, in Gaston un philosophe au travail, Philosophie Magazine Hors Série, 2017, p. 68).
Gaston è un factotum che non fa nulla di ciò che gli viene richiesto in redazione, ma non può certo definirsi un personaggio inattivo. Infatti, la sua creatività nasce proprio da quello che gli passa per la testa quando dorme. Così Gaston si giustifica nei confronti del suo capoufficio che lo rimprovera per la sua esasperante pigrizia: “Voi non mi avete mai capito. Dite che dormo… d’accordo! Ma lo faccio per concentrarmi… Il mio cervello continua a lavorare. E quando mi sveglio, sono in piena forma! Tutte le mie invenzioni e le mie idee per l’ufficio mi sono venute in questo modo! Basta che dorma dieci minuti… apro gli occhi e bouf! Mi viene un’idea!”. Gaston è inventivo anche in cucina (allestita all’interno della sua stanza al giornale), ideando ricette micidiali come il merluzzo alle fragole, o le crepes-mongolfiera, che lievitano troppo e prendono il volo.
Intorno a lui si muovono alcuni personaggi delle avventure di Spirou, tra i quali Fantasio, il redattore capo del giornale, Monsieur Mesmaeker, un uomo d’affari che non firma mai i contratti che gli sono proposti dalla redazione, perché perennemente bersagliato dalle terribili invenzioni di Gaston, Leon Prunelle,destinato a prendere il posto di Fantasio, e Mademoiselle Jeanne, la timida archivista dai capelli rossi innamorata platonicamente di Gaston. Non bisogna poi dimenticare il bestiario che circola nelle tavole del simpaticissimo personaggio: un cavallo, una vacca, un topo bianco, dei pesci rossi, un gatto turbolento, un gabbiano che ride, un’aragosta viva, tre scimpanzé ammaestrati, ecc. Queste bestie sono introdotte da Gaston nei locali della redazione di Spirou, suscitando il panico e l’esasperazione dei redattori.

L’evoluzione del personaggio

Testimone dei cambiamenti sociali nella seconda metà del XX secolo, Gaston evolve di pari passo con la nostra società. Per certi aspetti, il personaggio creato da Franquin anticipa persino alcune delle rivoluzioni future, come lo slow working, la presa di coscienza ecologica e la “decrescita felice” che sarà teorizzata dal filosofo ed economista francese Serge Latouche. Gaston è anche un seguace dello slow food, e inventa il Mastigaston, un apparecchio che permette di non mordersi le guance quando si mastica e che consente la masticazione lenta.
Ma Gaston riflette anche la vena anarchica e libertaria del suo autore: come Franquin, Lagaffe è diffidente nei confronti delle autorità costituite e delle forze dell’ordine, impersonate nel fumetto dal flic troppo zelante Joseph Longtarin. Impegnato sul piano sociale, Franquin sostiene l’Unicef e l’associazione Amnesty International, contribuendo alle loro campagne promozionali. E Gaston, imbarcato su un battello di Greenpeace, riesce a mettere in fuga una nave che dà la caccia alle balene, suonando in mare aperto il suo terrificante Gaffophone!

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Gaston, Un gaffeur sachant gaffer (tavola 7), © Dupuis, 1969.

Leggere uno dopo l’altro i 21 albi di Gaston raccolti nell’Intégrale consente di verificare la progressiva maturazione psicologica del personaggio. Come osserva Christophe Quillien nell’introduzione al ponderoso volume edito da Dupuis, “il ragazzo dall’aria vagamente stupida che si presentava ai lettori del settimanale Spirou il 28 febbraio 1957, è cresciuto, è diventato un giovanotto attento alle nuove idee che animano lo spirito del tempo e molto sensibile alle grandi cause che mobilitano la società. Ma non ha mai perso il suo candore, la sua generosità e la sua benevolenza. Né, soprattutto, la sua capacità di farci ridere, di commuoverci e di incantarci al di là degli anni, delle mode e delle generazioni” (C. Quillien, La saga d’un gaffeur. Gaston antihéros en espadrilles, in A. Franquin, Gaston. L’Intégrale, Dupuis, Marcinelle, Belgique 2021, p. 10).

Su Gaston sono pubblicati numerosi saggi in lingua francese e persino un numero speciale della rivista Philosophie Magazine. Ma il testo chiave per capire davvero il personaggio (e le altre creazioni del suo autore) resta il volume di Numa Sadoul Et Franquin créa Lagaffe, un libro-intervista di 432 pagine che ripercorre tutta la carriera di Franquin, edito nel 1986 da Distri BD e lodevolmente ristampato nel novembre del 2022 dalle edizioni Glénat.

Abbiamo parlato di:
Gaston. L’Intégrale
André Franquin
Dupuis, 2021
1112 pagine, cartonato, colori – 79,00 €
ISBN: 9791034761777

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