Garth Ennis – Preacher: il prete, il vampiro e la bounty killer

Garth Ennis – Preacher: il prete, il vampiro e la bounty killer

In Preacher, Garth Ennis crea una storia con tre protagonisti veri, e attraverso l'assenza di uno o l'altro crea i presupposti per appassionare il lettore. Cristiana Astori analizza il ruolo di Jesse Custer, Tulip O’Hare e Cassidy dal punto di vista psicoanalitico.

Continua la ripubblicazione del ricco saggio “Garth Ennis: Nessuna pietà per gli eroi” sulle pagine de Lo Spazio Bianco. Tutto sulle opere e lo stile di uno dei più influenti autori del fumetto contemporaneo. A cura di Valentino Sergi.

Il prete, il vampiro e la bounty killer 1

Il trio di protagonisti. Dal n. 1, p. 40. © dc Comics/Vertigo.
Il trio di protagonisti. Dal n. 1, p. 40. © dc Comics/Vertigo.

Con il passare del tempo, il lettore può dimenticare qualche passaggio della trama, complicata e ricca di storie parallele, ma certamente non dimenticherà Jesse Custer, Tulip O’Hare e Cassidy.
Garth Ennis, infatti, pur intitolando la serie al predicatore, ha creato una storia con tre protagonisti. Non semplici personaggi, ma protagonisti.

Nelle tavole di apertura del primo volume, i tre “eroi” vengono presentati insieme, poi gli eventi della saga si snodano attraverso la presenza o l’assenza di uno o dell’altro. Questo elemento non solo costituisce il motore dell’azione, ma è la molla che spinge il lettore a divorare la serie.
La sceneggiatura di Ennis si basa sul senso di frustrazione ingenerato dall’assenza di un personaggio: è come se la storia, senza il terzetto riunito, fosse monca. Per esempio, le vicende di Custer a Salvation appaiono una digressione momentanea in attesa del ricostituirsi del trio, come pure la relazione tra Tulip e Cassidy.

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Il motivo per cui l’assenza di uno suscita un senso di incompiutezza potrebbe essere letto dal punto di vista psicanalitico, individuando nei protagonisti i tre aspetti della personalità umana, che Freud chiama Es, Io e Super-Io.
L’Es rappresenta le passioni e le pulsioni che ci spingono a compiere atti senza badare alle conseguenze, se non l’appagamento dei nostri desideri; il Super-Io riflette invece la tensione opposta, ovvero gli ideali, i doveri e il senso di responsabilità che disciplinano il nostro comportamento, mentre all’Io spetta il compito di trovare un equilibrio fra le due tendenze.

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Cassidy è l’Es, l’istinto allo stato puro. Fa quello che gli passa per la testa, senza preoccuparsi delle conseguenze. Non ha obblighi né condizionamenti. Non ha un cognome, e il nome che aveva da vivo (Proinsias) se l’è cambiato perché non gli piaceva. La sua libertà mentale e l’atteggiamento trasgressivo ed edonistico affascinano all’istante. Ci si dimentica quasi che è un vampiro.
Poi emerge il lato oscuro, la natura ambigua e opportunista. Cassidy non ha ideali, non ha morale. L’amore e l’amicizia sono sentimenti che vive al momento, ma diventano effimeri dinanzi al soddisfacimento di altri desideri più immediati. Letteralmente

Jesse Custer incarna invece il Super-Io, l’uomo dotato di grandi ideali e di forte senso del dovere. È il classico cowboy alla John Wayne, disposto a battersi per affermare i valori in cui crede. Per Jesse, come per Spider-man, “grandi poteri implicano grandi responsabilità”. È il portatore del Verbo di Dio come Frodo di Tolkien lo è dell’Anello; combatte con le proprie forze senza abusarne praticamente mai, a differenza di Cassidy che approfitta dell’immortalità per i propri scopi. Super-Io equivale anche a rispettare le regole della società civile; non per niente Custer riveste due ruoli, quello di prete e poi di sceriffo, che sono fortemente legati al rispetto di precetti, interni (lotta al peccato) ed esterni (lotta al crimine).

Se viene assolutizzato, anche il Super-Io, come l’Es, ha il suo rovescio della medaglia.
La psicoanalisi definisce infatti il Super-Io come il senso di responsabilità che si sviluppa nell’individuo tramite l’identificazione con le figure parentali che trasmettono regole e divieti. Da un lato, Jesse cresce con le figure di una madre affettuosa e di un padre valoroso, ma anche con l’influenza della malvagia nonna materna che fin da piccolo gli trasmette un’immagine del Signore a dir poco inquietante (“Dio è speciale perché è sempre con te, Jesse. Vive dentro di te, nel tuo cuore e vede tutto ciò che fai e sa sempre cosa pensi…”2 ) e lo costringe a diventare prete contro la sua volontà. Custer ha dunque interiorizzato un Super-Io opprimente e il forte senso del dovere lo porta spesso ad autopunirsi, a subordinare gli affetti e il proprio bene a quello dell’umanità.
Il ruolo di raddrizza-torti è così estremizzato che porta Jesse a sentirsi investito del potere di giudicare persino il Signore e a darGli la caccia, perché renda conto del Male che ha fatto all’umanità.

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Tulip O’Hare rappresenta infine l’Io, l’aspetto della personalità preposta a trovare un equilibrio tra l’Es, che tende alla soddisfazione immediata degli impulsi, e le proibizioni del severo Super-Io. Tale equilibrio non è un punto di partenza, ma una conquista. La saga di Preacher si può definire come un tentativo di arrivare a un’armonia fra i tre aspetti. Per questo motivo, quando la vicenda si concentra in modo unilaterale su uno dei protagonisti, il lettore prova un senso di attesa e incompiutezza.preacher-immagine-bar

Freud definisce l’Io come un cocchiere con il compito di guidare i cavalli dell’Es e del Super-Io, impedendo che l’uno predomini facendo sbandare il veicolo.
Tulip è consapevole fin dall’inizio dell’eccessivo senso del dovere di Jesse. Oggetto del loro contendere è spesso l’antiquato spirito di cavalleria del predicatore, non alieno da un certa dose di machismo che lo porta a considerare ogni donna come incapace di badare a se stessa e indifesa.
Riguardo a Cassidy, la ragazza è consapevole di quel che si cela dietro la maschera seducente del vampiro, ma non ha il coraggio di rivelarlo a Jesse, e quindi neanche a se stessa. Tulip è dunque coinvolta in un compito equilibratore che non sempre è in grado di sostenere.

Un chiaro esempio della sua “fragilità” lo si può trovare all’inizio della storia quando, abbandonata da Custer per essere tutelata dalla nonna malvagia, mette in atto due comportamenti “antisociali”: cade nella spirale dell’alcolismo e, per disintossicarsi, si trasforma in una bounty killer. Il vizio del bere e gli psicofarmaci torneranno quando la ragazza (l’Io), credendo morto Jesse (il Super-Io) diventerà succube di Cassidy (l’Es). È il vampiro stesso a incoraggiarla a tornare alle dipendenze del passato; Tulip ritroverà Jesse soltanto nel momento in cui intuirà il potenziale devastante di Cassidy e riuscirà, con le sue forze, a liberarsene.

A seconda della presenza nella storia di un personaggio o dell’altro, si assiste dunque al prevalere di un aspetto della personalità.
Per esempio, il secondo ciclo di storie (raccolto in italia da Magic Press in: Fino alla fine del mondo) è incentrato sul conflitto tra Jesse e i lati distorti del suo Super-Io, rappresentati dalla nonna puritana e sanguinaria (metafora dell’opprimente religiosità irlandese). Non è un caso, infatti, che Cassidy, l’istintualità allo stato puro, sia assente e che a Tulip (l’Io equilibratore) venga sparato alla testa, lasciando Jesse da solo a combattere contro i fantasmi del passato.

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È da notare inoltre che i due ruoli attinenti al Super-Io di cui viene investito Custer si manifestano sempre in assenza di Cassidy: Jesse esercita il suo ruolo di predicatore prima di conoscere il vampiro, e vive le sue avventure di sceriffo e tutore dell’ordine, nella parentesi di Salvation, quando si sente allontanato dai due compagni.

Lo stesso Garth Ennis sembra aver pensato alle implicazioni psicoanalitiche dei suoi personaggi e le mette in risalto nel numero 29. Qui Jesse vuole scoprire qualcosa in più su Genesis, l’entità che lo possiede, e Cassidy gli propone di rivolgersi a un amico santone vodoo. Tulip, perplessa, gli suggerisce invece di recarsi da un analista.
Gli strizza sono per gli stronzi”, replicano i due compagni, entrambi contrari, obiettando che spiegano cose che si possono benissimo capire da soli. Cassidy rincara aggiungendo che “la storia della memoria repressa è solo una patente da cazzoni per ricchi, sai, ‘mio padre mi ha picchiato e per questo faccio lo stronzo’”.

L’immagine che ha Custer del terapeuta è quella di un individuo che “sa fare quello che potresti fare tu”, in piena sintonia con il compito di cui il predicatore si sente responsabile, ovvero risolvere i problemi dell’umanità. Anche Cassidy riflette se stesso nei panni dello psichiatra, perché lo vede come una figura che giustifica chi si affida alle spinte dell’istinto. Tulip, che è l’Io e la ragionevolezza, obietta: “Dunque voi non andreste da un esperto psichiatra, ma lascereste che un branco di indiani vi dia da mangiare dei funghi, ci canti sopra e Dio sa che altro?” La risposta dei due compagni è, ovviamente, positiva.

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Soltanto nel finale i tre aspetti si riequilibrano: Jesse mette da parte un po’ del suo incrollabile senso del dovere verso l’umanità, rivolgendo a Tulip un sentimento d’amore più maturo, mentre Cassidy si emancipa dalla totale schiavitù degli istinti, sacrificando la vita per l’amico. Attraverso questo gesto riacquisterà l’umanità perduta.


  1. Rischio di spoiler per chi non ha ancora letto l’intera serie. 

  2. Op. cit. n.9, p. 18. Trad. it. edizione Magic Press, vol. 1. 

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